martedì 7 aprile 2020

rispetto dispetto




E in tal modo passa un anno, E la cosa va avanti...E tutto diventa normale, più o meno, perchè non c'è cosa che non possa diventare più o meno normale, nel tempo.
E adesso capisce qual'è l'errore da correggere. E' l'equivoco in cui hanno vissuto fino a quel momento: di pensare che si potesse sempre andare avanti così, che tutto sarebbe continuato come prima. Non si erano resi conto che un bel giorno il mondo sarebbe crollato e andato in fumo...

Jo Baker, L'irlandese


Dopo decenni di pedagogia individualistica ora ci chiedono di essere responsabili verso gli altri.
Di tornare ad essere buoni, ad aiutarci come fratelli, o -come minimo- a non contagiare nessuno. .
Ma quel che hanno in mente è sempre e solo la sicurezza individuale.
Ed ognuno di noi impara a proteggere se stesso, ad immunizzarsi ed a-socializzarsi sempre di più.
Perchè il securitarismo non ha nulla ha che vedere con la crescita della fiducia e della comunità.
In una società che ha fiducia si può ridurre il controllo e non imporre l'obbligo di fermarsi a casa e di fermare tutto, ovunque e così a lungo.
Il controllo sale quando la fiducia è bassa, ed è il nostro caso.
Con l'andare dei giorni saliranno i piccoli e grandi dispetti contro il rispetto delle regole e delle leggi, imposte senza che potesse crescere, all'improvviso e per decreto, una fiducia maltrattata e oltraggiata per decenni.
E cresceranno i tentativi di fuga, le denunce, gli scontri.
Chi l'ha capito da subito -con le loro rivolte ed evasioni- sono stati proprio gli esperti di detenzione, i carcerati. E non si è ancora capito come alcuni di loro siano morti o siano stati uccisi, qualche settimana fa. Come all'Albergo Trivulzio, insomma.

Per evitare le emergenze del d.C. (dopo Covid), sempre che si esca da questa, la soluzione sarebbe semplice: tornare almeno a quel che -neanche troppo tempo fa- si chiamava Stato sociale.
Concetto ossimorico, certo. Ma sempre meglio di quel che abbiamo avuto dopo e, c'è da temerlo, avremo in futuro.
Il capitalismo finanziario-statalista si è rivelato -per sua essenza e natura- strutturalmente antisociale: infragilisce le società, toglie loro risorse e valore; poi, quando arriva il disastro, non sa autocriticarsi e togliersi di mezzo, ma si arrabatta solo per far soldi con la catastrofe e riciclarsi come salvatore della società.
Quel che ci vorrebbe si sa: un lavoro meno precario ed oppressivo, una sanità con più risorse e spese meglio, dei servizi sociali più diffusi e variati, una politica meno votata al puro potere.
Già mentre scrivo, mi sembra già che parole come queste si siano trasformate in idealistiche utopie o in slogan rivoluzionari, e non siano più quelle che ancora invece sono: dei poveri principi ed orientamenti da vecchie socialdemocrazie europee. Eppure, al momento, sarebbe già tanto.
Mi accontenterei, sinceramente, per una volta. Sarebbe un piccolo dispetto al liberismo trionfante.
Anche se accadrà ben altro, purtroppo per noi e per chi verrà dopo.

