Far crescere la fiducia, far crescere gli scambi, far crescere i rapporti tra diversi, far crescere la pace...
E pensano di ottenere tutto questo proseguendo a
- proteggerci dal contagio, attraverso la creazione di firewalls che ci separino e salvino dal 'pericolo greco' ! (ma chi ci salva dal pericolo BCE o FMI ?)
-prometterci che 'il rigore genera crescita' (bum!)
- respingere gli immigrati sui barconi, ancor prima di riconoscerli, buttandoli in mare, annegandoli o spedendoli in Libia ! (e almeno, finalmente, la Corte Europea ci ha condannato per questo...)
- metterci gli uni contro gli altri (evasori contro cittadini onesti, garantiti contro precari, vecchi contro giovani...) !
- fare guerra e violenza al mondo, per dominarlo e controllarne le risorse (ma in Afghanistan stiamo arrivando alla resa dei conti, direi...).
Tutto questo solo per coprire il conflitto vero: che è e resta quello di classe, dei ricchi contro i poveri, come è sempre stato e sempre sarà.
Intanto, la democrazia muore.
Intanto, la libertà si rivela nella sua essenza: parola-mito multiuso, inattuale ed inattuabile.
'...Non facciamoci illusioni! Questi due concetti etico-estetici, la libertà e la ragione...non hanno più una bella cera. A poco a poco essi sono andati lentamente 'fuori corso'. La gente non sa più 'che cosa farsene'. Si è lasciato che avvizzissero. Ma questo non fu tanto un successo dei loro avversari, quanto un insuccesso dei loro amici. E non facciamoci un'altra illusione! Noi, o chi verrà dopo di noi, non torneremo a quelle idee così come sono. Il nostro compito, e il senso delle prove che lo spirito dovrà affrontare, sarà invece - questo è il compito dolorosamente promettente, e così raramente compreso, di ogni generazione - attuare il trapasso verso il nuovo- trapasso sempre necessario, e anzi ardentemente desiderato- con le minori perdite possibili!' (R. Musil, Discorso sulla stupidità, 1937).
E la rivoluzione, dove è andata a finire ? Dove, quando, e se, e come, tornerà ?
Perchè parlare di rivoluzione ? Per il capriccio di contrapporsi al discredito di cui gode oggi questa parola? E perchè no ? E' sempre salutare dare uno scrollone all'ideologia. Ma, a parte questo, non abbiamo la responsabilità d pensare la decisione che si apre alla possibilità stessa di decidere? E qual'è la parola che da due secoli a questa parte ha sorretto, più di ogni altra, questo genere di riflessione? Con quale altra parola sostituirla, dopo due secoli?
Si è detto e ripetuto che la 'rivoluzione' non mette capo a nulla, che peggiora anche le cose. E' vero -ma questo vuol dire tuttavia farsi beffe della storia. La rivoluzione è anche il momento in cui viene alla luce la libertà comune, l'essere-in-comune della libertà. Ed è il momento in cui l'essere, come tale, è consegnato alla decisione. Non possiamo, malgrado tutto, pensare altrimenti questa parola. Le riforme, le conosciamo da lungo tempo, e più ce ne sono e meno cambiamenti avvengono. Mentre la rivolta resta prigioniera della disperazione che la scatena...
Che dire, e che fare, se è comunque vero che noi dobbiamo ancora, nonostante tutto, decidere di rompere col corso precostituito delle cose, tutte già decise. Che dire, e che fare, se l'intollerabile è sempre dinanzi a noi? E se la libertà non fa che diventare sempre più cupa, sempre più sfrenata?...Dopo tutto non è la parola che davvero importa -ma resta il fatto che non abbiamo pensato fino in fondo tutto ciò che 'rivoluzione' dà ad intendere. E soprattutto, resta il fatto che la gente muore di fame, di guerra, di droga, di noia...
La libertà manipolata (dai poteri, dal capitale) potrebbe dare il titolo a mezzo secolo di storia. Pensare la libertà dovrebbe voler dire:sottrarla alle manipolazioni, comprese quelle del pensiero, soprattutto quelle. Il che esige qualcosa che ha il sapore proprio della rivoluzione, anche nel pensiero...La democrazia è sempre meno esposta a critiche e aggressioni esterne, ma sempre più in preda a critiche e disillusioni interne...
