martedì 26 luglio 2016

dal monte sabotino

Sabotare il passato è sempre stata la norma.
In fondo, la memoria e la storia, ma ancor più i monumenti e le celebrazioni, non fanno altro che questo: sabotare il passato, manipolarlo, mistificarlo, trasformarlo in altro, negarlo.
E lo stesso fa la storia.
Checchè ne dicano storici e politici, dalla storia non si impara nulla.
Semplicemente, e tragicamente e comicamente, perchè la storia sabota sempre la storia.
E' poi è sempre, o quasi, solo storia di chi vince, di chi ha vinto.
Così come, d'altronde, anche il diritto.

Oggi ci troviamo però anche davanti e dentro al sabotaggio del futuro.
Camus diceva che il futuro era l'unico tipo di proprietà che i padroni concedono liberamente agli schiavi.
Ora non è più neppure così.
Il futuro è sotto attacco da parte di un esercito di sabotatori accaniti, poco importa se professionalmente addestrati o cani sciolti invasati e depressi.
Chi uccide a caso per le città ha in mente di toglierci quel futuro che nega a se stesso.
E lo fa per lottare, illusoriamente, contro il finto -ma arrogante- benessere degli altri grandi sabotatori di futuro: gli industriali, gli inquinatori, gli speculatori (cioè coloro che guidano la politica e i politici).

Le persone che stanno sotto, sono ricattate e quasi senza potere, ma colludono e collaborano col loro silenzio e con la loro sottomissione al sabotaggio stesso.
Non ci impegniamo a sabotare il presente.
L'unica possibilità che avremmo per non (far) sabotare il futuro nostro, e soprattutto quello delle generazioni future (che comunque non paiono troppo preoccupate, tra una merendina e un giochetto, ben protette da schiere di genitori infantilizzati e ignavi):: sabotare il presente.
Fare, diligentemente e tenacemente, i morti.
Prima che, amici e nemici, ci ammazzino.

'Signor Preside, non possiamo chiudere perchè Baratto non si trova'...
Il bidello, appena sopraggiunto spiega, con tono umile: 'Sa, si addormenta'. Dopo le lezioni si addormenta nella sala di ricevimento,ma l'altro giorno si è addormentato in palestra. Adesso c'è la sua moto là fuori, dunque non è uscito, ma non sappiamo dove si è messo a dormire'.
Adesso il preside ragiona tra sé ad alta voce: 'Prima di tutto non parla, poi perde il registro delle lezioni e non se ne dà pensiero, e adesso si addormenta dove capita. Ma che tipo è quel Baratto?'.
La segretaria dichiara che Baratto è un tipo normale, e anche simpatico e buono, solo che non parla, ma questo non è mica un difetto.
Dopo una lunga pausa di riflessione, il preside si alza ed esclama: 'Accidenti, non si sa più cosa pensare!'. Senza dir altro raccoglie la sua cartella e se ne va, mentre la segretaria resta a chiedersi se per caso il suo superiore non sia improvvisamente impazzito.
Nel cortile della scuola il preside si è fermato a guardare delle gazze che si levano in volo da un albero e intanto ragiona tra sé: 'E' uno che non si dà pensieri, né pensiero per i pensieri degli altri su di lui. Vuoi vedere che quell'individuo l'ha toccato la grazia ?'.


(G. Celati, Baratto, in Quattro novelle sulle apparenze, 1987)

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