venerdì 20 febbraio 2015

erranze e incrinature

Spesso, quando arrivi quasi alla fine di un viaggio così lungo e impegnativo, inizi a sentire una stanchezza profonda, un desiderio di tornare, di ritrovare la tua casa.
E' un buon segno sul viaggio, significa che l'hai vissuto, che ti ha provato, che è davvero finito, e ti ha davvero finito, consumato, sfinito, sfoderato, sfiancato.
E l'errare si fa maldestro, gli errori da stress si succedono: sbagli una data di prenotazione dell'ostello, non vedi una clausola del biglietto aereo, studi meno le situazioni e ti trovi talvolta all'improvviso in brache di tela.

Ieri, ad esempio, è stata una giornata così: il Capodanno cinese non ci ha portato bene.
Da Labuan, fila di un'ora per fare i biglietti dello speedy boat (che è stato divertente, mezzora per raggiungere Menunbok, saltando di brutto sulle onde, con un vecchietto impassibile alla guida).
Arrivati lì non ci sono bus per Miri. Ci tocca risalire sino a Kota Kinabalu (che non ci molla mai, quando pensiamo di averla lasciata ci riprende sempre...), due ore di maxi taxi.
Ma anche da Kota scopriamo che l'unico bus partiva oggi alle 7.30, e peraltro ci mette 10 ore!
Dormiamo al Grand M Hotel, roba da cinesi in piena festa.
Ieri notte, per concludere in bellezza, gamberoni non freschissimi in una bancarella del porto.

E stamattina abbiamo vissuto tutta l'assurdità delle frontiere e degli stati: per andare dal Sabah al Sarawak ci hanno messo 10 visti in 10 ore sul passaporto: uscita dal Sabah, entrata in Sarawak, uscita Sarawak, ingresso Brunei, uscita Brunei, ingresso Sarawak, uscita Sarawak, ingresso Brunei, uscita Brunei, ingresso Sarawak,,,!  Per capire il perchè di tutto questo, oltre che per riconsiderare la stupidità e la ridicolaggine dell'uomo, guardatevi la cartina...

Arriviamo a Miri (alle 18!), un taxista ci porta con la sua auto alla Cocottecottage, mentre noi avevamo prenotato alla Coco House. Secondo lei è quella, ma non è così.
Scendiamo e prendiamo un altro taxi, ma il taxista improvvisa, non sa dov'è il posto.
Sullo specchietto c'è una foto del taxista, ma non è la sua.
Scendiamo inferociti, senza pagarlo, e troviamo l'ostello a piedi.
Distrutti.

Che giornate!
E' stato sinora un viaggio tecnicamente quasi perfetto, senza troppi problemi logistici.
Ma, in questi ultimi giorni, gli errori e le erranze si sovrappongono di più, ed è la fase più dura.
La coda di un viaggio.
E' come se qualcosa all'improvviso si incrinasse.
E puoi solo accettare, e attendere di tornare dall'esilio dorato in cui hai vissuto ormai per un mese e mezzo.
Mancano pochi giorni, staremo qui a Miri per quattro notti, domani ci riposiamo, poi faremo qualche giro qua intorno e poi si va verso Bangkok tanti giorni dopo, e a casa...


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