mercoledì 24 gennaio 2018

18 e 68

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/23/il-sessantotto-lanno-piu-sciagurato-della-storia-recente/4109922/
Diego Fusaro attacca il '68, alla stregua di un novello Pasolini.
Non condivido tutto di quel che scrive, ma qualcosa sì.
Anche vedendo- ieri sera- il film tanto voluto da Michael Caine, My Generation, dedicato ai fasti della Swinging London, quella dei Beatles e Stones, di Mary Quant e Twiggy, di Donovan e Roger Daltrey.
Un film rivolto ad illustrare un sogno, un momento clou, che ha decisamente cambiato la nostra vita e il mondo.
Facile ora dire che siamo finiti peggio, con questa nostra finta libertà di mercato.
Ma come vivremmo se non ci fossimo almeno liberati dei parrucconi di un tempo ?

Dà da pensare pensare che chi aveva 18 anni nel 68 oggi ne ha 68.
E che tra poco andranno a votare per la prima volta proprio quelli che sono nati nel 2000, ed hanno ora 18 anni.
Nessuno di loro era presente ieri in sala.
I millennials, nella loro maggioranza,forse non sanno neppure cosa sia stato il 68.
Le loro speranze ed i loro sogni sono oggi più privati ed individuali, raramente collettivi.
Le loro relazioni sono perlopiù virtuali e a distanza.
Eppure alcuni di loro -e soprattutto quando crescono un pò, tra i 20 e i 30 anni- iniziano a rendersi conto che qualcosa manca alla loro vita: non solo il futuro, ma anche il presente.
A questo proposito, Umberto Galimberti, a distanza di un decennio da 'L'ospite inquietante. I giovani e il nichilismo', ha fatto pubblicare in questi giorni  'La parola ai giovani.. Dialogo con la generazione del nichilismo', che riprende, valorizza e commenta una buona parte delle lettere che gli sono arrivate nel tempo da giovani, soprattutto ragazze, in relazione alla sua rubrica fissa che tiene su D di Repubblica.
Pur nel pessimismo generale e nell'assunzione del nichilismo come dimensione ineluttabile del nostro tempo e del prossimo, il libro prova ad aprire spazi e tempi di vivibilità, di proposta e di prospettiva di vita che i giovani cercano e sperimentano, nonostante il mondo, e la sua carica di frustrazione e persistente carico di oppressione.
Lo stesso tentativo, abbastanza veltroniano nella sostanza, fa Ligabue col suo nuovo film, Made in Italy (che però non ho visto e non credo vedrò...).
Insomma, si sta cercando di riabilitare in qualche modo e disperatamente, la generazione dei bamboccioni.
Certamente si stanno addossando ai giovani d'oggi limiti e responsabilità che non sono loro, ma nostre.
Ma sono perplesso rispetto ad operazioni che, tentando di far emergere il positivo e lo speranzoso, pensano così di risolvere la faccenda, ben più intricata e disperata.

Peraltro, e qui direte che il mio pessimismo atavico prevale, credo che il 2018 sarà molto più un anno che ci ricorderà il centenario del 1918 (anno in cui si è conclusa la prima grande strage legalizzata del novecento) molto più che il cinquantesimo compleanno del tanto vituperato (o tanto osannato) '68.

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