martedì 22 gennaio 2013

candide gabbie

Alla fine non hanno candidato Cosentino, Scaiola, Dell'Utri ed altri ladri e mafiosi.
Dicono che l'elettorato PdL, a vedere i sondaggi, non vedeva di buon occhio la loro presenza.
Ma quella di Berlusconi sì. Lui va candidato, comunque.
Una logica perlomeno strabica.
Il fatto di essere sotto giudizio è sempre stato per il PdL (e non solo) motivo di candidatura, e non viceversa.
Ora candideranno altri ladri e mafiosi, quelli ancora da scoprire.
D'altro lato anche alcuni candidati PD che ora sono stati tolti dalle liste, erano stati scelti dalle primarie.
Che elettorato ha il PD se alle primarie sceglie degli indagati ?
Niente da stupirsi, comunque.
Siamo tutti in galera, esclusi quelli che se lo meriterebbero.
E ci fanno votare, in gabbia.

Un giorno i secondini ci dissero che quel giorno saremmo potuti andare a votare per la tornata di elezioni politiche nazionali in corso nel nostro paese. L'amministrazione dell'istituto aveva anche predisposto i seggi al pianoterra....
Chiamai le guardie perchè mi aprissero. Una volta in corridoio, però, mi accorsi che in giro per fare quella cosa c'ero solo io. Anche per le scale. Anche nella sala dei seggi. Evidentemente in sezione nessuno poteva più votare o forse nessuno di quelli che stavano lì avevano voglia di farlo. Mi parve un grande onore che avessero messo su tutta quella struttura soltanto per avere il mio voto. Mi sentivo un privilegiato...
Dopo che gli scrutatori mi ebbero dato scheda e matita, mi ritirai nella cabina. Sulle schede c'erano tutti i simboli dei partiti. Come sempre. Ma in quell'occasione mi sembrarono infinitamente più ridicoli del solito. Chissà perchè la politica si era interessata a noi quel giorno. Il seggio era l'unica cosa appartenente al mondo esterno che fosse riuscita ad entrare nel penitenziario. Non c'era riuscito nient'altro. Ma quella doveva essere una cosa più forte di qualsiasi altra. Perchè era riuscita a portare lì dentro scatole, scrutatori, cabine elettorali. Senza che l'avesse chiesto nessuno. 
Quando invece, in certi carceri, c'erano sezioni dislocate in alto dove non arrivava l'acqua. E c'erano compagni che erano stati rinchiusi d'estate e sei mesi dopo, d'inverno, stavano ancora con la stessa maglietta a maniche corte con la quale li avevano arrestati, senza che l'amministrazione fosse riuscita a fornire loro nemmeno una felpa. E quando finiva la bomboletta del gas c'era chi si faceva il caffè bruciando le pagine arrotolate del giornale. Questo perchè per ogni cosa bisognava fare 'la domandina' per poi puntualmente vedersi recapitare una cosa diversa da quella che avevi chiesto, oppure magari proprio quella ma nella misura di una metà o di un terzo, quando ormai non ti serviva più e ti eri pure dimenticato di averne fatto richiesta. 
Quel giorno, invece, quello spiegamento di forze, solo per fare in modo che io potessi esprimere il mio voto. Tutto ciò non doveva essere stato fatto per me, visto che di me e di quelli come me non importava niente a nessuno. Doveva essere stato fatto nell'interesse di qualcun altro. E questo qualcun altro erano i partiti, i cui simboli erano disegnati sulle schede che avevo in mano, e i loro candidati. Questo pensavo. Il mio voto non era più una cosa importante per me, come credeva ingenuamente Antonio, era una cosa importante per loro. Era assurdo nelle nostre condizioni votare per la composizione del Parlamento della Repubblica italiana. Era come votare per le elezioni di un certo paese mentre si vive in un altro...
Per noi il paese reale era come se fosse all'estero, appunto. E non c'è ragione di esprimere preferenze politiche riguardanti un paese nel quale non si vive. Sarebbe stato più ragionevole se ci avessero chiamato a votare per leggere un nuovo direttore del carcere, o della sicurezza, cioè coloro i quali erano effettivamente i nostri governanti. Chiunque fosse diventato presidente del consiglio, per noi non avrebbe fatto alcuna differenza. Decisi quindi che non avrei votato... 
Ringraziai col pensiero quanti erano morti perchè tutti potessimo votare, ma le cose dovevano essere andate molto oltre le loro intenzioni: non avevamo fatto in tempo ad acquisire il voto come un diritto che già era diventato un dovere. Eravamo di nuovo sudditi, come prima di cominciare la trafila del voto democratico. Oggi so perchè la sorte dei detenuti non interessa a nessun politico: perchè i detenuti mediamente non votano più.

(da Sandro Bonvissuto, Dentro, pp. 79-81, Einaudi, 2012)
(Tra parentesi, un libro fuori dall'ordinario...)

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