Anche ieri Mattarella non è riuscito a
trattenersi: ha sparato a zero contro gli astensionisti, quelli che
non vogliono più farsi carico delle loro responsabilità civili e
politiche, quelli che non collaborano e che stanno lì a criticare i
politici, senza più partecipare alla cosa pubblica e che non vanno
più neppure a votare.
Insomma, il problema della democrazia
siamo noi.
I nemici della democrazia non sono i
politici di professione, non sono le leggi ad personam, non sono le
connivenze mafiose, non sono i potentati finanziari, non sono le
burocrazie europee.
No, il vero nemico della democrazia
sono gli astenuti.
Ma perchè la maggioranza dei popoli di
tutta Europa sta scegliendo di astenersi ?
Trattare questo come causa della
catastrofe democratica e non come effetto è evidentemente parziale e
disonesto (non solo intellettualmente, sempre che la dimensione
intellettuale abbia ancora un posto nella politica di oggi).
Come se le postdemocrazie o le
democrature le avessimo inventate noi...!
Mattarella e i suoi amichetti di
merenda dovrebbero avere almeno il senso del ridicolo.
Quando il lavoro manca, o è ingiusto, o mal pagato, si sciopera.
E allora perchè, davanti ad una democrazia carente, assente o tradita, non fare lo sciopero del voto ?
Anche ieri si è tenuto l'ennesimo
corteo contro la violenza, questa volta rivolto al pericolo
baby-gang. Ma perchè dei ragazzini di dodici anni bullizzano i
compagni, o li rapinano per strada ?
La soluzione: più scuola, più
socializzazione, e pene più pesanti (subito Minniti ha parlato-
anche qui!- di terrorismo minorile...).
Come se la violenza non covasse proprio
nella società e nella scuola, col loro carico di sopraffazione, di
arbitrio, di gerarchia, di non senso, di compiti senza relazioni, di
non ascolto.
Com'è che i ragazzini imparano, sempre
più precocemente e sempre più spietatamente, che la violenza
funziona, vince, fa ottenere soldi, risultati, successo sociale ?
Non sarà che gli stessi meccanismi
della produttività, dell'utilitarismo, dell'individualismo, del
consumismo e della competizione (tutti 'valori' oggi ben presenti
anche nella stessa scuola e in tutte le famiglie italiane) comportino
un tasso di violenza tanto elevato e brutalmente gratuito ?
Ma anche qui è inutile cercare di fare
un'analisi seria ed autocritica del sistema.
Meglio continuare a propagandare le
false verità degli esperti, le ovvie parole d'ordine dei tutori
dell'ordine, le assurde ricette degli specialisti specializzati
soltanto nel dare ragione a se stessi contro ogni ragionevolezza.
Anche ieri il Parlamento si è riunito,
per quanto sciolto.
Bisognava proseguire le missioni
internazionali di pace ed iniziare quella nuova, in Niger.
22 missioni, che vanno avanti da anni,
e che vanno necessariamente finanziate e rinnovate.
A differenza di altre urgenze, che
possono attendere e per le quali il Parlamento non si riconvoca più,
le guerre in corso richiamano tutti ai loro obblighi istituzionali,
anche in piena campagna elettorale.
La guerra è da sempre la vera matrice
della politica, questo è il segnale che ci arriva, brutalmente e
cortesemente, addosso.
In Italia, così come dal Medio Oriente
o dalle Coree.
Oggi ho iniziato a leggere 'Il libro
contro la morte' di Elias Canetti.
Alcune sue frasi ci dicono già tutto
su questo.
L'intima natura del potente consiste
nel fatto che costui odia la propria morte, mentre la morte degli
altri gli è non solo indifferente, ma perfino necessaria. Questa
tensione fra la propria morte e quella degli altri è il suo
carattere costitutivo.
Per tutto questo mese ho riflettuto
sul trionfo dell'uccidere e del sopravvivere. Potrebbe sembrare che
tutto il risultato della mia millantata ribellione sia la seguente
constatazione: la morte degli altri è rinvigorente e perciò
gradita...Come se ogni singola morte, chiunque la subisca, non fosse
un delitto che si dovrebbe impedire con ogni mezzo!
Con tutta la forza della mia
anima-ed è un'anima energica ed impetuosa- mi sono opposto alla
guerra. Renderla per sempre impossibile è lo scopo conclamato della
mia vita, scopo dal quale nulla mi potrà distogliere. Ma sentimenti
simili, che pervadono interamente l'uomo, non sono atti a facilitare
la comprensione della guerra dall'interno. Tutte le accuse mosse ad
essa dall'esterno si sono rivelate inefficaci.Su questo punto uomini
migliori di me hanno fallito. Bisogna aver la forza di entrare nelle
fauci della guerra e, senza pietà, strapparle le viscere dal corpo.
Chi è sopraffatto dal disgusto, ancor prima che essa apra la bocca,
costui è meglio che la scansi e si dia al bel canto...
Un orrificante senso di pace
sopravviene in noi quando vediamo sempre più gente cadere intorno a
noi. Si diventa completamente passivi, non si restituisce più il
colpo, si diventa pacifisti nella guerra contro la morte e le si
porge sia l'altra guancia sia la prima persona che capita. Da
questo, da questa spossatezza, da questa inermità, le religioni
traggono il loro capitale.
La condanna a morte universale
all'inizio della Genesi contiene, in buona sostanza, tutto ciò che
va detto sul potere, e non c'è nulla che non possa non esserne
dedotto.
Se il mare intero fosse avvelenato,
così come tutte le altre acque, e gli uomini dovessero evitarne il
contatto, perchè sarebbe mortale, allora, ma solo allora, si avrebbe
davvero idea di che cosa significhi vivere oggi in questo mondo.
Qualsiasi cosa tu abbia pensato a
proposito della morte, oggi non è più valida. Con un enorme balzo,
essa ha raggiunto un potere di contagio quale mai ebbe prima. Oggi è
realmente onnipotente, oggi è veramente Dio.
La guerra si è spostata nello
spazio siderale, la Terra tira un sospiro di sollievo prima della sua
fine.
Le guerre si fanno per amore della
guerra. Finchè non si ammetterà questo, non si riuscirà mai a
combattere veramente contro le guerre.
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