Questa mail è un invito a
chi è indeciso se votare o meno,
a chi è tentato dall'idea di non votare
e a chi da tempo non va a votare.
È ora di condividere ed esplicitare quali emozioni e motivazioni ci portano consapevolmente a non andare a votare alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e a farci emergere come un movimento organizzato di non votanti consapevoli, quindi metter su una Campagna di Astensionismo Pubblico (C.A.P.) cioè ad immaginarci nuovi indirizzi, nuovi codici d’avviamento politico.
CAMPAGNA di ASTENSIONISMO PUBBLICO
no, st(r)avolta non voto!
SCIOPERO DALLE ELEZIONI
L’azione sarebbe quella di andare ai seggi elettorali come faremmo normalmente per votare e di far registrare nel verbale il nostro rifiuto a ritirare la scheda elettorale lasciando un reclamo scritto. L'attuale legge elettorale lo consente (vedi in calce) e inoltre ogni reclamo messo a verbale verrà preso in esame dalla Camera nella seduta di convalida dei risultati delle elezioni, secondo quanto previsto dal Testo Unico delle leggi elettorali.
Sono ovviamente ipotizzabili e auspicabili anche altre azioni pubbliche da pensare insieme.
Se ti-vi scrivo è proprio perché vorrei sapere davvero cosa ne pensi, sempre in calce puoi leggere le prime riflessioni che abbiamo iniziato a fare con alcune persone informalmente.
Ci vediamo, riflettiamo insieme su nuovi Codici d’Avviamento Politico?
Per co-costruirla e coordinarci ci vediamo:
DOMENICA 4 FEBBRAIO
ore 12.00
Centro Sociale SCUP
Via della Stazione Tuscolana 82, Roma
(metro A Furio Camillo)
per info, commenti e adesioni:
CAMPAGNA di ASTENSIONISMO PUBBLICO
no, st(r)avolta non voto!
SCIOPERO DALLE ELEZIONI
L'idea è quella di cogliere la situazione del giorno delle elezioni come porta spazio-temporale di azione ed espressione pubblica di dissenso politico, un dissenso così serio e profondo che molte persone non votano più da anni e non per disinteresse della cosa pubblica ma tutt’altro.
I rituali delle attuali democrature ci spingono verso un'eutanasia delle democrazie stesse. Una democrazia senza popolo si delinea con sempre più evidenza. Le forme di democrazia diretta sono sempre più trascurate e vilipese. E la rappresentanza è ormai un simulacro senza sostanza. I partiti non hanno più bisogno del nostro voto, se non come ratifica dell'esistente e del già deciso. L'unico modo che abbiamo per ridare peso e valore al voto è astenerci pubblicamente, agendo politicamente l'astensione. L'assenza ci rende presenti molto più che una svuotata partecipazione.
Democratizzare la democrazia è l'unica strada per preservarla. Se la democrazia non si amplia e si rinnova, perisce. Si va infatti verso poteri democratici sempre più deboli e inefficaci. Il che riapre all'invocazione di poteri forti, ad una militarizzazione della vita sociale, ad un sempre maggiore controllo sull'informazione e su quel che resta delle nostre vite private. Il voto non rappresenta più il centro del governo politico delle nostre esistenze: il dominio viene esercitato in altre forme, più continue e quotidiane, nei dispositivi del lavoro e dello svago, nelle dimensioni del consumo e dello spettacolo, nelle mitologie securitarie. Le elezioni sono ormai solo un epifenomeno all'interno di queste cornici, ben più potenti e direttive. Andare a votare significa collaborare a mantenere e a sostenere questo stato di cose. Indipendentemente da cosa o chi votiamo, ci troviamo immersi in un modello collusivo, in cui sono coinvolti - più o meno in buona fede - gli stessi candidati ed eventuali eletti. Dobbiamo spezzare questo circolo che ci rende complici, iniziando proprio dal voto.
Dove si situa oggi il nostro astenerci dalla responsabilità politica? Proprio e soprattutto nel proseguire ad andare a votare. Qualunque sia la motivazione: timore per una situazione ancor meno democratica in cui non ci sia più neppure il voto, accettazione del meno peggio o del male minore, conformismo e abitudine, adesione seppur perplessa ad un programma politico o simpatia-amicizia per un candidato. Continuare a votare oggi significa non assumerci la nostra responsabilità politica, adeguare la nostra coscienza alla non-scelta di molti, collaborare a qualcosa che non collabora con noi, ma anzi ci esclude e ci tradisce senza ritegno. L'astensione, nella sua forma attuale, sostanzialmente clandestina e privata presuppone già una presa di posizione, fosse anche di rifiuto generico o di chiusura soggettiva; esprime perlomeno un anti-automatismo. Ma quel che proponiamo qui è il tentativo di rendere questa scelta, già di per sé rivelativa (di un malessere, di uno scontento, di un'estraneazione, di una separazione e presa di distanza), tale da assumere una responsabilità politica pubblica diretta e palese. Rappresenta quindi tutto l'opposto di un disimpegno o di un'assenza, ma assume il senso di una presa di parola e di presenza potentemente assertivo, tanto più se all'interno dell'attuale quadro politico, caratterizzato da cinismo, opportunismo e delega in bianco.