Tutto ciò ci riporta alla domanda: che vuol dire, oggi, pensare la 'libertà' ? Vuol dire se non altro, in modo chiaro, che le idee acquisite sulla libertà...sono 'funzionali' a loro volta alle pratiche meno liberatorie di questo mondo spaventoso e disincantato, e sono rese da esso sempre più 'obsolete'...
(J.-L.Nancy, L'esperienza della libertà, 1988).
SATURNALIA Feste popolari in Roma antica, in onore di Saturno, nelle quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere temporaneamente il posto dei padroni
domenica 26 febbraio 2012
sabato 25 febbraio 2012
i sottosopra di mile
Da un mese è uscito il nuovo romanzo di Milena Agus, 'Sottosopra', e ieri Mile mi ha fatto l'onore e dato il piacere di conversarne con lei, in pubblico, alle Zunch Towers dell'Unione Sarda.
Una donna umile, Annina, vive in un bugigattolo al piano di sotto e vorrebbe salire ai piani alti, magari per amore. Per amore di Mr Johnson, che sta al piano nobile, quello di sopra, grazie alla sua carriera di musicista famoso e alla sua ricca moglie, donna molto distante da lui, sia fisicamente (ritorna a casa solo a metà romanzo), sia mentalmente (vive il marito come un alieno, ormai da tempo...).
Lui, infatti, ha rinunciato a carriera e successo e cerca di vivere libero e tranquillo, riparato e lontano dal mondo e dalla pubblicità, e soprattutto dal far soldi.
Un de-crescente volontario, come si direbbe oggi.
Inevitabile, per me, tentare di questi tempi una lettura 'divergente' del testo come se ci trovassimo di fronte ad un 'romanzo sociale' (che va a comporre una trilogia 'sociale', con i precedenti 'Il vicino' e 'La contessa di ricotta').
La stessa Alessandra Menesini (assente per influenza) sulle pagine del suo quotidiano aveva parlato di 'racconti gentili sopra uno strato di ferocia'.
Il parallelo diretto, e provocatorio, è stato con 'Il popolo dell'abisso' di Jack London, in cui l'autore si veste da povero e prova a vivere insieme ai barboni di East End a Londra, nel 1902.
Nel capitolo 'La discesa', scrive:
Da nessuna parte, nelle vie di Londra, si può sfuggire allo spettacolo della povertà più abietta...Ma la regione in cui si addentrava la mia carrozza non era che una miseria senza fine. Nelle strade formicolava una razza a sè, gente di piccola statura, d'aspetto pietoso, la maggior parte ubriachi di birra...Davanti a un mercato, vecchi d'ambo i sessi, barcollanti, frugavano nella spazzatura per cercarvi patate marce, fagioli e altre verdure di scarto. Come uno sciame di mosche intorno a un paniere di frutta marcia, ragazzetti tuffavano le loro braccia, fino alle ascelle, in luride cloache, per levarne chissà quali rifiuti, che divoravano avidamente....Per la prima volta in vita mia, sentivo la paura della folla impadronirsi di me. Era come la paura del mare. Tutta quella miserabile moltitudine che sfilava, una strada dopo l'altra, mi appariva come i flutti dell'oceano, immenso e nauseabondo, che mi stringeva da ogni lato, minacciando di ballare sopra di me e di inghiottirmi...
Nel suo giro successivo, London si veste da povero e gira a piedi, come uno di loro.
Nei miei stracci, ora, sfuggivo alla peste delle mance e potevo dar di gomito agli altri uomini, su delle basi di uguaglianza completamente nuove. Anzi, alla fine della giornata, le parti si erano invertite. Ero io che dicevo un 'grazie' riconoscente a un signore che mi aveva dato da tenere le briglia del suo cavallo, e che, in ricompensa, aveva lasciato cadere un penny nella mia mano avida...Nelle stazioni della metropolitana adesso, prima ancora che avessi manifestato le mie intenzioni, mi tendevano subito un biglietto di terza classe...Per la prima volta entravo in contatto con le classi popolari inglesi, e imparavo a conoscerle dal vero. Quando, agli angoli della strada o nei pub, discorrevo con dei vagabondi o con degli operai, mi parlavano da uomo a uomo, con naturalezza e senza secondi fini. E quando, finalmente, penetrai nell'East End, fui ben felice di constatare che quella paura della folla, già da me provata, non mi preoccupava più. Ero diventato parte di essa. Il vasto e maleodorante oceano, in cui ero entrato, si era richiuso sopra di me. E la sola sensazione sgradevole che provavo, era la maglia da fochista che continuava a rasparmi la pelle.
