Altra
casa romana, questa volta della nonna paterna di Vivi, sull'Aurelia.
Si
erge, fiera del suo grande pane santo, in una foto all'angolo
cottura.
Ora
è messa un po' male, dopo quasi un secolo di energia e fierezza.
Tra
poco andremo a trovarla, nella sua vecchia casa in paese, a Schiavi
d'Abruzzo, dove torna e si rifugia almeno d'estate.
La
casa è un'altra, ma io e Vivi, noi, siamo noi.
Il
che non vuol dire che non cambiamo, che non siamo già cambiati.
Il
gioco cambia, ogni volta, un pochettino. E' bello, resta bello.
Questo
è quel che non cambia, cambiando.
Ora
sono da solo, lei è a lavoro in un ridicolo studio medico a Borgo
Pio, quartiere di preti, riccastri e popolane.
Girare
a Roma con lei mi fa sentire meno turista, anche rispetto a quando ci
ho abitato.
Lei
mi fa sentire a casa qui, lei si sente a casa da me.
Per
due apolidi disordinati e movimentati come noi non è poco.
Ci
piace, è una sensazione che ci appartiene unicamente, che ci fa
appartenere a qualcosa che è nostro.
Accendo
la tv psichedelica della nonna (le immagini si susseguono a
fantasmagoriche strisce super colorate, per un guasto -credo- della
scheda video) e vengo a sapere dell'ennesima strage a Nizza.
Tra
un'immagine e l'altra, anche se spengo rapidamente il video, leggo
Serres e ritrovo ancora più tragiche e illusorie le sue
immaginifiche visioni finali (o sarebbe meglio dire forse 'terminali'
?, e non mi riferisco solo alla sua vita più che
ottuagenaria...)...:
Progettiamo
di accendere un fuoco o di piantare un albero davanti alla Torre
Eiffel.
In
computer sparsi qua e là ciascuno introdurrà il suo passaporto...di
modo che una luce laser, sprigionandosi colorata da terra e
riproducendo l'insieme di queste innumerevoli carte, farà apparire
l'immagine turgida della collettività, ottenuta virtualmente.
Ciascuno
entrerà da sé in questo raggruppamento virtuale ed autentico...
In
questa alta icona, alta quanto la Torre, le caratteristiche comuni si
assembleranno formando una sorta di tronco...Poichè l'insieme
cambierebbe di continuo, e di giorno in giorno ci si trasformerebbe
uno con l'altro e uno dopo l'altro, l'albero così elevato sarebbe
tutto un fremito, come incendiato da fiamme danzanti.
Di
fronte alla Torre immobile, ferrosa...danzerà, nuova, variabile,
mobile, fluttuante, variopinta, tigrata, cangiante, intarsiata,
musiva, musicale, caleidoscopica, una torre volubile fatta di
scintille di luce colorata, che rappresenta il collettivo
connesso...Volatile, viva e dolce, la società di oggi spara mille
lingue di fuoco contro il mostro di ieri, e di un tempo, duro,
piramidale, e raggelato. Morto.
Dalle
piramidi a Eiffel, stadio scritto, Stato stabile.
Albero
in fiamme, novità perenne...
(da
Non è un mondo per vecchi, 2012)
Migliaia
di persone a Nizza, di tutte le età e di tutte le nazioni e colori,
con i loro nasi puntati verso il cielo ad ammirare i fuochi
d'artificio danzanti e fiammanti, nel giorno della Rivoluzione
bastigliese, sono state travolte da un tir impazzito tra la folla,
zigzagante sui loro corpi collettivamente connessi dalla festa, ma
ancor più dalla strage stessa, dalla violenza della morte comune ed
improvvisa.
La
grande artificiale illusione della società dello spettacolo si
scontra contro la sua nuova dura realtà: lo spettacolo della guerra
nelle nostre vite, nelle nostre promenades felici, ma felici di una
felicità costruita sul dolore di altri.
Sì,
vediamo i bagliori di un nuovo mondo, ma sono sinistri, lancinanti e
strazianti.
Non
ci uniscono, se non nella morte, facendoci la festa.
Smembrando
i nostri corpi, facendone scempio, squartandoli sull'asfalto.
Ricacciandoci
in gola i nostri 'wow!', cancellando luna e stelle, fuochi e luci,
costringendoci al buio e al silenzio, nelle nostre vite ormai
disperate...
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