Anche l'aquila
per mangiare
deve volare più basso
L'emergenza virale ci potrebbe far
apprendere alcune cose, a partire da alcuni suoi effetti:
SOVRACAPITALISMO: la salute e la vita
biologica si sono rivelati più importanti rispetto ai miti-valori
del capitale, lavoro, produzione e denaro. Questi sono dovuti
cessare, o almeno ridimensionarsi enormemente, di fronte alla
necessità di salvarsi e sopravvivere.
(trascuriamo per un attimo gli
interessi economici della Sanità stessa, che pure esistono e
peseranno alquanto in futuro).
SOVRASOVRANISMO: il virus ha dimostrato
che 'non se ne esce da soli' e che 'i confini statuali non hanno
senso', in un pianeta interdipendente, economicamente ed
ecologicamente connesso; e che gli Stati, con le loro politiche e
burocrazie, non sono istituzionalmente adatti a gestire le catastrofi
su ampia scala.
SOVRAUMANISMO : il virus ci sbatte in
faccia il fatto che non siamo soli su questa terra e che la
distruzione della natura, l'estinzione delle specie, l'inquinamento
ed il cambiamento climatico generano, fra le altre minacce dirette,
anche le zoonosi ed il continuo rischio di essere colonizzati da
malattie nuove e terribili. Il ridimensionamento di questo rischio vi
potrebbe essere se e solo se diventassimo capaci di stare
diversamente sul nostro pianeta e di convivere più rispettosamente
con l'altro vivente.
Queste apocalissi (cioè rivelazioni)
del presente potrebbero, ripeto, condurci a nuovi apprendimenti e a
cambiare rotta rispetto al recente passato. Potremmo, come sempre,
imparare dalle catastrofi.
Ma saranno esse capaci di modificare
davvero le nostre premesse più profonde ?
Man mano che il contagio e l'emergenza
cesseranno, sarà purtroppo molto più probabile (e già ora, nel
pieno della crisi, se ne annusano i sentori) che si prosegua, invece,
a tamponare.
-Tamponare il capitalismo con misure di
contenimento e compensazione monetaria, verso un'economia della
sopravvivenza, sempre più polarizzata tra ricchi (sempre meno) e
poveri (sempre di più e ancora più poveri), fondata sul debito
pubblico e sulla persistente illusione della terra promessa
(crescita, sviluppo, occupazione), in un contesto invece sempre più
assistenzialistico e collusivo (reddito di emergenza permanente,
cassa integrazione ad libitum, bonus famiglie, etc).
Shock economy, insomma.
L'uomo giusto per un'operazione del
genere potrà essere, e sarà, Mario Draghi.
-Tamponare la crisi delle democrazie e
della politica statale con misure di ulteriore restringimento della
libertà e della partecipazione civica, la richiesta e l'ottenimento
di pieni poteri (come è accaduto già questa settimana in Ungheria)
da parte dei governi.
L'emergenzialismo, insomma, come
condizione permanente e continuativa per il controllo ed il dominio
biopolitico sulle nostre vite. La morte delle democrazie, insomma,
anche nella loro apparenza organizzata che aveva resistito, più male
che bene, sino ad oggi. Più stato e non meno, insomma.
-Tamponare la catastrofe ecologica (e
sanitaria) con provvedimenti ad hoc, che cerchino di rendere
'sostenibili' gli effetti di una politica economica ed energetica
sempre e comunque votata alla crescita illimitata e alla
manipolazione tecnocratica del vivente.
Il che ci metterà di fronte, sempre
più e sempre più gravemente, a continue emergenze e a
dispendiosissimi tentativi di recupero in extremis, sinchè non
saremo costretti ad arrenderci.
Ma perchè il tamponamento appare più
probabile rispetto all'ipotesi di nuovi apprendimenti ?
Perchè l'emergenza è strettamente
connessa alla nostra tendenza alla rimozione-negazione.
Come si è costruita l'emergenza
coronavirus ? E come si sta costruendo l'emergenza climatica ?
Attraverso la rimozione di ciò che
sapevamo e sappiamo (inutile ricordare i numerosi report e convegni
di scienziati ed intellettuali, a cui nessuno dà ascolto, in vari
campi).
Sui virus e sul riscaldamento globale
sappiamo già tutto e bene, da anni.
Ma abbiamo preferito rimuovere (per
paura, per distrazione, per interesse) e abbiamo preferito giungere
all'emergenza, far credere al cigno nero imprevedibile, affidarci
alla gestione catastrofica della catastrofe da parte di
tecnici-specialisti-esperti.
Non è stato il virus a creare
l'emergenza, ma il nostro atteggiamento verso di lui prima che lui si
scatenasse. E' lo stesso meccanismo che abbiamo verso i conflitti:
facciamo di tutto per non vederli, sino a quando non diventano
guerre. E quando la guerra arriva, possiamo solo essere reclutati o
stare chiusi in casa nell'angoscia.
Perchè funziona così bene (cioè
male) tutto questo ?