Mile è convinta che, se noi entriamo a contatto e conosciamo direttamente qualcuno, iniziamo a frequentare i nostri 'vicini', potremo sempre trovare in loro qualcosa di buono ed anche di straordinario, qualcosa da raccontare.
In barba a tutti i manuali di psicologia interculturale, la sua lingua gentile ci invita a cercare sempre l'angelo che è dentro gli stronzi che siamo.
E a vederlo.
Senza rimuovere lo spiacevole, il doloroso, il disperante, ma -appunto- oltrepassandolo e trasfigurandolo in una visione più alta e dolce, da fiaba (nel senso che a questa parola davano i Grimm e Andersen, non i sentimentalisti di oggi...).
Ho voluto dedicare, infine, a Mile (si parva licet) un piccolo brano che è stato scritto, da Roberto Galaverni, per Wislawa:
La piccola magia di ogni sua cosa passa proprio di qui: l'intensità e la vitalità che possono essere attributo di ciò che è comune. Questa scrittrice possiede un suo particolare genio della normalità, così per lei il cosiddetto 'ordinary man' è colui che può diventare il luogo o il conduttore di qualcosa di straordinario. Credo del resto che proprio dal nesso felice tra normalità ed eccezionalità siano anzitutto derivati il riconoscimento e la condivisione davvero inusuali dell'opera di questa scrittrice.
Durante questi convegni solo in tè va in calore.
La gente siede sulle sedie, muove le labbra.
Ognuno accavalla le gambe per conto proprio.
Un piede tocca così il pavimento,
l'altro ciondola liberamente nell'aria.
Solo ogni tanto qualcuno si alza,
si avvicina alla finestra
e attraverso una fessura delle tende
scruta furtivo in strada.
(da Un parere in merito alla pornografia)
E' stata una bella serata, direi.
Siamo un duo comico di buon livello: ognuno dei due sa ridere dell'altro, con grazia.
Il resto l'ha fatto Mile, con la sua disarmante, impacciata e luminosa capacità di essere mai più nè meno che se stessa.
Una donna umile, Annina, vive in un bugigattolo al piano di sotto e vorrebbe salire ai piani alti, magari per amore. Per amore di Mr Johnson, che sta al piano nobile, quello di sopra, grazie alla sua carriera di musicista famoso e alla sua ricca moglie, donna molto distante da lui, sia fisicamente (ritorna a casa solo a metà romanzo), sia mentalmente (vive il marito come un alieno, ormai da tempo...).
Lui, infatti, ha rinunciato a carriera e successo e cerca di vivere libero e tranquillo, riparato e lontano dal mondo e dalla pubblicità, e soprattutto dal far soldi.
Un de-crescente volontario, come si direbbe oggi.
Inevitabile, per me, tentare di questi tempi una lettura 'divergente' del testo come se ci trovassimo di fronte ad un 'romanzo sociale' (che va a comporre una trilogia 'sociale', con i precedenti 'Il vicino' e 'La contessa di ricotta').
La stessa Alessandra Menesini (assente per influenza) sulle pagine del suo quotidiano aveva parlato di 'racconti gentili sopra uno strato di ferocia'.
Il parallelo diretto, e provocatorio, è stato con 'Il popolo dell'abisso' di Jack London, in cui l'autore si veste da povero e prova a vivere insieme ai barboni di East End a Londra, nel 1902.