Democratizzare la democrazia è l'unica strada per preservarla. Se la democrazia non si amplia e si rinnova, perisce. Si va infatti verso poteri democratici sempre più deboli e inefficaci. Il che riapre all'invocazione di poteri forti, ad una militarizzazione della vita sociale, ad un sempre maggiore controllo sull'informazione e su quel che resta delle nostre vite private. Il voto non rappresenta più il centro del governo politico delle nostre esistenze: il dominio viene esercitato in altre forme, più continue e quotidiane, nei dispositivi del lavoro e dello svago, nelle dimensioni del consumo e dello spettacolo, nelle mitologie securitarie. Le elezioni sono ormai solo un epifenomeno all'interno di queste cornici, ben più potenti e direttive. Andare a votare significa collaborare a mantenere e a sostenere questo stato di cose. Indipendentemente da cosa o chi votiamo, ci troviamo immersi in un modello collusivo, in cui sono coinvolti - più o meno in buona fede - gli stessi candidati ed eventuali eletti. Dobbiamo spezzare questo circolo che ci rende complici, iniziando proprio dal voto.
Dove si situa oggi il nostro astenerci dalla responsabilità politica? Proprio e soprattutto nel proseguire ad andare a votare. Qualunque sia la motivazione: timore per una situazione ancor meno democratica in cui non ci sia più neppure il voto, accettazione del meno peggio o del male minore, conformismo e abitudine, adesione seppur perplessa ad un programma politico o simpatia-amicizia per un candidato. Continuare a votare oggi significa non assumerci la nostra responsabilità politica, adeguare la nostra coscienza alla non-scelta di molti, collaborare a qualcosa che non collabora con noi, ma anzi ci esclude e ci tradisce senza ritegno. L'astensione, nella sua forma attuale, sostanzialmente clandestina e privata presuppone già una presa di posizione, fosse anche di rifiuto generico o di chiusura soggettiva; esprime perlomeno un anti-automatismo. Ma quel che proponiamo qui è il tentativo di rendere questa scelta, già di per sé rivelativa (di un malessere, di uno scontento, di un'estraneazione, di una separazione e presa di distanza), tale da assumere una responsabilità politica pubblica diretta e palese. Rappresenta quindi tutto l'opposto di un disimpegno o di un'assenza, ma assume il senso di una presa di parola e di presenza potentemente assertivo, tanto più se all'interno dell'attuale quadro politico, caratterizzato da cinismo, opportunismo e delega in bianco.
IL 4 MARZO 2018 COME DICHIARARE E REGISTRARE IL RIFIUTO DI RITIRARE LA SCHEDA DI VOTO.
Con riferimento alle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n 361 e successive modifiche TITOLO VII Disposizioni penali Art. 104. Comma 5.
Ci si presenta al proprio Seggio elettorale con in mano la Tessera elettorale e il documento d’identità. Giunto il vostro turno, vi farete registrare normalmente il documento e vi farete timbrare la tessera elettorale poi solo al momento in cui vi stanno per dare le schede di voto vidimate quindi prima di recarvi nella cabina elettorale chiederete al Presidente o al Segretario del Seggio di mettere a verbale la vostra dichiarazione d’intenti, cioè il rifiuto a ritirare le schede elettorali, nel verbale farete scrivere quello che volete (esempio: rifiuto le schede perché non mi sento rappresentato, non credo nella democrazia rappresentativa etc...); è consigliabile ove possibile avere con sé un documento scritto in precedenza, in cui sia riportato il nostro reclamo, da consegnare al Presidente o al Segretario del seggio, richiedendo che venga allegato al verbale delle operazioni di voto. Il Presidente o il Segretario hanno l’obbligo di prendere atto dei voleri del cittadino e di trascriverlo sul verbale. Né il Presidente, né il Segretario potranno rifiutarsi perché se lo facessero compierebbero un reato, e sarebbero passibili di multa da 4.000 euro o addirittura della reclusione fino a tre mesi.
Solo così facendo il voto non andrà a nessuno, farà ugualmente cumulo alle presenze ma non rientrerà nel meccanismo del premio di maggioranza (come accade invece se la scheda viene ritirata e lasciata bianca o se viene scritta/disegnata si conta nulla). Quindi attenzione bisogna esprimere bene il proprio volere di rifiutare la scheda e di volerlo verbalizzare.
Ricapitolando:
1) Presentarsi al proprio seggio con il documento d’identità valido + tessera elettorale.
1) Presentarsi al proprio seggio con il documento d’identità valido + tessera elettorale.
2) Aspettare con calma e gentilezza di essere registrati con i propri estremi di documento e di farsi timbrare la tessera elettorale.
3) Quando e solo quando vi stanno per dare la scheda elettorale da loro vidimata, dichiarate-sempre con calma e gentilezza- che rifiutate di ritirare la scheda di voto e che volete che venga messo a verbale che rifiutate di ritirare la scheda di voto e lasciate commento dove spiegate la motivazione (secondo il già citato DPR 30 marzo 1957, n. 361 – art. 104)
4) NON DOVETE RITIRARE ASSOLUTAMENTE la scheda elettorale (se si ritira e la si tocca la scheda viene contata come scheda nulla e quindi rientra nel meccanismo del premio di maggioranza).
salve, in alcuni blog si dice di non farsi timbrare la tessera elettorale perchè in effetti non si vota e l'operazione di timbratura viene effettuata solo alla riconsegna della scheda da parte dell'elettore, qui invece dite di farla timbrare
RispondiEliminasì, hai ragione, abbiamo corretto tutto sul blog astensioattivo...
RispondiEliminala tessera non va timbrata!
ciao