Vivere quotidianamente da solo non è una novità per me, organizzarmi la giornata, seguire le acquiescenti abitudini, inventarsi qualcosa per far passare il tempo, leggere o guardare le cose...
Ma farlo con una sola mano, con metà del corpo, è una solitudine nuova, più profonda, più essenziale.
Ora mi sento solo anche rispetto a me, a varie parti di me che -garzate- non vedo, che -lontane e nascoste-non posso toccare, che -mummificate- non posso sentire, se non per il dolore che trasmettono sotto traccia.
Prosegue l'esperimento del fare il morto mentre vivo, in forme e livelli sempre più sofisticati e filosoficamente sottili, sensibili, evidenti e intimamente radicali.
Un corpo senza contatti e senza carezze da tempo, ora scopre la sua distanza, la sua estraneità anche rispetto a sè, alle sue stesse mani, alle sue stesse consolazioni.
Soprattutto la notte, quando dispera di trovare una posizione quieta, senza fitte e contrazioni, l'esperienza del morire si approssima, metà di esso si addormenta tra le fasce, intorpidito, l'altra si agita e si avviluppa senza trovare riposo, come in una prima, leggera agonia.
Iniziare a morire, esercitarsi alla fine è procedere nel non appartenere a nulla, sino al non appartenersi.
E così nell'appartenere al nulla che siamo stati e che ci attende.
Malinconicamente, come tutti,
Serenamente, quasi.
Non riusciva a capire come faceva la gente ad amare, e poi a non amare più. Persone che amavano, e a un certo punto non amavano più. Come un cuore che a un certo punto smette di battere...
L'unico scopo di una relazione è quello di inscenare, in miniatura, tutto lo stramaledetto dramma della vita e della morte. L'amore nasce come nasce un bambino.Un uomo sa bene che deve morire, ma non avendo conosciuto altre realtà che la vita non crede veramente nella propria morte. E poi, un giorno, il suo amore si raffredda. Il cuore dell'amore smette di battere. L'amore muore. In questo modo, l'uomo impara che la morte è la realtà: che la morte può esistere nell'essenza di una persona, la sua morte...La morte deve avvenire nel cuore per essere creduta. Dopo la morte dell'amore, l'uomo riesce a credere nella propria morte.
(Taiye Selasi, La bellezza delle cose fragili, 2013, quasi alla fine...)
Caius Suetonius Tranquillus est dimidiatus heroicus
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=yxwN2RZiGKk
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