Naturalmente tutta la vita non è altro che un processo di deterioramento, ma i colpi che formano il lato drammatico dell'impresa, i grandi colpi improvvisi che vengono, o sembrano venire, dall'esterno, quelli che si ricordano, cui si attribuisce la responsabilità di tante cose e di cui, nei momenti di debolezza, si parla agli amici, non rivelano il loro effetto tutto a un tratto.
C'è un altro genere di colpi che viene dall'interno, che non si sente se non quando è troppo tardi per correre ai ripari, quando ci si rende definitivamente conto che in un modo o nell'altro non ci sarà più l'uomo in gamba di un tempo. Il primo genere di crollo sembra verificarsi rapidamente, il secondo avviene quasi a vostra insaputa, ma uno se ne rende conto davvero con subitaneità.
La vita, una decina di anni fa, era soprattutto una faccenda di carattere personale. Dovevo mantenere in equilibro il sentimento della futilità dello sforzo e quello della necessità di lottare; la convinzione dell'inevitabilità del fallimento e tuttavia la determinazione di 'riuscire': e più che tutto questo, la contraddizione fra la mano morta del passato e le elevate intenzioni del futuro...
per diciassette anni, con un anno di deliberato ozio e riposo, le cose sono andate avanti così...
Vivevo intensamente, anche, ma: 'Fino ai quarantanove, tutto andrà bene così', dicevo.
'Posso contare su questo. Per un uomo che è vissuto come sono vissuto io, questo è tutto quello che posso chiedere'.
E quindi, a dieci anni ancora dai quarantanove, mi resi conto a un tratto d'essere prematuramente scoppiato.
Improvvisamente sentii, d'istinto, di dover essere lasciato in pace.
Non volevo vedere nessuno, assolutamente nessuno. Avevo visto tanta di quella gente durante tutta la mia vita...Vivevo in un mondo di imperscrutabili avversari e di inalienabili amici e sostenitori.
Ma ora volevo essere lasciato assolutamente in pace, per cui disposi un certo isolamento dalle ordinarie preoccupazioni.
Non fu un periodo infelice. Scomparvi e avevo sempre meno gente intorno.
Mi accorsi di essere stanco morto...
Poi, ad un tratto, sorprendentemente, cominciai a migliorare.
E mi crepai come un piatto vecchio appena ne ebbi notizia...
(F. Scott Fitzgerald, Il crack-up (L'incrinatura), 1936)
una volta le crepe e le filature dei piatti e delle scivelle venivano 'rammendate' con dei punti di fil di ferro...
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