Perchè, se decidessimo di non
rimuovere, dovremmo agire sulle cause (e non sugli effetti) e
preventivamente (e non troppo tardi).
Due parole che non contempliamo quasi
mai nella nostra vita quotidiana, né tanto meno nei processi storici
(historia non è mai magistra vitae, checchè se ne dica, purtroppo).
Pensiamo che sarebbe troppo
impegnativo, troppo costoso e troppo pericoloso per lo status quo.
O forse neanche ci pensiamo su,
cerchiamo di non pensarci e ci limitiamo a reagire in automatico e ad
affidarci, quando ci arriverà addosso, al salvatore-tamponatore di
turno.
Ma i nostri salvatori-tamponatori, al
di là delle loro intenzioni e della loro buona fede (su cui ci
sarebbe comunque da discutere a lungo), fanno delle scelte e montano
i dati come ritengono sia più comodo o più utile per loro.
'Decideranno i dati', ci rassicurano.
Primo: sui dati si può mentire (ed è
già accaduto ripetutamente, non solo da noi);
Secondo: i dati sono sempre
interpretati a partire da quadri di riferimento, premesse, interessi
specifici, più o meno palesi, e più o meno discrezionali.La nostra
sorte, lo sappiamo tutti, anche in momenti di bontà universale come
questi, è per loro solo un effetto collaterale di cui tener conto.
Alcuni esempi sulla gestione
catastrofica ed emergenziale della catastrofe e dell'emergenza fa
aumentare la paura funzionale al sistema dell'emergenza e così via
andando....
- si è preferito rallentare la
reazione alla chiusura dei luoghi di lavoro ed ancora oggi troppi,
non essenziali, continuano a restare aperti ed in funzione; anche
così si spiega il problema Lombardia;
-si è preferito limitare il numero dei
tamponi e ridimensionare enormemente quello dei contagiati per far
risaltare il numero di morti. Se si fosse scelto di verificare e
dichiarare il numero reale di contagiati, ci saremmo resi conto che
la percentuale dei morti è molto bassa (anche se, tra parentesi,
anche il numero reale dei morti è superiore a quello dichiarato);
-si è preferito ridurre al minimo i
tamponi e le protezioni per gli operatori sociali e sanitari,
evitando così di mandarne troppi in quarantena e far saltare il
sistema; ma, così facendo, si è creata la situazione paradossale
per cui molti operatori si sono contagiati e sono morti, ed hanno
contagiato altri, soprattutto anziani nelle case di riposo e i
pazienti più vulnerabili;
-si è preferito dichiarare l'emergenza
delle terapie intensive, favorendo la corsa alla creazione di
ospedali e strutture specializzate; emergenza che è cessata in
brevissimo tempo ed in un'area ristretta del paese e che è andata a
discapito delle attenzioni ospedaliere e cliniche di base, dei
tamponi e degli esami precoci, veloci e a tappeto, in primo luogo verso gli stessi
sanitari;
-si è preferito attuare politiche di
contenimento e distanziamento sociale a tappeto, generalizzate e
prolungate, indipendentemente dalle zone, dai diversi tempi di
espansione del contagio, delle diverse età e situazioni, delle loro
diverse gravità. Gli effetti collaterali sono e, soprattutto,
saranno gravi e pericolosi, in termini di squilibrio psicosociale ed
economico se dovessero ancora proseguire, come sembra, a lungo (un
mese ancora, almeno, direi)..
Queste quattro scelte, non neutrali,
hanno accentuato, intensificato ed ampliato, oltre necessità e
misura, il clima di emergenza ed il panico.
Anche queste non sono dipese dal virus,
ma da noi, da come abbiamo reagito e da come non sappiamo, purtroppo, non
reagire.
Ora chissà quale exit strategy si
inventeranno, teniamoci stretti...!
Siamo, da tempo, nelle loro mani, e
possono in ogni momento trovare qualsiasi motivo per restringere
ulteriormente le nostre vite (vedi da domani (almeno a Cagliari)
l'obbligo di mascherine, perchè 'ora hanno scoperto che il virus si
trasmette anche per via aerea e non solo per contatto diretto'). Il
loro biopotere si sta trasformando in potere assoluto, e davanti a
questo siamo stati resi, e non da ora anche se ora lo vediamo con
tutta evidenza, totalmente ininfluenti ed impotenti.
Il silenzio e la resa, l'assenza di
critica rispetto a quel che accade rivela una vera e proprio peste
emotiva che ha preso quasi tutti e quasi tutto.
Perchè siamo tutti, chi più chi meno, collusi
con questo modo di agire e di pensare.
E, appena questo virus passerà, almeno sino
alla prossima emergenza, fingeremo di poter tornare a quel che siamo
stati, sperando che non torni questo o un altro disastro, e che si
possa proseguire a chiudere un occhio sulla nostra vita 'normale',
che è la catastrofe vera, ma che (non possiamo?) non riusciamo mai a
considerare come tale. Qui sta la tragedia, nei nostri rapporti e
nelle nostre premesse, non tra i recettori delle nostre cellule. E'
questo, purtroppo, il nostro male incurabile.
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