5 aprile, ROMA - "Se l'umanità continua il suo percorso di consumo eccessivo delle risorse con una visione a breve termine potrebbe non sopravvivere". Questo quanto si afferma nel nuovo libro di Jorgen Randers, "2052: Scenari globali per i prossimi quarant'anni", la cui edizione italiana è stata presentata a Roma dall'autore insieme con il Wwf e il Club di Roma in occasione della Aurelio Peccei lecture 2013. A 40 anni dal volume I limiti dello sviluppo (primo rapporto del Club di Roma che nel 1972 ha messo in discussione la crescita continua), nel nuovo rapporto che guarda al 2052 (pubblicato in Italia per Edizioni Ambiente) Randers si pone delle domande alle quali risponde grazie al contributo di 30 esperti. Si scopre così che per i prossimi 40 anni le cose non andranno benissimo: per il rapporto "la causa principale dei problemi futuri è il modello politico ed economico predominante che è eccessivamente focalizzato sul breve termine".
Tra i nodi che attendono l'umanità nel futuro: la risposta umana al processo di adattamento ai limiti del Pianeta potrebbe "essere troppo lenta per fermare il declino"; l'economia degli Usa "ristagnerà", quella di Brasile, Russia, India e Sud Africa "progrediranno", mentre la Cina sarà "un esempio di successo" per la sua "capacità di agire"; i poveri potrebbero arrivare a 3 miliardi, con una popolazione mondiale che toccherà il massimo "nel 2042" con 8,1 miliardi di persone, e calerà la fertilità nelle aree urbane; il Pil globale crescerà "molto più lentamente del previsto"; come se non bastasse la CO2 in aria continuerà ad "aumentare" portando "un incremento" delle temperature di "2 gradi nel 2052 rispetto alla media pre-industriale", raggiungendo i "più 2,8 gradi nel 2080".
"Viviamo in un modo che non potrà essere portato avanti dalle generazioni future senza importanti cambiamenti - afferma Randers - L'umanità ha sfruttato le risorse della terra e, in alcuni casi, vedremo il collasso prima del 2052".
Ci dibattiamo tra allarmismo e rassicurazioni.
Gli stessi futurologi, ormai lasciano il tempo che trovano, sinceramente.
Non c'è più tempo, facciamo presto, stiamo perdendo tempo, acceleriamo o sarà la fine...
Oppure: fidatevi, siete in buone mani, siamo sulla strada giusta, la luce è vicina...
Più ci si incasina e più si cerca di 'fare i tranquilli' (forse è per questo che Grillo ha scelto per i suoi ieri l'agriturismo 'La Quiete' ?).
Ma, mentre facciamo i tranquilli, tutto si incasina ancora di più, impastoiati dalle nostre stesse regole, divenute ormai dei doppi vincoli patogeni.
E il tempo passa, e non sempre -come pensavano quei zucconi mistici dei Pelati Cirio - 'fa grandi cose'...
Sono passati quattro anni dal terremoto in Abruzzo e L'Aquila è ancora lì, puntellata e morta.
I delfini si spiaggiano a decine senza vita sulle nostre coste e non capiamo perchè.
I focolai di guerra si accendono ovunque e uccidono quasi solo civili, per le strade e nelle case. (e, ancor prima di sparare, le spese militari uccidono paesi interi (vedi Corea del Nord), condannandoli alla fame e alla carestia permanente).
L'evasione fiscale planetaria è un must irrinunciabile per chi è ricco e per chi vuole diventarlo.
Le banche pompano denaro per salvare se stesse e non fanno credito a nessuno (anche perchè sanno che quei soldi non renderebbero, non ritornerebbero indietro e non creerebbero nulla di quel che si dice (occupazione, produzione, ripresa...); le banche sanno, infatti, ben prima e ben meglio di noi, che l' 'economia reale' non è più 'reale'...).
Ora sono tutti impegnati a rincorrere il 'governo del fare', e da fare subito, ovviamente.
Ora, anzi, è già tardi.
E dobbiamo farlo tutti insieme, quelli di prima e di sempre, quelli che non sono mai riusciti ad accordarsi su nulla, se non sullo spolpare (noi) senza requie e sul restare in sella (loro) senza ritegno.
Ma ora ci dovremmo fidare.
In tutta risposta, alcuni continuano a suicidarsi, esodati e pensionati, traditi dal governo che c'è, uccisi dalla Fornero. E chi non riesce a suicidarsi in un botto, muore lentamente, di sfiducia e non senso.
'E' per questo che non c'è più tempo, la gente sta morendo, la casa brucia...!'.
Agire, agire, senza cambiare modello di pensiero e d'azione.
Fallacia del concreto, altra faccia della catastrofe.
Ieri ho visto 'I Croods': famigliola di cavernicoli trogloditi, fronte bassa e poco cervello, che sopravvive a malapena tra caverne e belve. Accade la catastrofe e devono abbandonare le loro (poche) 'sicurezze' e provare a sopravvivere nel casino crescente. Con le loro premesse a breve termine non ce la farebbero mai, se non incontrassero un giovane 'homo sapiens' che guarda oltre, ha nuove visioni della vita, del mondo e del futuro (e che vede nel cambiamento catastrofico un'opportunità per iniziare a vivere e non solo a sopravvivere).
Anche noi siamo lì: dobbiamo decidere se restare cavernicoli e proseguire a prendere-perdere tempo, rincorrendo azioni secondo le solite premesse (che sono quelle di Bersani, ma anche di Renzi, di Berlusconi ma anche di Monti, di Benedetto XVI ma anche di Francesco I...) e mimando i loro finti cambiamenti, oppure provare a rivedere in profondo tutto questo, approfittare della catastrofe e cambiare davvero...
Se non facciamo questo, anche se ci agitiamo a mille, siamo cotti.
Anzi: più agiremo e più ci agiteremo e più e più presto saremo cotti.
Tempus fugit.
Mai come in questi ultimi tempi avverto per me una sensazione strana e nuova: le giornate mi sembrano lunghissime e pesanti, senza fine, accidiose e stanche.
Le settimane, i mesi e gli anni, invece, volano via, velocissimi, leggerissimi ed eterei, insensibili ed insensati, quasi vuoti.
Pensavo che a me, proprio a me, sarebbe toccato di non invecchiare.
Mi sa che dovrò provare a cambiare premesse.
Senza allegria
RispondiEliminauscire presto la mattina
la testa piena di pensieri
scansare macchine, giornali
tornare in fretta a casa
tanto oggi è come ieri
è già... bisogna saper cambiare le premesse, altrimenti si rischia di veder fuggire via tutto...
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