Sabotare
il passato è sempre stata la norma.
In
fondo, la memoria e la storia, ma ancor più i monumenti e le
celebrazioni, non fanno altro che questo: sabotare il passato,
manipolarlo, mistificarlo, trasformarlo in altro, negarlo.
E
lo stesso fa la storia.
Checchè
ne dicano storici e politici, dalla storia non si impara nulla.
Semplicemente,
e tragicamente e comicamente, perchè la storia sabota sempre la
storia.
E' poi è sempre, o quasi, solo storia di chi vince, di chi ha vinto.
Così
come, d'altronde, anche il diritto.
Oggi
ci troviamo però anche davanti e dentro al sabotaggio del futuro.
Camus
diceva che il futuro era l'unico tipo di proprietà che i padroni
concedono liberamente agli schiavi.
Ora
non è più neppure così.
Il
futuro è sotto attacco da parte di un esercito di sabotatori
accaniti, poco importa se professionalmente addestrati o cani sciolti
invasati e depressi.
Chi
uccide a caso per le città ha in mente di toglierci quel futuro che
nega a se stesso.
E
lo fa per lottare, illusoriamente, contro il finto -ma arrogante-
benessere degli altri grandi sabotatori di futuro: gli industriali,
gli inquinatori, gli speculatori (cioè coloro che guidano la
politica e i politici).
Le
persone che stanno sotto, sono ricattate e quasi senza potere, ma
colludono e collaborano col loro silenzio e con la loro sottomissione
al sabotaggio stesso.
Non
ci impegniamo a sabotare il presente.
L'unica
possibilità che avremmo per non (far) sabotare il futuro nostro, e
soprattutto quello delle generazioni future (che comunque non paiono
troppo preoccupate, tra una merendina e un giochetto, ben protette da
schiere di genitori infantilizzati e ignavi):: sabotare il presente.
Fare,
diligentemente e tenacemente, i morti.
Prima
che, amici e nemici, ci ammazzino.
'Signor
Preside, non possiamo chiudere perchè Baratto non si trova'...
Il
bidello, appena sopraggiunto spiega, con tono umile: 'Sa, si
addormenta'. Dopo le lezioni si addormenta nella sala di
ricevimento,ma l'altro giorno si è addormentato in palestra. Adesso
c'è la sua moto là fuori, dunque non è uscito, ma non sappiamo
dove si è messo a dormire'.
Adesso
il preside ragiona tra sé ad alta voce: 'Prima di tutto non parla,
poi perde il registro delle lezioni e non se ne dà pensiero, e
adesso si addormenta dove capita. Ma che tipo è quel Baratto?'.
La
segretaria dichiara che Baratto è un tipo normale, e anche simpatico
e buono, solo che non parla, ma questo non è mica un difetto.
Dopo
una lunga pausa di riflessione, il preside si alza ed esclama:
'Accidenti, non si sa più cosa pensare!'. Senza dir altro raccoglie
la sua cartella e se ne va, mentre la segretaria resta a chiedersi se
per caso il suo superiore non sia improvvisamente impazzito.
Nel
cortile della scuola il preside si è fermato a guardare delle gazze
che si levano in volo da un albero e intanto ragiona tra sé: 'E' uno
che non si dà pensieri, né pensiero per i pensieri degli altri su
di lui. Vuoi vedere che quell'individuo l'ha toccato la grazia ?'.
(G.
Celati, Baratto, in Quattro novelle sulle apparenze, 1987)
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