E
in tal modo passa un anno, E la cosa va avanti...E tutto diventa
normale, più o meno, perchè non c'è cosa che non possa diventare
più o meno normale, nel tempo.
E
adesso capisce qual'è l'errore da correggere. E' l'equivoco in cui
hanno vissuto fino a quel momento: di pensare che si potesse sempre
andare avanti così, che tutto sarebbe continuato come prima. Non si
erano resi conto che un bel giorno il mondo sarebbe crollato e andato
in fumo...
Jo
Baker, L'irlandese
Dopo decenni di pedagogia
individualistica ora ci chiedono di essere responsabili verso gli
altri.
Di tornare ad essere buoni, ad aiutarci
come fratelli, o -come minimo- a non contagiare nessuno. .
Ma quel che hanno in mente è sempre e
solo la sicurezza individuale.
Ed ognuno di noi impara a proteggere se
stesso, ad immunizzarsi ed a-socializzarsi sempre di più.
Perchè il securitarismo non ha nulla
ha che vedere con la crescita della fiducia e della comunità.
In una società che ha fiducia si può
ridurre il controllo e non imporre l'obbligo di fermarsi a casa e di
fermare tutto, ovunque e così a lungo.
Il controllo sale quando la fiducia è
bassa, ed è il nostro caso.
Con l'andare dei giorni saliranno i
piccoli e grandi dispetti contro il rispetto delle regole e delle
leggi, imposte senza che potesse crescere, all'improvviso e per
decreto, una fiducia maltrattata e oltraggiata per decenni.
E cresceranno i tentativi di fuga, le
denunce, gli scontri.
Chi l'ha capito da subito -con le loro
rivolte ed evasioni- sono stati proprio gli esperti di detenzione, i
carcerati. E non si è ancora capito come alcuni di loro siano morti
o siano stati uccisi, qualche settimana fa. Come all'Albergo
Trivulzio, insomma.
Per evitare le emergenze del d.C. (dopo
Covid), sempre che si esca da questa, la soluzione sarebbe semplice:
tornare almeno a quel che -neanche troppo tempo fa- si chiamava Stato
sociale.
Concetto ossimorico, certo. Ma sempre
meglio di quel che abbiamo avuto dopo e, c'è da temerlo, avremo in
futuro.
Il capitalismo finanziario-statalista
si è rivelato -per sua essenza e natura- strutturalmente
antisociale: infragilisce le società, toglie loro risorse e valore;
poi, quando arriva il disastro, non sa autocriticarsi e togliersi di
mezzo, ma si arrabatta solo per far soldi con la catastrofe e
riciclarsi come salvatore della società.
Quel che ci vorrebbe si sa: un lavoro
meno precario ed oppressivo, una sanità con più risorse e spese
meglio, dei servizi sociali più diffusi e variati, una politica meno
votata al puro potere.
Già mentre scrivo, mi sembra già che
parole come queste si siano trasformate in idealistiche utopie o in
slogan rivoluzionari, e non siano più quelle che ancora invece sono:
dei poveri principi ed orientamenti da vecchie socialdemocrazie
europee. Eppure, al momento, sarebbe già tanto.
Mi accontenterei, sinceramente, per una
volta. Sarebbe un piccolo dispetto al liberismo trionfante.
Anche se accadrà ben altro, purtroppo
per noi e per chi verrà dopo.
Il d.C. funziona anche per manifestare
definitivamente la catastrofe sociale della Chiesa e delle religioni.
Il dopo Covid si sta rivelando sempre più anche come il dopo Cristo:
Dio era morto da tempo, ma in questi giorni anche Cristo è morto, e
non risorgerà neppure per Pasqua.
La nuova Trinità della santa alleanza
anti-virus (tesoro-sanità-difesa) si è sostituita totalmente a
quella divina e la Chiesa stessa non crede più al potere
taumaturgico delle processioni, delle messe, ai miracoli e alle
intercessioni. Anche lei si affida agli scienziati, nuovi sciamani e
maghi del villaggio globale che si infetta.