Nel capitolo 'La discesa', scrive:
Da nessuna parte, nelle vie di Londra, si può sfuggire allo spettacolo della povertà più abietta...Ma la regione in cui si addentrava la mia carrozza non era che una miseria senza fine. Nelle strade formicolava una razza a sè, gente di piccola statura, d'aspetto pietoso, la maggior parte ubriachi di birra...Davanti a un mercato, vecchi d'ambo i sessi, barcollanti, frugavano nella spazzatura per cercarvi patate marce, fagioli e altre verdure di scarto. Come uno sciame di mosche intorno a un paniere di frutta marcia, ragazzetti tuffavano le loro braccia, fino alle ascelle, in luride cloache, per levarne chissà quali rifiuti, che divoravano avidamente....Per la prima volta in vita mia, sentivo la paura della folla impadronirsi di me. Era come la paura del mare. Tutta quella miserabile moltitudine che sfilava, una strada dopo l'altra, mi appariva come i flutti dell'oceano, immenso e nauseabondo, che mi stringeva da ogni lato, minacciando di ballare sopra di me e di inghiottirmi...
Nel suo giro successivo, London si veste da povero e gira a piedi, come uno di loro.
Nei miei stracci, ora, sfuggivo alla peste delle mance e potevo dar di gomito agli altri uomini, su delle basi di uguaglianza completamente nuove. Anzi, alla fine della giornata, le parti si erano invertite. Ero io che dicevo un 'grazie' riconoscente a un signore che mi aveva dato da tenere le briglia del suo cavallo, e che, in ricompensa, aveva lasciato cadere un penny nella mia mano avida...Nelle stazioni della metropolitana adesso, prima ancora che avessi manifestato le mie intenzioni, mi tendevano subito un biglietto di terza classe...Per la prima volta entravo in contatto con le classi popolari inglesi, e imparavo a conoscerle dal vero. Quando, agli angoli della strada o nei pub, discorrevo con dei vagabondi o con degli operai, mi parlavano da uomo a uomo, con naturalezza e senza secondi fini. E quando, finalmente, penetrai nell'East End, fui ben felice di constatare che quella paura della folla, già da me provata, non mi preoccupava più. Ero diventato parte di essa. Il vasto e maleodorante oceano, in cui ero entrato, si era richiuso sopra di me. E la sola sensazione sgradevole che provavo, era la maglia da fochista che continuava a rasparmi la pelle.
Mile è convinta che, se noi entriamo a contatto e conosciamo direttamente qualcuno, iniziamo a frequentare i nostri 'vicini', potremo sempre trovare in loro qualcosa di buono ed anche di straordinario, qualcosa da raccontare.
In barba a tutti i manuali di psicologia interculturale, la sua lingua gentile ci invita a cercare sempre l'angelo che è dentro gli stronzi che siamo.
E a vederlo.
Senza rimuovere lo spiacevole, il doloroso, il disperante, ma -appunto- oltrepassandolo e trasfigurandolo in una visione più alta e dolce, da fiaba (nel senso che a questa parola davano i Grimm e Andersen, non i sentimentalisti di oggi...).
Ho voluto dedicare, infine, a Mile (si parva licet) un piccolo brano che è stato scritto, da Roberto Galaverni, per Wislawa:
La piccola magia di ogni sua cosa passa proprio di qui: l'intensità e la vitalità che possono essere attributo di ciò che è comune. Questa scrittrice possiede un suo particolare genio della normalità, così per lei il cosiddetto 'ordinary man' è colui che può diventare il luogo o il conduttore di qualcosa di straordinario. Credo del resto che proprio dal nesso felice tra normalità ed eccezionalità siano anzitutto derivati il riconoscimento e la condivisione davvero inusuali dell'opera di questa scrittrice.
Durante questi convegni solo in tè va in calore.
La gente siede sulle sedie, muove le labbra.
Ognuno accavalla le gambe per conto proprio.
Un piede tocca così il pavimento,
l'altro ciondola liberamente nell'aria.
Solo ogni tanto qualcuno si alza,
si avvicina alla finestra
e attraverso una fessura delle tende
scruta furtivo in strada.
(da Un parere in merito alla pornografia)
E' stata una bella serata, direi.
Siamo un duo comico di buon livello: ognuno dei due sa ridere dell'altro, con grazia.
Il resto l'ha fatto Mile, con la sua disarmante, impacciata e luminosa capacità di essere mai più nè meno che se stessa.
venerdì 24 febbraio 2012
malcostume mezzo gaudio
Al TG2 un esempio di 'buona sanità'.
