Parliamo di cose un pò diverse dal solito oggi; di politica sì, ma delle relazioni quotidiane...
Di quello che un tempo si chiamava 'il privato politico'.
Ieri sono uscito, con fatica, di casa e sono andato -per amicizia- alla presentazione del libro 'Trasformare il maschile', curato da Tore Deiana e Massimo Greco.
Un bel testo, che tenta di partire da noi maschi, per costringerci ad una riflessione comune sempre rinviata sulle nostre identità di genere e sui nostri rapporti con il sesso e con l'altro sesso.
Interventi interessanti, ma -come mi capita sempre più spesso di sentire (sarà un problema mio)- un pò troppo 'buoni' e 'politicamente corretti'. Dibattito vispo assente ed (auto)provocazioni non pervenute.
Siccome ci stavamo annoiando, mi hanno chiesto più volte di intervenire e, visto che mi provocavano, l'ho fatto. E...apriti cielo !
Vi riassumo qualcosa di quel che ho detto, aggiungendo anche altro che (e forse è stato un bene) non ho detto.
Il rapporto tra i generi è stato uno dei campi di maggior conflitto del secolo scorso e lo sarà ancora per lungo tempo. Il femminismo ha rappresentato certamente una forma di lotta nonviolenta, di non collaborazione attiva, di boicottaggio-sabotaggio delle forme tradizionali di relazione tra i sessi.
Quel che appariva pacificato e normale ha rivelato la sua violenza e la sua ingiustizia profonda, il conflitto si è fatto esplicito, si è stati costretti ad accettare nuove concezioni del rispetto e della negoziazione. Il rapporto si è catastrofizzato.
Questo conflitto è ancora oggi non risolto, apertissimo, dolorosamente in atto.
Lo viviamo tutti i giorni, cerchiamo di abitarlo per quel che possiamo, sapendo che questa transizione sarà lunga e faticosa (anche perchè, sopratutto i maschi, appaiono molto renitenti ad affrontarlo davvero...).
Quel che mi preoccupa oggi, però, non è l'esistenza del conflitto e la sua persistenza, ma -all'opposto- tutti i tentativi di fuga da esso, di rimozione e neutralizzazione che mi pare di vedere intorno e che io interpreto come tali.
Molto in sintesi, faccio alcuni esempi:
-il femminismo non ha virato storicamente verso una direzione a la Eisler (il piacere è sacro, viviamo liberamente e pienamente la nostra sessualità, seguiamo la varietà e creatività dei nostri desideri...), ma è andato a colludere -soprattutto in Italia- con culture intellettualistiche e razionalistico-giuridiche, giungendo a vere e proprie derive anestetiche e sessuofobiche, che hanno concorso ad allontanarci dal rapporto, immunizzando ulteriormente i 'corpi';
- ho la netta sensazione che un certo numero di persone, maschi e femmine, che si dichiarano omosessuali, siano animate in questa scelta soprattutto dalla 'paura' di avere rapporti eterosessuali e dal rifiuto di andare a negoziare la propria ed altrui differenza, e che preferiscano proteggersi dentro pratiche di gruppo 'autodifensive';
-l'immenso mercato del sesso, virtuale o realmente consumato, ci permette di 'saltare il conflitto', aggirando i rischi dell'incontro diretto e dell'intimità, evitando il peso della continua negoziazione;
-la reciproca mimetizzazione e ibridazione (forzata?) tra i generi rende sempre più vaga la distinzione tra essi: il fenomeno 'metrosexual' da un lato (maschi cosmetizzati, super puliti-palestrati-depilati-truccati) o la maschilizzazione delle 'donne di potere' (dalla Thatcher alla Camcellieri, passando per la Bonino o la Severino o la Hack (non a caso oggi tra le papabili al Colle)), rappresentano gli estremi di un 'travestimento ambiguante' che occulta il conflitto.
Quel che ci ha stupito infatti del pianto della Fornero è stato proprio il fatto che -proprio una come lei, che si comporta da maschio per esercitare il potere- abbia pianto (proprio mentre imponeva con le sue leggi di massacrare migliaia di uomini e donne).
Il clima, dopo queste parole, si è infuocato.
Amici come prima, ma varie persone in sala si sono sentite toccate, ed hanno reagito in vari modi, tra il divertito, lo scandalizzato e l'interdetto.
Meglio non uscire di casa, mi son detto ancora una volta.
Anche per oggi non si vola.
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