Ci si prepara al supremo sacrificio, alla domenica di sangue, al lunedì del parto.
Dopo breve e clandestina gestazione, la manovra è in arrivo.
'Non capisce perchè le pecore accettino il loro destino, perchè non si ribellino mai invece di andarsene mansuete incontro alla morte. Se le antilopi sanno che non c'è niente di peggio al mondo che cadere nelle mani dell'uomo, e lottano fino all'ultimo respiro per fuggire, perchè le pecore sono così stupide ? Sono animali, dopotutto, hanno i sensi fini degli animali: perchè non odono gli ultimi belati della vittima dietro la baracca, non ne fiutano il sangue e se ne ricordano ? Certe volte, quando è in mezzo alle pecore -quando le riuniscono per sottoporle al bagno medicato e le chiudono in un recinto angusto dal quale non possono scappare - vorrebbe sussurrare loro qualcosa, avvertirle di quel che le aspetta. Ma poi nei loro occhi gialli coglie un barlume di qualcosa che lo costringe al silenzio: la rassegnazione, il presentimento non solo di ciò che accade alle pecore dietro la baracca per mano di Ros, ma anche di ciò che le attende al termine del lungo viaggio, consumato nella sete, verso Città del Capo, a bordo del camion. Sanno ogni cosa, fin nei minimi dettagli, e tuttavia non oppongono resistenza. Hanno calcolato il costo e sono pronte a pagarlo -il costo di essere sulla terra, il costo di essere vive.' (J.M.Coetzee, Infanzia, pp.103-4).
Si va, come le pecore, verso il macello.
Asettico, pulito, tecnicamente perfetto.
Verso il sacrificio di Isacco, chiamati dal dio Stato.
E non ci sarò Dio a fermarli e a fermarci.
Ma neppure noi, pare.
Bonanni ora si lamenta perchè 'non convocano le parti sociali' e non vuole semplicemente 'essere consultato', vuole 'trattare'. Veramente ridicolo, non trovate ?
Come se esistesse ancora un tavolo, un 'in-fra' politico tra noi, tra 'noi' e 'loro', tra 'impotenti' e 'potenti'. Ma non è così, da tempo. E' questo che, oggi, si rivela pienamente.
'Lo spazio dell'apparenza si forma ovunque gli uomini condividano le modalità del discorso e dell'azione...La sua peculiarità è che...non sopravvive alla realtà del movimento che lo crea, ma scompare: non solo con la sparizione degli uomini -come nel caso di grandi catastrofi, che distruggono il corpo politico di un popolo - ma con la stessa scomparsa e l'arresto delle loro attività...Che le civiltà possano sorgere e declinare...e scomparire senza catastrofi esterne -e spesso tali 'cause' esterne sono preceduto da un decadimento interno meno appariscente che sollecita le catastrofi - si deve a questa peculiarità della sfera pubblica...Ciò che mina dapprima, e poi distrugge, le comunità politiche è la perdita di potere e la definitiva impotenza...Dove il potere non è attualizzato si dissolve, e la storia insegna fin troppo bene che le più grandi ricchezze materiali non possono compensare questa perdita. Il potere è realizzato solo dove parole e azioni si sostengono a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali, dove le parole non sono usate per nascondere le intenzioni ma per rivelare realtà, e i gesti non sono usati per violare e distruggere, ma per stabilire relazioni e creare nuove realtà...Il potere è sempre un potere potenziale e non un'entirà immutabile, misurabile e indubbia come la forza o la potenza materiale. Mentre la forza è la qualità naturale di un individuo separatamente preso, il potere scaturisce fra gli uomini quando agiscono insieme, e svanisce appena si disperdono. Per questa peculiarità...il potere è straordinariamente indipendente da fattori materiali, sia in termini di numeri che di mezzi. Un gruppo relativamente piccolo ma ben organizzato di uomini può dominare quasi indefinitamente imperi vasti e popolosi...La rivolta popolare contro governanti materialmente forti, d'altra parte, può generare una potenza quasi irresistibile...Chiamarla 'resistenza passiva' è certamente un'ironia; si tratta in realtà del modo d'azione più attivo ed efficace che sia mai stato escogitato, perchè non può essere contrastato dal combattimento, dove vi è disfatta o vittoria, ma solo dal massacro di massa, in cui anche il vincitore è sconfitto, perchè è privato del suo premio, la vittoria, poichè nessuno può regnare su uomini morti.' (H.Arendt, Vita activa, pp.146-7).
La tirannide, più o meno illuminata, che occupa lo spazio lasciato vuoto dal potere democratico diffuso, non potrà però essere eterna.
Ma si accentua, ora, il suo carattere di prospettiva, che tenta di farsi duraturo, non contingente.
Le nostre vite future, il tempo a venire, conosceranno i suoi sviluppi e i suoi sempre eventuali rivolgimenti.
Ed io, e noi, che faremo ? Che ne sarà di noi ?
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