L'estate finisce ed inizia l'autunno.
Il declino, già in corso da tempo, vira ormai verso la caduta libera (e non solo delle foglie).
Ed un lungo, terribile inverno non tarderà ad arrivare.
Stiamo entrando -di fatto- in un'economia di guerra.
Continuano a rinviare, ridimensionare, rassicurare, ma nel frattempo molte cose accadono, sempre più gravi per chi sa vedere.
La guerra si fa permanente e chiude ogni possibilità di soluzione che non sia la distruzione di entrambe le parti in campo, con ogni mezzo (ricatti e sabotaggi reciproci, vendette incrociate e minacce nucleari sempre più realistiche).
Lo so che sembra assurdo, ma ci toccherà morire per Kiev.
L'economia, già asfittica da tempo, procede verso l'asfissia: sempre meno lavoro, sempre meno risorse, sempre meno scambi. In una parola: decrescita (forzata).
I ricchi si arricchiscono, i ceti medi si impoveriscono, i poveri disperano.
Le società si spezzano, crescono odio e risentimento al loro interno e verso i nemici che stanno oltre confine.
I cataclismi climatici divengono normalità dell'emergenza quotidiana.
Anche l'aria, il cielo, il sole, i fiumi ed i mari (dopo i batteri ed i virus) divengono nemici da cui proteggerci e da combattere, per poter anche soltanto sopravvivere.
La transizione ecologica si rivela per quel che è sempre stata: solo una parola vuota, buttata là per rassicurarci sulla nostra buona volontà.
In un contesto di questo genere l'unica parola che vale è solo questa: si salvi chi può.
E chi può (finanziariamente, militarmente, energeticamente) sta già provando a salvarsi da solo.
Altro che Unione Europea!
L'Europa si divide ora anche sull'economia, unico punto di condivisione reale nella sua breve storia.
Gli stati la parassitano se dà denaro con il PNRR, ma la mollano su tutto il resto.
Perchè stupirsi quindi se anche qui da noi torna ad essere premiata la logica autocratica dell'Italy first?
I voti alla destra ed il suo successo dimostrano che:
i governi liberisti e guerrafondai favoriscono l'ascesa delle destre;
non esiste un nazionalismo sovranista democratico, ma soltanto fascista;
è finita definitivamente l'epoca della retorica antifascista;
non c'è spazio (politico, prima ancora che elettorale) per una vera alternativa sino a quando sopravviverà il PD;
l'unica area sempre crescente è e sarà quella dell'astensione.
Se vogliamo tener conto di queste evidenze, le mie riflessioni possibili su un futuro politico alternativo (per quel che potrà contare, considerata la catastrofe che sta per sommergerci) sono al momento le seguenti:
-Pars destruens: Il fascismo nel quale già viviamo se ne frega di quasi venti milioni di cittadini che non votano.
Se gli astensionisti non si organizzeranno attivamente, non conteranno mai; non importa che le loro visioni siano disomogenee, l'unico obiettivo della loro campagna dovrà essere soltanto quello di boicottare le elezioni, paralizzarne il regolare funzionamento e renderle inutilizzabili anche per chi prosegue a votare;
-Pars construens: Il Partito Democratico è giunto al capolinea e deve scomparire: l'esperimento, mai davvero decollato, è fallito (e non sono io a dirlo).
Lo so che i piccoli e grandi gattopardi sono lì pronti e sapranno ancora una volta cambiare perché nulla cambi. Ma la sua dissoluzione potrebbe favorire l'apertura di un processo politico alternativo, coerentemente anti-liberista, non sovranista ed ecologista.
Difficile crederci ora: resta molto improbabile, ma -almeno in via teorica- si apre una fase in cui esso torna ad essere perlomeno possibile.
ps: nei giorni scorsi ho presentato per due volte (e per la prima volta), a Roma e Prato, il mio Homo homini ludus. se volete vedere i video andate su youtube (un amico mi ha filmato e registrato integralmente, senza il mio benvolere, ma...):
Nessun commento:
Posta un commento