martedì 30 aprile 2013

polacchine

La Vistola mi accompagna in questo viaggio.
Prima nella calda e cattolica Cracovia della cara Wislawa, ora nella fredda e sovietica Varsavia del notturno Fryderyk.
Sfigatelli questi polacchi, ma resistenti e sempre umani.
Si godono ora la pax romana, dopo due guerre mondiali, il nazismo e lo stalinismo, avvento e fine di Solidarnosc...
Milioni e milioni di morti.

Si sente ancora l'odore del fumo dei camini.
La terra bruna, la torba delle fosse comuni, i binari atroci, le foreste infinite e monotone.
Oggi ho viaggiato sul treno diretto a Danzica, e tutto questo e' tornato alla mente e agli occhi.
I palazzoni di Nova Huta hanno fatto posto a quelli di Praga, quartiere operaio di Varsavia.
I poveri che si affollano ai 'bar latteria' per un pasto caldo a basso costo sembrano gli stessi.
Ma la gioventu' spende e spande, apparentemente ignara della recessione.
Ragazze truccate e luccicanti neppure ti guardano dall' alto dei loro tacchi e lustrini.
Birra a gogo'.

Occhi chiari, azzurri, verdi, da gatto.
Cielo terso e luminoso, che vira al celeste e al grigio.
Attraverso i ponti, tra le luci della notte.
La citta' vecchia imita quella vera, distrutta dai tedeschi col beneplacito dei russi.
Provano a vivere, a divertirsi, ma sempre con un velo di malinconia, come se temessero che la tranquillita' finisse ancora una volta e tornasse il male.
Inizio oggi la mia settimana solitaria di viaggio, da qui verso il Nord...
Vado giorno per giorno, ora per ora, ascoltando, ascoltandomi.







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