Una madre racconta che medici ed infermieri si sono super-prodigati per sua figlia, salvandole la vita, in un pronto soccorso che 'sembrava un ospedale da campo'.
Vediamo servizi su persone, anche anziane e malate, in corsia per giorni, su barelle.
E medici che danno istruzioni ai familiari per i pasti e le flebo, in modo tale che siano loro a gestire le operazioni, in mancanza di personale.
E tutti, ovviamente (ricattati dal bisogno, dalla necessità, dall'amor proprio e altrui, dai sensi di colpa...e da non so cos'altro ancora...) eseguono.
Una mia cara collega mi ha fermato l'altro giorno per le scale per dirmi che devo riprendere ad insegnare, che non possiamo lasciar andare l'Università al macero, che più va male e più dobbiamo impegnarci per migliorare le cose, dando ancora di più...
Tappare le falle, sport nazionale.
So che non accadrà, ma credo sempre di più che l'unica cosa da fare sarebbe invece quella di bloccare tutto, rifiutarsi di collaborare a questo sfacelo premeditato, smetterla di 'arrangiarsi'.
I nostri sistemi pubblici sono tutti dentro la catastrofe.
Ma la maggioranza continua a mugugnare e a colludere.
I ministri e i boiardi di stato hanno pubblicato i loro redditi e patrimoni.
Operazione trasparenza, la chiamano.
Dopo un ventennio di ricchezza ostentata, si passa all'esibizione tecnica, pulita, aliena da giudizio morale, neutra.
E' il segno che sanno di non avere nulla da temere ormai, detengono un potere assoluto, e nessuno si ribellerà davvero.
La nostra Guardasigilli (cioè colei che dovrebbe amministrare la Giustizia, la Giustizia...!) guadagna 7 milioni di euro l'anno.
Ora capisco perchè tiene il moncherino sempre in tasca!
E mi compiaccio -a questo punto- che abbia una sola mano, visto quel che già così è capace di arraffare!
Il Ministro della Difesa, con quella bruttissima faccia da fascista perverso, non soddisfatto della sua pensione da generale (315.000 euro!), si intasca da qualche mese anche i 200.000 da ministro.
E la Cancellieri possiede 24 fabbricati e 12 terreni.
Per non parlar della Passera.
E così via, tutti gli altri.
Ma come si può pensare che possa crescere fiducia e credibilità davanti a tanta diseguaglianza ed ingiustizia ?
Al massimo potremmo avere solo più invidia e risentimento.
Qualcuno dice 'essere ricchi non è una colpa' o 'chi è ricco arricchisce il paese (consumando e pagando le tasse)'. Sarà vero.
Ma mi chiedo: quanta parte del debito statale nasce proprio da questi mega-stipendi ?
Quanta difficoltà a trovare spazi di lavoro per i giovani nasce dal monopolio di rendita di chi già ha una posizione consolidata e guadagna così tanto ?
Chi mai potrebbe accettare volontariamente di 'decrescere' se dovrà perdere così tanto ?
Si dice che, se guadagnano tanto, se lo sono meritato.
Ma quante persone meriterebbero e non hanno nulla ?
Qui il merito (soggettivo) c'entra molto meno della solita legge (sistemica) che dice: piove sul bagnato.
Traduzione in soldoni: i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Ecco perchè chi può ha (alta formazione, cliniche funzionanti, privilegi davanti alla legge...), chi non può non ha (ed avrà sempre meno).
E la 'democrazia' si rivela una finzione per gli allocchi.
Una madre racconta che medici ed infermieri si sono super-prodigati per sua figlia, salvandole la vita, in un pronto soccorso che 'sembrava un ospedale da campo'.
Vediamo servizi su persone, anche anziane e malate, in corsia per giorni, su barelle.
E medici che danno istruzioni ai familiari per i pasti e le flebo, in modo tale che siano loro a gestire le operazioni, in mancanza di personale.
E tutti, ovviamente (ricattati dal bisogno, dalla necessità, dall'amor proprio e altrui, dai sensi di colpa...e da non so cos'altro ancora...) eseguono.
