venerdì 26 gennaio 2018

ebbing, missouri, italia

Ieri sera ho visto 'Tre manifesti, ad Ebbing, Missouri'.
Una madre si ribella al silenzio e alle collusioni della polizia che non sta indagando sulla fine atroce di sua figlia, stuprata da morta e bruciata su un prato, alla periferia della piccola città.
Paga lautamente tre grandi cartelloni, posti proprio nel punto in cui è avvenuto il crimine, e attacca apertamente le forze dell'ordine.
Un atto nonviolento, coraggioso e appassionato, che genera reazioni selvagge, inconsulte, terribili.
L'uscita dal silenzio genera la guerra.
Un film realistico, crudo, cinematograficamente bellissimo.
Una lezione politica.

Ora, vorrei far risaltare una coincidenza, casuale ma emblematica: :proprio ieri è stato celebrato qui da noi il secondo anniversario della scomparsa di Giulio Regeni al Cairo.
Ne passeranno molti altri, di anni e di ananiversari
Passeranno decenni, come già dimostrano tutti gli altri casi in cui siano coinvolti militari, servizi segreti, trafficanti, mafie. Cioè gli intoccabili, quelli per cui non valgono mai democrazia e giustizia.
Ustica, il caso Alpi-Hrovatin, il caso Cucchi stanno lì, tra i tanti altri , a dimostrarlo.
La storia italiana è costellata di finte e mezze verità, di attese infinite, di riabilitazioni senza condanna, di prescrizioni e ignavie.
Che i coraggiosi genitori di Giulio lo sappiano: non saranno le petizioni, gli articoli e gli appelli, gli striscioni o le fiaccolate a risolvere il caso, a far venir fuori la verità.
Troppe le connivenze, gli invischiamenti, i depistaggi, i misteri.
La democrazia liberale non è capace di affrontare le sue autocontraddizioni (i delitti compiuti da coloro che dovrebbero -teoricamente- difendercene)
Non dico che si debbano bruciare le sedi della polizia o picchiare gente per strada, come arriva a fare la protagonista del film.
Ma è necessario trovare delle forme nonviolente più aggressive ed efficaci, più pressanti e coercitive.
I genitori dovrebbero insediarsi per qualche giorno al Quirinale o occupare la sede diplomatica italiana in Egitto, inopinatamente riaperta, sino a quando qualcuno non dirà pubblicamente quel che già si sa e tutti pensano.
Una persona come Giulio, forse, l'avrebbe fatto.




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