domenica 11 gennaio 2015

tra retorica e guerra

Anche in Italia c’è preoccupazione per la libertà di espressione. Si teme possa ritornare. La Cattiveria di Kotimkin sul Fatto apre alle riflessioni sulla manifestazione di oggi a Parigi. Un corteo zuppo di retorica tardoilluminista, guidato da dittatori finti democratici che governano senza democrazia, partecipato dai soliti progressisti che innalzano matite e bandierine arcobaleno. Roba davvero ridìcola, totalmente anacronistica, e peraltro menzognera. E davvero di parte, a uso e consumo della nostra 'pace perduta e ancora agognata', come se fosse ancora possibile è giusto essere in pace noi, mentre altri muoiono anche per mano nostra. L'ipocrisia dei 'democratici' è poi completa con l'esclusione della Le Pen dal corteo. Ma allora perchè accettare Nethanyau ? E se si presentassero Assad o Al Sisi ? Chi dà il patentino di democratico repubblicano, e chi lo toglie ? Chi può farlo davvero oggi ? Tutto questo, comunque, sarà spazzato via, è già spazzato via dal terrore e dalla guerra. La retorica di cui ancora ci ammantiamo non potrà nulla contro la violenza che sale in spire senza scampo. La violenza che è anche, soprattutto nostra, e che si ripresenta mostrificata nei nostri figli e concittadini 'terroristi', nei mostri stranieri in forma familiare, nei perturbanti emblemi del nostro fallimento e delle nostre stesse efferatezze. Vedere il film di Eastwood 'American sniper', se ancora servisse aggiungere qualche elemento, resta piuttosto istruttivo su quelle che ci ostiniamo a chiamare 'missioni di pace'. E su quella che è la base fondamentalista della nostra civiltà occidentale: la guerra. E non si intravvedono apprendimenti significativi e cambiamenti sensati su questo fronte, anzi... Tra guerra, di stato o di individui, da un lato, e retorica della pace e della libertà dall'altro, resteremo schiacciati come mosche sul vetro. E siamo già schiacciati, ed è l'impotenza attuale a dimostrarlo. Inutile fare messe e riti esorcistici per le strade di Parigi. La pace è finita, andate in guerra.

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