Un nano che porta con sé un metro
per misurare la sua statura, -credete a me- è nano in più di un
senso... (Tristram Shandy)
E' soprattutto in
momenti come questi che una cultura sociale si manifesta nei suoi
ordini del discorso. Il dis-ordine emergenziale rivela
l'ordine sottostante, implicito e coperto, della vita normale e, in
primo luogo, delle sue gerarchie e dei suoi sub-ordini, che appaiono
-nell'emergenza-ancor più senza alternative. Il che non è mai vero,
ma funziona bene.
Che cosa è più
importante per la vita di ciascuno di noi ? E' più forte la paura
di ammalarsi o quella di non essere liberi di socializzare ?
Preferiamo sopravvivere anche a costo di non vivere veramente più
una vita degna di essere chiamata tale ? Abbiamo più voglia di
vivere che paura di morire ?
Mi pare che la
nostra società stia dando le sue risposte e purtroppo non sono
confortanti.
Su queste basi,
qualunque potere dispotico può e potrà stanziarsi sopra e dentro di
noi ed espandersi senza limiti.
In alto, nella
piramide dei valori, resta la produzione di merci e denaro.
Essa definisce
anche il valore delle persone, chi può anche morire e chi è meglio
di no.
Ecco perchè non ci
si cura degli anziani e dei barboni, dei poveri che non hanno e non fanno soldi e
lavoro.
Perchè è la tua
produttività, cinicamente, a decidere quanto vali e se vale la pena
di curarsi di te o abbandonarti, sulla strada o negli ospizi, come
oggetti.
Gli scarti vanno
scartati, sempre, e ancor più ora, come è stato.
Nella sanità,
stanno in alto ospedali e prestazioni specialistiche, mai la
prevenzione e la presa in carico sul territorio. Ne abbiamo pagato
tutte le conseguenze in questi ultimi due mesi. Ma, a farsi carico
della massima parte di stress nella situazione data, in assenza di
sostegni sanitari e sociali di base, stanno le persone comuni, in
particolare le donne, che devono gestire quasi tutto, soprattutto in
famiglia (e soprattutto se hanno dovuto conciliare figli, magari
anche disabili, e casalinghitudini varie con il lavoro, più o meno
smart).
Nella cultura, le
scuole e le università ripartiranno per ultime, magari in autunno.
E non perchè
vogliono tutelare noi e gli studenti. Ma perchè non produciamo nulla
che conti veramente, perchè non produciamo denaro a breve termine.
Infatti, quel che
si aprirà prima, nel settore culturale, sarà solo quel che produce
denaro (musei, mostre, spettacoli, librerie...). La scuola può
attendere, anche se i giovani e i bambini sono molto meno colpiti dal
virus e,, potrebbero riprendere a incontrarsi prima di molti altri.
Se si può produrre
insieme perchè, con i dovuti accorgimenti, non si può studiare ?
Nei prossimi giorni
crescerà l'in-sub-ordinazione. Ma purtroppo non quella delle persone
comuni. Quella del capitale, quella che vuole riprendere a produrre
subito, prima possibile, seguendo il fulgido esempio dei Trump (che
non vede l'ora di liberarsi del malcapitato prof. Fauci) e Bolsonaro
(che si è appena liberato del suo Ministro della salute, troppo
incline a salvaguardare la salute e meno gli interessi del mercato).
Proprio lì , anche
qui da noi, sta iniziando ad instaurarsi ed esprimersi apertamente il
conflitto spietato sui tempi e i modi per effettuare il passaggio tra
fase 1 e fase 2, e tra Nord e Sud del paese.
Temo che lo scontro
tra capitale e stato e tra capitale e sanità sarà vinto presto dal
capitale, con tutte le promesse di precauzione, più o meno da
marinaio, e con l'ausilio di tecniche sempre più sopraffine,
capillari e controllanti (che sono solo la faccia più nuova e trendy
del capitale stesso).
Tra poco la
protezione civile, gli esperti sanitari, i politici, ritorneranno ad
essere quello che erano sempre stati: dei fantocci al suo servizio,
messi nell'angolo dalla furia di ripartire, con tante nuove cicatrici
e con qualche costosissimo cerotto in più, ma esattamente come
prima.
Esattamente come
prima, forse ancor di più, se sarà possibile.
Ma, inevitabilmente
e proprio per questa nostra testardissima scelta, ci troveremo sempre
più spesso e sempre più pesantemente di fronte all'insubordinazione
del cosmo, del pianeta e dei cieli: tra virus, inquinamenti e
riscaldamenti vari, carestie e alluvioni, ci troveremo continuamente
in emergenza e, spero, ad un certo punto, ci arrenderemo, esausti,
sconfitti nella nostra stupida arroganza di giganteschi nani quali
siamo.
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