A letto, in un bungalow sul fiume Kway.
Un pò raffreddato, dopo una traversata in motorino della superstrada 323 da Kajanamburi alla giungla nel parco di Erawan, 70 km.
Cascate, lance sul fiume, tutto scorre (tranquillo).
Il famoso ponte l'abbiamo visto ieri, al tramonto: un trenino verde transitava, una sposa si faceva le foto col maritino, tanta gente intorno, un coretto di piccole bambine che danzano e sculettano.
Il Kway ricorda una delle storie più orribili della Seconda guerra mondiale: lager e lavori forzati per cinesi e prigionieri di guerra, costretti a costruire la ferrovia tra Siam e Burma.
!00.000 morti in tre anni di lavori, un'assurdità tipica della guerra.
Ci siamo arrivati dopo tre bei giorni nella capitale, l'immensa, incredibile, pazzesca Bangkok.
Uno degli ombelichi del mondo globalizzato, davvero impressionante.
Il palazzo reale e i templi vicini sono davvero unici, molto superiori di quelli visti nel viaggio precedente in Laos e Cambogia. Il Buddha dormiente è proprio spettacolare.
E la città, con i suoi quartieri, così vari, il lungofiume e i battelli, i tuk tuk e i taxi rosa e blu shocking, i treni lenti e quelli velocissimi e sopraelevati che tagliano la metropoli.
Vita frenetica, in movimento assoluto, come nelle vie dello shopping e del cibo per turisti, anche eccessive.
E non ci siamo inoltrati nei quartieri a luce rossa, tipo Nana, dove le ragazzine ballano senza mutande e i turisti le guardano attraverso una vetrata dal basso.
Una ipercittà, tentacolare e affascinante.
Dopodomani si andrà verso le vecchie città reali, Sukhotai e Ayutthaya, e sarà un lungo viaggio in bus, 7-8 ore a tappa.
Stiamo provando di tutto, ed è molto divertente: treni, bus, battelli, motorini, tuk tuk, motorini con autista (folli), sky train, taxi.
La gente è tranquilla, accogliente, premurosa.
Caldo, ma non asfissiante. Niente pioggie,
Domani alle cascate qui vicino, a rinfrescarci un pò.
Arrivano voci italiane, e ci viene voglia solo di starne alla larga...
Si conclude la prima settimana di viaggio, meno male che ne mancano ancora cinque.
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