domenica 6 novembre 2011

perchè satur/nous

ciao
qualche riga per spiegare i riferimenti del blog a Saturno.

Panofski e gli altri (in 'Saturno e la melanconia')  fanno risalire l'etimo ad una rara mescolanza delle due lingue antiche, latina e greca (Roma e Atene: in che stato si trovano ora, ma di nuovo insieme...): satur (satura) e nous (mente), da cui quindi: mente satura.
questo sentimento ha a che vedere con il mio stato d'animo dominante degli ultimi anni: vivo una forte sensazione di saturazione, della mia mente e del mondo. il 'troppo pieno' mi tormenta e mi annoia.
Tanto da arrivare a proporre 'il fermo biologico' dell'umanità. O almeno il mio.
Lo so, rispetto a questo, fare un blog è una bella contraddizione, ma non riuscivo più a stare zitto...

E qui possiamo passare al secondo motivo: Saturno non è altro che Crono fallito, esautorato, evirato.
Non è altro che un re assoluto spodestato da suo figlio, Zeus (che peraltro, come si sa, aveva tentato di divorare, come sa fare il Potere del Tempo...)
Che sia di buon auspicio per noi, nella speranza di odierne abdicazioni.
A un certo punto, il Tempo finisce. Per tutti.
Ed ecco anche le Saturnalia, feste in cui gli schiavi potevano diventare padroni.

Saturno è quindi l'emblema della morte, della depressione, della malinconia, dell'esilio, della (sua) catastrofe.
Sono un Capricorno e, non a caso, sto sotto il segno di Saturno.
La precarietà, la caducità ( la Verganglickheit in Freud) sono le dimensioni dominanti del suo aggirarsi, solo e abbandonato, in rotta dall'Olimpo verso il Lazio.
Qui incontra il re Giano (Januarius, Janua (Porta), da cui anche Genova...) e, insieme, iniziano a praticare l'agricoltura (Saturno è raffigurato con la falce, simbolo di morte e nascita, di distruzione e produzione della vita (il grano, il pane e il vino...morte e resurrezione...).
Chi si ricorda di 'Morte e pianto rituale' di De Martino ?  Un libro che ha colpito la mia giovinezza, ve lo consiglio.
Insomma: se il seme non muore....non dà frutto!
Accettiamo che la nostra civiltà finisca, qualcosa ne verrà...
Una bella vignetta di Altan: L'umanità ? Si deve dimettere.

1 commento:

  1. "La nostra moderna consapevolezza storicistica sa che il morire e il dolore sono consustanziali alla storia e alla cultura, e che non mai potrà essere soppresso il conflitto fra la morte e l'inesauribile dovere di oltrepassarla nel valore. Ma questa scienza resterà vana e gonfia, ed incapace anch'essa di far coraggio davanti alla morte sin quando non abbia apprestato una società in cui l'uomo - qualsiasi uomo - si senta a tal punto suo cittadino pleno iure da poter accettare il morire che la vulnera accompagnandolo soltanto con un sommesso pianto", Ernesto De Martino, "Morte e pianto rituale nel mondo antico. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria", ediz. del 2008 Bollati Boringhieri, p. 320.

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