sabato 8 febbraio 2014

fare politica

...andavamo. sotto la pressione dei tempi, verso la politica, quella che potevo accettare senza smettere di irridere la politica e i suoi valori...
con altri quattro amici scoprimmo gli scritti dell'Internazionale Situazionista. 
ci ritrovammo nell'atteggiamento beffardo, nel gesto liquidatorio dell'happening che disturba le serie cerimonie culturali, nel puntiglio di chi prende alla lettera l'avversario per dimostrarne la vuotezza.
ci seduceva la pratica ostentata dell'intelligenza, mentre si irridevano tutti gli intellettuali più in vista.
ci piacevano anche l'insistenza sull'avere il meglio, e contemporaneamente l'irrisione del meglio.
l'idea di ' compromesso situazionista', che nella scelta tra due beni optava per entrambi; i detournement, che inserivano parole di Marx nei fumetti più noti.
praticavamo qualche 'deriva'...
il gruppo aveva una casella  postale e si chiamava 'gruppo uno', non ricordo per quale ragione.
certamente non nella speranza che ne seguissero altri, perchè un cardine era l'orgogliosa certezza di essere pochi.
un aggettivo ricorrente era 'risibile', applicato soprattutto  ai 'progressisti della sinistra', che proponevano riforme dell'università e del sistema; risibili erano anche il tempo libero, le vacanze, tutte le illusioni della società dello spettacolo.
usavamo termini provocatori come 'la menopausa dell'intelligenza' e ' la mafia resistenziale', per indicare gli intellettuali di sinistra.
quando presentammo il nostro documento al convegno, una nostra ex insegnante del liceo, antifascista e militante del Psiup, ci ammoniva indicando le somiglianze tra i nostri estremismi verbali e quelli del primo fascismo...

(tratto da Luisa Passerini, Autoritratto di gruppo, Giunti, 1988, una ricostruzione sul '68, vent'anni dopo...dedico il brano alle speranze e agli Speranza (e alle Boldrine, e ai grillini...) di oggi)). 

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