Il d.C. funziona anche per manifestare definitivamente la catastrofe sociale della Chiesa e delle religioni. Il dopo Covid si sta rivelando sempre più anche come il dopo Cristo: Dio era morto da tempo, ma in questi giorni anche Cristo è morto, e non risorgerà neppure per Pasqua.
La nuova Trinità della santa alleanza anti-virus (tesoro-sanità-difesa) si è sostituita totalmente a quella divina e la Chiesa stessa non crede più al potere taumaturgico delle processioni, delle messe, ai miracoli e alle intercessioni. Anche lei si affida agli scienziati, nuovi sciamani e maghi del villaggio globale che si infetta.
Sarebbe un bel dispetto organizzare in gran segreto una di quelle belle processioni anti-pestilenza stile Settimo sigillo, con richiami apocalittici e lo splendido, corrusco corredo di autoflagellazioni e lamenti, canti profetici, sacrifici, fuochi e fiamme d'artificio, fulmini e saette dal cielo.
Ci viene da ridere, lo so, a noi civili razionalisti.
Ma siamo davvero sicuri di aver fatto dei passi avanti nel farci irretire giornalmente da dati, statistiche degli apocrifi santi Cosma e Damiano, dei vari apostati protettori civili che sparano nuove e autocontraddittorie fesserie ogni sera in tv, fingendo di aver capito qualcosa che non sanno?
La loro e la nostra credulità è la stessa, ma senza più la fede.
'Non fate come il tacchino' , ci ricorda Nassim Taleb, l'autore del Cigno nero.
'Il tacchino messo all'ingrasso si convince, giorno dopo giorno, che il padrone sia lì per servirlo. E più passano i giorni più questa sua convinzione si rafforza. Poi però a un certo punto arriva il Giorno del Ringraziamento...'.
Ed, a questo proposito, anche un accenno alla sorte meschina (e meritata) di psicologi e pedagoghi: non ci si può lamentare di non contare nulla e di sottostare sempre al potere medico se, in situazioni come queste, ci si limita ad un ruolo ancillare, di sostegno telefonico per favorire l'adattamento e ridurre i traumi da stress. E non si ha invece il coraggio di urlare che così- alla lunga- non va, non può andare. Che possono avere il mio corpo, ma non avranno la mia anima ?

Quel che più mi inquieta, infine -a proposito di anime perse e sdraiate- è osservare la diligenza e la passività dei giovani. Non mi stupisce, vista la vita che già facevano.
La De Gregorio rigira la frittata e la chiama 'forza dei ragazzi': quella di essere 'soldati ligi alle regole', che non recalcitrano, che non chiedono di uscire o di incontrare gli amici, e che se ne stanno ancor più fissi in rete per vederli sullo schermo, senza contatti tra i corpi.
O che proseguono a rincoglionirsi di gamification.
Adattamento totale, non dico senza rivolte o acting-out, ma proprio senza reazione alcuna.
Apparentemente, tutto rispetto e niente dispetto.
Torna l'heautonmoroumenos della tradizione greco-romana, il punitore di se stesso ?
Capisco che non soffrano e che non abbiano rimpianti per una scuola scomparsa senza lutti (come i morti di Bergamo, trattati peggio di cani); visto quel che la scuola era per loro, una vera e propria galera, un sacrificio insensato, forse ancor più della attuale detenzione in casa (che, almeno, è messa lì, chiara, come tale).
Ma che non manifestino sofferenza per una vita sociale negata del tutto, anche nelle sue forme più tristi e omologate (shopping, sport, incontri ad Auchan), mi allarma più di qualunque cosa.
Gli hikikomori in nuce erano molti di più di quelli sintomatici, quindi.
La peste emotiva era già tra loro e tra noi, da tempo.
Il virus ho solo rivelato la malattia ferale che già ci infestava: la paura di vivere, in un sopravvivere fatto solo di nutrirsi (andare a far la spesa) e proteggersi (stare chiusi in casa).
Perchè, così come per il corpo, il virus sta generando, con evidenza sempre più lampante, un eccesso di reazione immunitaria.
E, questo della chiusura, è un messaggio che sta arrivando anche ai bambini, a cui vengono vietate definitivamente anche le passeggiate. Loro vorrebbero uscire, ancora, nel loro disperato tentativo di restare sani e bambini, ma non possono più.
Credo che se ci imponessero di chiudere anche le finestre di casa per un mese, lo faremmo.
E magari lo faremo, magari al prossimo giro (di vite, non di vita).
Perchè sembra proprio che non vediamo l'ora, ormai, che qualcuno ci dia degli ordini e ci protegga per sempre con il suo misericordioso manto di morte.











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