venerdì 9 dicembre 2011

SOCIETA' SENZA STATO, STATI SENZA SOCIETA'

Quando abbiamo smesso di essere sudditi, eravamo il 'popolo'.
Ad un certo punto, ci hanno chiamato 'società civile'
Poi siamo arrivati ad  'opinione pubblica'.
Gia da un pò eravamo diventati  'pubblico'.
Ora siamo tornati  ad essere 'sudditi dello Stato' (proprio ora, che gli Stati declinano, per giunta!).
Evoluzione delle democrazie contemporanee.

Quel che è allarmante è ormai la coincidenza, quasi sinonimica, tra 'statale' e 'pubblico'.
Alcuni esempi:

Il nostro non è più visto come un debito dello Stato ma come un debito pubblico.
Ecco perchè chiedono alle persone di renderlo tutto, pur avendolo creato solo in parte.
Il debito, infatti, è 'statale', ma -quando diventa un problema- si chiama 'pubblico'.
Le due cose non coincidono, nella sostanza, ma nelle parole sì.
E tanto basta agli allocchi che fanno informazione e che se la bevono.

Quando ci si riempie la bocca di 'scuola pubblica', 'università pubblica', sarebbe necessario evidenziare che quelle che abbiamo di fronte sono solo (e non si sa per quanto...) scuole e università 'statali', ma non pubbliche. Una scuola pubblica è una scuola aperta, condivisa, partecipata, co-costruita dai suoi attori. E finanziata da coloro che la creano e la usano. (per paradosso estremo, le scuole parificate cattoliche sono chiamate 'pubbliche non statali', il che è rivelativo...).
La scuola e l'università non sono nulla di tutto questo: sono apparati istituzionali gestiti dallo Stato per dare lavoro agli insegnanti e condizionare le menti di milioni di bambini e ragazzi, affinchè diventino quel che serve allo Stato stesso. Effetti che, peraltro, tendono a dileguarsi (il primo, constatata la progressiva riduzione degli insegnanti) o ad essere ottenuti principalmente con altre modalità ben più efficaci (il secondo, per il quale sono sufficienti e ben più potenti altre istituzioni: televisioni e internet, shopping e marketing pubblicitario...).

Quando si parla di 'ordine pubblico', ci viene da pensare subito alla polizia e all'esercito per strada.
Quindi, all'ordine statale, imposto dallo Stato, a tutela della sicurezza della maggioranza dei suoi cittadini dalle malefatte di una minoranza (che però restano anch'essi suoi cittadini...); e per il suo bene, ovviamente.
Lo Stato interviene a difesa di molti attaccando pochi ? Sarà.
Ma talvolta, spesso, è proprio il contrario: interviene a difesa dei pochi e dei loro interessi contro i molti e i loro interessi.
Quando, come spero, tra poco ci saranno rivolte di piazza, vedremo da che parte staranno le forze dell'ordine 'pubblico', cioè 'dello Stato'.(vedi quel che accade già in Grecia, nostro destino prossimo...).
Lo Stato siamo noi, direbbe Napolitano. Ma chi ci crede ?
E meno male che questo governo voleva rafforzare la coesione sociale e la fiducia...!

Cosa resta di liberamente e veramente pubblico in Italia, nel senso di 'non (veramente) privato' e 'non (veramente) statale' ?
La criminalità organizzata, la Chiesa, le banche.
Infatti lo Stato non ha poteri nei loro confronti (e/o, quelli che potrebbe avere, non li esercita).
Parliamoci chiaro: perchè neppure i sedicenti 'tecnici' osano interferire con questi poteri pubblici e forti (oltre al trascurabile dettaglio che anch'essi ne fanno parte!) ?
Perchè sanno che lo Stato italiano resta in piedi se e solo se resta un paradiso fiscale ed una zona franca per gli interessi ed i traffici, legalizzati o illegali, di questi ultimi. Se questi venissero davvero attaccati (ad esempio, attraverso patrimoniali o vere tassazioni), lo Stato sarebbe travolto e sconvolto da nuove 'strategie della tensione' e, molto semplicemente, i capitali e i traffici si trasferirebbero altrove, svuotando definitivamente le nostre economie. Ecco perchè 'si colpiscono sempre i soliti' !
Non si tratta solo e tanto di una difficoltà tecnica, tale da impedire un intervento deciso nei loro confronti, ma di una vera e propria collusione strutturale (una nuova conventio ad excludendum, seppure di segno diverso, insomma...).
Che è la stessa, a livello internazionale, a rendere oggi i mercati finanziari, le banche e le società di rating, decisamente più potenti di qualunque autorità politica o governativa.
Sia perchè hanno ormai dei bilanci superiori agli stati, sia perchè le tengono appese per i piedi e le fanno dondolare a loro piacimento attraverso le oscillazioni di borsa.

Gli Stati hanno inglobato la vita e la dinamica pubblica nel Novecento, divorandola.
Tanto da abolire, in sostanza e di fatto, la sfera pubblica.
Ed ora -come apprendisti stregoni- gli Stati stessi stanno rimanendo divorati, a loro volta, dagli spiriti animali (e 'pubblici') che hanno permesso e generato.
E noi, ex cittadini, oggi tornati sudditi, con loro.

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