Sarebbe un bel dispetto organizzare in
gran segreto una di quelle belle processioni anti-pestilenza stile
Settimo sigillo, con richiami apocalittici e lo splendido, corrusco
corredo di autoflagellazioni e lamenti, canti profetici, sacrifici,
fuochi e fiamme d'artificio, fulmini e saette dal cielo.
Ci viene da ridere, lo so, a noi civili
razionalisti.
Ma siamo davvero sicuri di aver fatto
dei passi avanti nel farci irretire giornalmente da dati, statistiche
degli apocrifi santi Cosma e Damiano, dei vari apostati protettori
civili che sparano nuove e autocontraddittorie fesserie ogni sera in
tv, fingendo di aver capito qualcosa che non sanno?
La loro e la nostra credulità è la
stessa, ma senza più la fede.
'Non fate come il tacchino' , ci
ricorda Nassim Taleb, l'autore del Cigno nero.
'Il tacchino messo all'ingrasso si
convince, giorno dopo giorno, che il padrone sia lì per servirlo. E
più passano i giorni più questa sua convinzione si rafforza. Poi
però a un certo punto arriva il Giorno del Ringraziamento...'.
Ed, a questo proposito, anche un
accenno alla sorte meschina (e meritata) di psicologi e pedagoghi:
non ci si può lamentare di non contare nulla e di sottostare sempre
al potere medico se, in situazioni come queste, ci si limita ad un
ruolo ancillare, di sostegno telefonico per favorire l'adattamento e
ridurre i traumi da stress. E non si ha invece il coraggio di urlare
che così- alla lunga- non va, non può andare. Che possono avere il
mio corpo, ma non avranno la mia anima ?
Quel che più mi inquieta, infine -a
proposito di anime perse e sdraiate- è osservare la diligenza e la
passività dei giovani. Non mi stupisce, vista la vita che già
facevano.
La De Gregorio rigira la frittata e la
chiama 'forza dei ragazzi': quella di essere 'soldati ligi alle
regole', che non recalcitrano, che non chiedono di uscire o di
incontrare gli amici, e che se ne stanno ancor più fissi in rete per
vederli sullo schermo, senza contatti tra i corpi.
O che proseguono a rincoglionirsi di
gamification.
Adattamento totale, non dico senza
rivolte o acting-out, ma proprio senza reazione alcuna.
Apparentemente, tutto rispetto e niente
dispetto.
Torna l'heautonmoroumenos della
tradizione greco-romana, il punitore di se stesso ?
Capisco che non soffrano e che non
abbiano rimpianti per una scuola scomparsa senza lutti (come i morti
di Bergamo, trattati peggio di cani); visto quel che la scuola era
per loro, una vera e propria galera, un sacrificio insensato, forse
ancor più della attuale detenzione in casa (che, almeno, è messa
lì, chiara, come tale).
Ma che non manifestino sofferenza per
una vita sociale negata del tutto, anche nelle sue forme più tristi
e omologate (shopping, sport, incontri ad Auchan), mi allarma più di
qualunque cosa.
Gli hikikomori in nuce erano molti di
più di quelli sintomatici, quindi.
La peste emotiva era già tra loro e
tra noi, da tempo.
Il virus ho solo rivelato la malattia
ferale che già ci infestava: la paura di vivere, in un sopravvivere
fatto solo di nutrirsi (andare a far la spesa) e proteggersi (stare
chiusi in casa).
Perchè, così come per il corpo, il
virus sta generando, con evidenza sempre più lampante, un eccesso di
reazione immunitaria.
E, questo della chiusura, è un
messaggio che sta arrivando anche ai bambini, a cui vengono vietate
definitivamente anche le passeggiate. Loro vorrebbero uscire, ancora,
nel loro disperato tentativo di restare sani e bambini, ma non
possono più.
Credo che se ci imponessero di chiudere
anche le finestre di casa per un mese, lo faremmo.
E magari lo faremo, magari al prossimo
giro (di vite, non di vita).
Perchè sembra proprio che non vediamo
l'ora, ormai, che qualcuno ci dia degli ordini e ci protegga per
sempre con il suo misericordioso manto di morte.
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