sabato 13 aprile 2013

tanto per fare ?

La sensazione è che tutti stiano inventandosi qualcosa così, tanto per fare.
Oggi il PdL fa una delle sue solite pagliacciate di massa a Bari, 'contro la crisi'.
Lo stesso titolo all'incirca ha il megaconvegno di Confindustria.
Il PD invece si scaglia 'contro la povertà' in  un centro sociale della periferia romana.
Tutti mi ricordano quei ragazzi delle comunità di recupero che stavano in via Roma sino a qualche tempo fa e che ti chiedevano di 'firmare contro la droga'.
Quando gli chiedevi 'e che senso ha una petizione contro la droga ?',  loro stessi non lo sapevano.
Ecco, mi pare che siamo più o meno lì, come tra ex drogati.
L'importante è fare qualcosa, muoversi, tanto per fare.
E più si muovono, più annaspano e più avanza il collasso (el gollasso, come direbbe quel coniglio di Josè).
Dicono di voler migliorare la situazione, ma le loro bonifiche assomigliano a quelle di Bagnoli o di La Maddalena: soldi intascati, mare e suoli ancora di merda, anzi peggio.
Bonifica virtuale, la chiamano.

Anche Barca vuole rifare il PD e ha scritto un documentone di 55 pagine.
Si è appena iscritto, e già si propone da segretario.
Peraltro, un documento che sembra scritto da suo padre, Luciano (solo che lui è morto da tempo).
Uno spostamento a sinistra in cui la novità sarebbe rappresentata da un ritorno dei partiti forti e strutturati sul territorio, con una connotazione trontiana/neo-operaista, centrata su produzione industriale e crescita del Pil.
Qualche spruzzata di green economy, una critica al governo dei tecnici, e il gioco è fatto.
Un'altra bella bonifica virtuale.
E pare che Vendola e Camusso siano lì, in attesa, pronti a cascarci dentro in tuffo, con tutte le zampe.
Camusso poi, davanti alla richiesta di un nuovo Patto produttivo (che i padroni fanno sempre quando sono in coma, in modo tale da condividere tutti gli oneri, per poi rimangiarselo quando le cose vanno meglio per loro), sembra che infine abbocchi, insieme ai soliti noti e culirotti, Bonanni e Angeletti.
Ma dice: basta con gli strappi, torniamo alla concertazione.
Un'altra grande novità, sia nel metodo che nei contenuti, non c'è che dire...!

Ma possibile che non ci sia uno straccio di vera innovazione, di sguardo oltre il noto ?
Inutile guardare verso partiti e sindacati, mi direte.
Devo dire che su questo però mi hanno molto deluso anche i nomi emersi dalla Quirinarie.
Se questa è la creatività degli elettori a cinque stelle, non c'è da stupirsi del punto in cui siamo.

Vorrei praticare una secessione, uscire da qui, separarmi da tutto questo.
Vorrei averne la possibilità, ed anche il diritto.
Dentro di me sono a buon punto. Ma fuori ?

Il modello della dominanza non è adattativo nella nostra era altamente tecnologica. Ma, indipendentemente dallo sviluppo tecnologico, esiste un conflitto tra quanto è necessario per mantenere i sistemi della dominanza e quanto lo è per il nostro pieno sviluppo di specie.
...Dovremmo perciò riuscire a raccogliere la grande sfida contemporanea per una fondamentale trasformazione personale, culturale e sociale.
Ma un conto è dirlo, un conto è affermare che inevitabilmente ci riusciremo.
A bloccare la trasformazione ci sono infatti modelli culturali  e istituzioni profondamente radicate.
...Oggi, tutt'intorno a noi, sono state scosse credenze e istituzioni un tempo solidissime, in quanto si sta disintegrando il vecchio sistema della dominanza, e ciò ci sta portando sempre più vicino al caos.
Ma ciò non significa che inevitabilmente emergerà una nuova cultura della partnership.
Come dimostra la teoria della trasformazione culturale, nei periodi di disintegrazione sociale e di estremo squilibrio dei sistemi, si presenta l'opportunità di un cambiamento sociale e ideologico trasformativo.
Rientra tuttavia nella gamma delle possibilità un altro risultato: il sistema della dominanza potrebbe ricostituirsi in forme istituzionali e ideologiche apparentemente nuove, che si limitano meramente a cooptare alcuni elementi del modello della partnership, pur preservando la medesima configurazione di base che offre ricompense sociale ed economiche al predominio e alla conquista e idealizza, se non addirittura sacralizza, il dolore.
Di conseguenza, come nel momento di una qualsiasi biforcazione dei sistemi, non basta l'instabilità perchè emerga una diversa organizzazione sociale. Si rendono necessari moduli di cambiamento trasformativo in numero sufficiente per formare nuovi 'attrattori' capaci, mentre il sistema è in mutamento, di ricostituirlo in una nuova configurazione di base...Per farcela, dobbiamo spingerci più in profondità. Dobbiamo preoccuparci non soltanto di come una società costruisce le sue istituzioni economiche, politiche, religiose ed educative, ma anche di come costruisce fondamenti quali la sessualità, il genere, il sacro e, più oltre ancora, di come si mantiene attraverso l'uso di dolore e piacere.
...Siccome un cambiamento fondamentale comporta lo smantellamento di credenze e istituzioni esistenti, l'attuale lotta per completare il passaggio dalla dominanza alla partnership inevitabilmente implica dolore...Desidero anche dire che, anche se riusciremo nei nostri sforzi per lasciarci alle spalle un sistema che tanto pesantemente poggia sul dolore per il suo mantenimento, il dolore comunque non sparirà. Il dolore, come il piacere, fa parte dell'evoluzione e della vita... Tuttavia, nei sistemi della dominanza non è concesso neppure di usare appieno il dolore per conseguire scopi di crescita personale, poichè uno degli effetti del dolore cronico è l'ottundimento della percezione e dell'emotività.
Questo è uno dei motivi per cui oggi tanto si parla del diniego della presa di coscienza del nostro dolore.
Per la verità, quanto accadrà sarà in parte doloroso.
Ma anche incoraggiante, forse persino divertente.

(Riane Eisler, Il piacere è sacro. Il potere e la sacralità del corpo e della terra dalla preistoria ad oggi, Forum ed., Udine, 2012)




Nessun commento:

Posta un commento