sabato 5 novembre 2011

lettera all'Università e invito a 'libera mente in libero stato ?'

Naturalmente non mancano neppure singoli individui capaci di prevedere il corso degli eventi, di lanciare moniti ed esortazioni. Ma, Dio mio, come si può distinguere in tempo il solito menagramo dal profeta chiaroveggente ? Il mondo è pieno di forze apparentemente assopite: come si fa a sapere in anticipo quale possa essere risvegliata senza pericolo e quale occorra lasciare assolutamente in pace ? Tra l’istante in cui l’allarme suonerebbe prematuro in modo ridicolo e l’attimo in cui ormai è troppo tardi per fare checchessia deve pur esserci il momento giusto, l’unico adatto a evitare la tragedia. Ma in mezzo a un simile frastuono, il più delle volte passa inavvertito. Del resto, qual è il momento giusto ? E come fare a riconoscerlo ? Credo si tratti dell’interrogativo più doloroso che la storia ponga agli uomini. (Wislawa Szymborska)


Immaginate di fare il ricercatore e di afferire ad un corso di laurea che si regge su 1 professore ordinario, 4 associati (di cui solo 3 effettivi), 4 ricercatori (di cui solo 2 effettivi). In tutto 9 persone, meno 3, cioè 6.
E che tutto il resto sia affidato ad incarichi di insegnamento, accorpamenti, contratti esterni non pagati o sottopagati. E che tutto vada avanti solo attraverso condoni e deroghe alla legge.
Immaginate di essere parte di un'azienda che non vende ai suoi clienti quel che promette, ma merce difettata ed avariata.
E immaginate che molti clienti continuino a pagarla, nonostante questo, nella speranza di ricevere alla fine qualcosa in cambio.
Ed immaginate invece che alla fine non riceveranno nulla più di un titolo inutilizzabile e che ogni promessa si rivelerà illusoria.
Bene, ora smettete pure di immaginare, non ce n'è bisogno: quel che ho appena scritto è la realtà, una realtà che, seppure a malincuore, nessuno può rimuovere o negare (anche se in molti continuano -pur di sopravvivere mentalmente- a provarci).
Il mio corso da laurea, così come molti altri, andrebbe chiuso.
In questo disastro c'è chi si ritiene 'responsabile' nel continuare a tentare di gestirlo e governarlo. 'Partecipare alla governance', così la chiama. O anche: 'scegliere il male minore'. Ma, ci ricorda la Arendt, 'chi sceglie il male minore dimentica presto che si tratti di un male'.
Intanto, cresce il numero di chi vuole assumersi un'altra e nuova responsabilità: quella di indignarsi e di smetterla di star lì a tappar falle di uno scafo che non può più galleggiare; e che, se anche galleggiasse ancora per un po', non ha una rotta; e che, se anche ce l'avesse, sarebbe comunque inaccettabile e sbagliata.
E sceglie, quindi, non solo di protestare genericamente, ma di non collaborare, di defezionare, di chiamarsi fuori.
Per questo, e a maggior ragione, anche quest'anno resterò indisponibile.
Non farò lezioni, non farò esami, non parteciperò a commissioni (e soprattutto al GAV). Parteciperò a riunioni e consigli, farò tutoraggi e ricevimenti, seguirò tesi. Sarò disponibile a collaborare con i colleghi interessati a coinvolgermi in attività didattiche integrative (e non 'creditizie'). Organizzerò un ciclo di seminari d'approfondimento sulla 'pedagogia delle catastrofi', a cui vi considero ovviamente invitati (e sul quale accludo una prima informazione).
Resterò strettamente ancorato al mio contratto: né di più né di meno.
In assenza di altre forme di lotta, proposte e coordinate con altri, mi sembra giusto almeno 'stare sulla posizione'. E continuare a 'tenere aperto il conflitto': con la riforma ed i suoi tagli, con il governo, con le caste politiche ed universitarie.
Per il potere che ho e per quello che posso.
Vi saluto, e resto in ascolto
enrico euli

LIBERA MENTE IN LIBERO STATO ?
Incontri con Enrico Euli, Ricercatore (euli@unica.it)

Mai come di questi tempi la parola LIBERTA' risuona sulla terra e nei cieli della pubblicità, dei mercati, delle scelte individuali, dei partiti politici.
Mai come oggi, però, ce ne sentiamo emotivamente e concretamente distanti.
In cosa consiste oggi questa cosa che chiamiamo libertà ?
Forse è giunto il momento di liberarsi della Libertà ?

Vorrei provare a creare, insieme a chi vorrà esserci, un 'luogo comune' che stia dentro e accanto all'esperienza universitaria. Un luogo in cui si possa sentirsi liberi di studiare, pensare, educarsi, formarsi, mettersi in gioco. In cui provare a diventare cittadini di uno stato davvero libero e democratico. E, nella catastrofe in corso, a vedere i cambiamenti in corso e immaginare quelli che verranno.

Gli incontri, che potranno assumere varie forme e metodologie, saranno aperti a chiunque voglia partecipare, e non prevedono né esami nè crediti.
Le date saranno programmate di volta in volta, e ne troverete notizia sulla mia pagina personale nel portale di facoltà.

I primi due appuntamenti sono previsti per
mercoledì 16 e 30 novembre, dalle ore 16,00, in aula 2A (corpo aggiunto).

Vi saluto e vi aspetto. e.e.














1 commento:

  1. Peccato che Cagliari sia così lontana...varrebbe certamente la pena anche a 51 anni varcare la soglia dell'università a fare RICERCA libera ed aperta!
    Vicina col cuore
    Cristina

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