Mattinata antropologica, ieri, dedicata alla Giustizia italiana.
Roba da poco: visita al giudice di pace per una class-action contro la società Cagliari Calcio, per le partite non viste al sant'Elia l'anno scorso e regolarmente pagate invece da noi fedeli abbonati.
Fregatura per molti (5000 persone circa), class action per pochi (un centinaio).
Ma si sa: qui da noi -come direbbe Crozza- ci stanno sodomizzando ma non reagiamo; siamo ipnotizzati dall'uccellino Pio.
Basta! E' il momento di cambiare!, declamano anche gli algidi svedesi dell'Ikea. Ed è anche facile, secondo loro: a vedere lo spot: basta spostare i loro mobiletti sul balcone e guardare i vicini tra un palazzo e l'altro, anzichè star chiusi in casa. Sarà...
Ma torniamo all'esperienza etnologica.
La portinaia fuma fuori, all'ingresso, e non sta in guardiola. Ma sa dirmi dov'è la stanza giusta.
Il gran palazzo è un formicaio di stanzette piccole e piccolissime in cui non si capisce come si possa ascoltare l'udienza in più di tre o quattro persone. Ma forse non è previsto che qualcuno stia lì ad ascoltare.
Infatti sono l'unico ingenuo ad aver preso sul serio l'appuntamento dell'avvocato: alle ore 9.00 ci sono. come sempre, solo io. L'avvocato è arrivato alle 9.30 (senza riconoscermi), il giudice quasi alle 10.00 (qualcuno vocifera che il compunto dottor C. vada prima in palestra e si sa...).
Nessun altro, tra i tifosi, all'orizzonte. E' una mattinata feriale, e sicuramente sono a lavoro (!?).
Avvocati e avvocatesse giovani si aggirano frenetici e insieme indolenti tra i corridoi, da una stanza all'altra, con incartamenti e tipiche borse di pelle, cartelline e fogli a mano e a macchina, pieni di timbri e firme e correzioni e postille...Dei veri azzeccagarbugli dei nostri tempi.
Arrivano i loro clienti: alcuni -apparentemente tesi- per incidenti stradali insieme agli stessi vigili; alcuni altri, sicuri di sè, salutano a destra e a manca, ringraziano per favori ricevuti, ma con mezze parole e sguardi, senza dire tutto, a sottintesi. Altri stanno in un angolino, seduti, come me, in attesa che qualcosa accada (anche se ai nostri occhi inesperti sembra che non stia accadendo nulla, ma proprio nulla, che ci avvicini all'udienza vera e propria). Kafka mi sorride, dal bagno.
Infatti, vedo il mio avvocato gironzolare anch'egli da una stanza all'altra, senza molto senso e costrutto (almeno per me): manda sms con lo smartphone, attiva delle App, scherza e si bacia con i colleghi (magari pronti a litigare dentro, per finta...o fanno finta ora, a volersi bene ? ).
Soprattutto le avvocatesse si salutano affettuosamente, chiamandosi con nomignoli, ma appena una si allontana, sento che ne parlano male con un'altra.
Alcune mi sembrano nevroticissime e assumono pose da avvocata americana rampante: leggono i documenti, prendono appunti, tamburellano con la penna sul tavolo, si agitano e sembra che dormano poco, in genere.
Insomma, tutto è molto in movimento, ma non accade nulla.
Infatti, dopo un'ora e mezza, riesco a parlare con l'avvocato (che infine mi riconosce): i 100 tifosi sono stati distribuiti a tre a tre per ufficio e lui sta girando fra tutti i giudici per ottenere l'unificazione e la coordinazione dei reclami. Ingenuamente gli chiedo: come mai sono stati separati in venti stanze se la causa è stata presentata come unica ? Inizialmente mi dice: Non lo so, non riesco a capirlo. Poi, aggiunge, per riprendere un tono forse: E' la prassi, comunque.
Davanti a ciò, come ipnotizzato dall'uccellino Pio, ammutolisco.
L'udienza civile e rinviata a data da destinarsi, sino a quando il giudice coordinatore non riunificherà la causa in un unico ufficio e sotto un solo giudice.
Mirabolanti effetti del pensiero analitico-sinteitco!
E poi come stupirsi che in Italia le cause civili durino anni ?
Torno a casa, mogio e divertito insieme: l'esperienza antropologica è stata piena e intensa, formativa e stimolante.
La prossima volta non ci andrò, ho perso motivazione (ho raggiunto lo stadio tipico dell'italiano medio dinanzi allo stato e alle sue leggi).
Come direbbe il mitico Bobby: ho capito molte cose...
Bobby Solo o Bobby Long? Hai ragione a parlare di esperienza antropologica. Ho avuto a che fare con questo tipo di storie, chissà se è finita, dopotutto sono passati appena 12 anni per la prima sentenza. Mi sono convinto che si possa persino parlare di esperienza evoluzionistica, ma forse mi sbaglio!
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