lunedì 8 ottobre 2012

oblomovismo 2 !

Grazie, ma non so nè cosa dirle nè a che cosa lei si riferisca.
Sto parlando del Giudizio Universale, non ti ricordi ? dissi.
Ah, ha già avuto luogo anni fa, non si preoccupi per questo Giudizio, mi rispose.
Ha già avuto luogo ? domandai.
Sì, rispose.
Direi piuttosto, aggiunsi, che lo si attende nel giro di un paio d'anni.
Ognuno è libero di credere ciò che vuole, perfino che il Giudizio debba ancora avvenire, mi rispose ermetico.

Sembrava in disaccordo con me ( a me non faceva nessuna differenza che fosse d'accordo o meno, considerato che, malgrado me lo tenessi per me, non pensavo di tornare a scrivere mai più un libro in vita mia...), ma non disse nulla finchè non rimanemmo soli io e lui nella coda per imbarcarci sull'aereo.
Non era in disaccordo con le mie oneste parole, mi disse, ma pensava semplicemente che qualsiasi sforzo fosse ormai vano nei tempi che correvano, ormai non si poteva più fare nulla per il mondo, tutto stava colando a picco e sforzarsi di scrivere o di girare un film intelligente quando ormai non interessava a nessuno era semplicemente una perdita di tempo, meglio dunque andare su una spiaggia deserta ad ascoltare Under the mango tree, per questo tendeva ogni giorno di più a rifiutarsi di essere un anello ulteriore nella catena dello sforzo del lavoro, di cui beneficiavano i mafiosi di sempre.

...a suo figlio toccava capire che a partire da quel momento...non avrebbe avuto altra possibilità se non evocare le ultime parole dolorose di quella conversazione telefonica durante la quale la voce del Patriarca gli era parsa irriconoscibile: 'Figliolo, non mi interessa minimamente vederti, sono disinteressato perfino agli extraterrestri.'

Smettere di parlare era il mio progetto fondamentale. Non più solo smettere di scrivere, ma anche smettere di parlare. Aspiravo a diventare, il più in fretta possibile, un tizio a cui il mutismo perentorio avrebbe conferito  un'aria di superiorità e...mi avrebbe trasformato, molto mio malgrado, in un essere insopportabile per gli altri, sempre così chiacchieroni. A ogni modo, essere mal visto non avrebbe impedito che mi fossi convertito in un muto radicale, in una persona sempre disposta a guardare, ma non ad ascoltare: un uomo impassibile, di na gravità disperante per i parlatori...
Era una meravigliosa pace nascosta che mi rimandava ai tempi immemorabili in cui giocavo serenamente con delle arance nel giardino della casa estiva dei miei genitori e credevo che la lunga estate, quando fosse arrivata alla fine, avrebbe avuto la forma di un'arancia sbucciata.
Sapere che presto mi sarei trasformato in un radicale muto e agrafo equivaleva a vedermi all'orizzonte mutato in un'arancia sbucciata ?
...Avevo già scritto e parlato molto nel corso di tanti anni e ora desideravo mostrarmi consapevole davanti alla gente di essere solo nel mondo, cosa che anche gli altri sanno, ma che si rifiutano di ammettere del tutto.

Poi mi resi conto che Debora e Vilnius -gli Oblomov- da un pò di tempo sembravano volermi dire qualcosa.
...Ci avevano pensato bene, ma non avevano tempo nè volevano appartenere alla cultura dello sforzo...Preferivano avere un'idea al giorno ed essere infrasottili come l'aria e vivere tranquilli e cambiare di pensiero a ogni momento in mezzo all'atmosfera culturale vuota del loro paese, dondolarsi nel nulla e non commettere l'errore di incatenarsi per mesi o anni all'elaborazione di un libro, di una sinfonia, di un film. Volevano avere un'idea al giorno e in linea di massima non metterla nemmeno in pratica, averla e lasciarla poi abbandonata, catalogata come un ulteriore fallimento nell'Archivio Generale dei Fallimenti di Vilnius.
...Ed io cosa ne pensavo di tutto ciò ? ...mi sembrava perfino logico che cercassero di non fare niente e di non credere in niente come possibile via d'uscita alla loro asfissiante situazione. In una terra, in un paese in cui a nessuno importava nulla, la cosa migliore che potevano fare era di non interessarsi a nulla e meno che meno ai loro imbecilli compatrioti. La cosa migliore era che guardassero verso zone veramente vuote e senza fede.

Nei giorni successivi non sarebbe mancato chi sicuramente avrebbe domandato se allora non facevano niente e passavano la giornata a braccia conserte. A questa domanda, avrebbero risposto con tono infrasottile, come Duchamp: 'Cosa vuole ? Non ho più idee'.
Solo che loro lo avrebbero detto al plurale e con la loro energia:
'E cosa vuole che le diciamo ? Non abbiamo idee'
'Nessuna?'
'Oh monsieur! Ne abbiamo una al giorno. E' sufficiente per noi, che siamo infrasottili, aria del tempo, lieve  passione grande, Aria di Dylan.'...

(Enrique Vila-Matas, Un'aria da Dylan)

P.S. Caro Max, grazie per la soffiata! Un abbraccio

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