domenica 5 febbraio 2012

im-precarismo

A casa e a letto con l'influenza, neanche la consolazione di svegliarsi la mattina e trovare la mia città innevata! Scemo io che mi ero illuso... (Però, almeno, le partite saranno tutte di domenica pomeriggio, come ai bei vecchi tempi...)
Vedo la neve, a Roma, che 'cade a bbestia!', come mi scrive S.
Ricordo Paola e Andrea, le nostre scivolate nell'85, a Villa Ada, sulle buste della spazzatura a mò di slittino.
Tanta gente fa le foto, lo racconterà ai nipoti, 'un evento così raro!, dicono...
Non sanno (o fanno ben finta di non sapere ancora) che il cambiamento climatico renderà la neve sempre meno rara, anche da noi.
E' che non siamo preparati all'idea (nè all'emergenza), come sempre.
Ma lei, la neve, lo sa: tornerà presto.

'Italia, Katastrofa!', così imprecava dal suo camion uno slovacco, profugo sull'autostrada ghiacciata, in compagnia della neve e di altri 'bisonti'.
Aveva attraversato l'Europa dell'est nella tormenta e nel gelo, ma solo qui da noi si è dovuto bloccare e stare fermo per ore ed ore.
Noi non abbiamo neppure il meglio del capitalismo tecnologico, solo la precarietà (dei mezzi, delle soluzioni, dei progetti) e le conseguenti im-precazioni.
Ci fanno pagare i servizi e gli eserciti, ma -al momento del bisogno- ci dobbiamo autogestire.
O, in attesa del loro intervento, ci tengono ostaggi su un treno, sequestrati in casa, senza acqua e luce.
Per non parlare dei russi che, tra una protesta popolare e l'altra contro il tiranno, sentono freddo e ci tolgono il 30% del gas da un giorno all'altro. In che mani siamo, al momento del bisogno ?

In che mani è finito il nostro immaginario ?
Giovanni Bertolucci, ieri, riprendendo un suo libro su Pasolini e Gadda, ha posto questo quesito.
Sempre ieri, La7 dava la partita di rugby Francia-Italia, a partire dalle 17.
La cosa strana è stata che la partita iniziava alle 15.30, ma loro la trasmettevano alle 17 senza dirci che si trattava di una differita, ma spacciandola per una diretta.
Mi sono chiesto: non è che ci stanno facendo anche vivere così ?
Che crediamo di vivere in diretta una vita che è soltanto in differita ?
Non è che stiamo vivendo un film già deciso altrove e prima, e senza, di noi ?
Non è che stiamo vivendo nel 2Q12 di Orwell e Murakami ?
Quando Pasolini parlava del 'nuovo fascismo', quello che non ci permette di togliere le divise la sera, quando torni a casa, e di tornare ad essere sè stessi, forse aveva in mente -con un certo anticipo- proprio questo.

Lo capisci da come restiamo abbindolati e stregati dalle manipolazioni mediatiche:
la flessibilità buona e cattiva, il posto fisso 'che non va demonizzato', lo spread che ci salva e ci condanna, l'inflazione che scende ma il carrello della spesa che sale, la libertà di licenziare, ma senza discriminare, la difesa di diritti (no, di privilegi...), basta col buonismo!, etc etc etc....
Tutto ed il contrario di tutto, in una sequenza confusiva e avvolgente, senza tregua.
Una vita in cui pensi di vivere, e che sia la tua, che tu possa essere e fare qualcosa.
Ma, appena inizi anche solo a parlare, ti rendi conto che sei già nell'ingranaggio.
E che il gioco che ti fanno giocare, l'unico attualmente consentito nella società 'politica', è truccato.

Ma non sarebbe meglio che il capitalismo lasciasse da parte tutti i suoi ammennicoli morali e religiosi e ci dicesse chiaro, una volta per tutte, a costo di subire tutte le imprecazioni del mondo: la precarizzazione della vita è l'unica direzione coerente allo sviluppo dell'economia finanziaria e da ora in poi vivremo così, chi più chi meno, tutti.
E' la verità del consumismo e della finanziarizzazione: è inutile continuare a blaterare di 'stabilità familiari', 'amori eterni', 'lavori fissi', 'salari garantiti', 'stati sociali'.
Loro precarizzano e noi imprechiamo.
L'im-precarismo, fase estrema del capitalismo ?

1 commento:

  1. Sale la nebbia sui prati bianchi
    come un cipresso nei camposanti
    un campanile che non sembra vero
    segna il confine fra la terra e il cielo.
    Ma tu che vai, ma tu rimani
    vedrai la neve se ne andrà domani
    rifioriranno le gioie passate
    col vento caldo di un'altra estate.
    Anche la luce sembra morire
    nell'ombra incerta di un divenire
    dove anche l'alba diventa sera
    e i volti sembrano teschi di cera.
    Ma tu che vai, ma tu rimani
    anche la neve morirà domani
    l'amore ancora ci passerà vicino
    nella stagione del biancospino.
    La terra stanca sotto la neve
    dorme il silenzio di un sonno greve
    l'inverno raccoglie la sua fatica
    di mille secoli, da un'alba antica.
    Ma tu che stai, perché rimani?
    Un altro inverno tornerà domani
    cadrà altra neve a consolare i campi
    cadrà altra neve sui camposanti.

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