Una mia cara collega mi ha fermato l'altro giorno per le scale per dirmi che devo riprendere ad insegnare, che non possiamo lasciar andare l'Università al macero, che più va male e più dobbiamo impegnarci per migliorare le cose, dando ancora di più...
Tappare le falle, sport nazionale.
So che non accadrà, ma credo sempre di più che l'unica cosa da fare sarebbe invece quella di bloccare tutto, rifiutarsi di collaborare a questo sfacelo premeditato, smetterla di 'arrangiarsi'.
I nostri sistemi pubblici sono tutti dentro la catastrofe.
Ma la maggioranza continua a mugugnare e a colludere.
I ministri e i boiardi di stato hanno pubblicato i loro redditi e patrimoni.
Operazione trasparenza, la chiamano.
Dopo un ventennio di ricchezza ostentata, si passa all'esibizione tecnica, pulita, aliena da giudizio morale, neutra.
E' il segno che sanno di non avere nulla da temere ormai, detengono un potere assoluto, e nessuno si ribellerà davvero.
La nostra Guardasigilli (cioè colei che dovrebbe amministrare la Giustizia, la Giustizia...!) guadagna 7 milioni di euro l'anno.
Ora capisco perchè tiene il moncherino sempre in tasca!
E mi compiaccio -a questo punto- che abbia una sola mano, visto quel che già così è capace di arraffare!
Il Ministro della Difesa, con quella bruttissima faccia da fascista perverso, non soddisfatto della sua pensione da generale (315.000 euro!), si intasca da qualche mese anche i 200.000 da ministro.
E la Cancellieri possiede 24 fabbricati e 12 terreni.
Per non parlar della Passera.
E così via, tutti gli altri.
Ma come si può pensare che possa crescere fiducia e credibilità davanti a tanta diseguaglianza ed ingiustizia ?
Al massimo potremmo avere solo più invidia e risentimento.
Qualcuno dice 'essere ricchi non è una colpa' o 'chi è ricco arricchisce il paese (consumando e pagando le tasse)'. Sarà vero.
Ma mi chiedo: quanta parte del debito statale nasce proprio da questi mega-stipendi ?
Quanta difficoltà a trovare spazi di lavoro per i giovani nasce dal monopolio di rendita di chi già ha una posizione consolidata e guadagna così tanto ?
Chi mai potrebbe accettare volontariamente di 'decrescere' se dovrà perdere così tanto ?
Si dice che, se guadagnano tanto, se lo sono meritato.
Ma quante persone meriterebbero e non hanno nulla ?
Qui il merito (soggettivo) c'entra molto meno della solita legge (sistemica) che dice: piove sul bagnato.
Traduzione in soldoni: i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Ecco perchè chi può ha (alta formazione, cliniche funzionanti, privilegi davanti alla legge...), chi non può non ha (ed avrà sempre meno).
E la 'democrazia' si rivela una finzione per gli allocchi.
martedì 21 febbraio 2012
re giorgio tornava dalla guerra, l'accoglie la mia terra,cingendolo d'allor...
Non sono un rappresentante delle banche e del capitale, come qualcuno umoristicamente crede o grida...
Forse no, ma certo un loro utile idiota di sicuro!
E se lo è, certo non in un modo sfacciato ed aperto, ma con quello stile -coperto e tartufesco- appreso in anni e anni di apparati comunisti, di codici militari e di quel orribile gesuitismo sbrodolante che il suo parlare rivela...(larvatus prodeo, avanzo mascherato, era il motto di Cartesio, uno che ha avuto un certo successo, non c'è che dire...).
Qualche protesta, minima e spelacchiata vista la situazione, se l'è dovuta sorbire.
Dieci indipendentisti, venti partite iva, tre indignati, cinque passanti, quattro mori.
Ma, tra un ballo mascherato delle celebrità e l'altro, tra genitori di una cooperante abbandonata a se stessa ed ermellini che compivano 450 anni ( e si vedevano tutti!), tra inni del patriota sardo (Procurade 'e moderare..., ma rivolto a chi ?) e 3 (tre!!) studenti precettati, ben istruiti e ben selezionati per parlare al nonno dei 'problemi dei giovani' (roba degna del miglior Ceausescu), la parata carnascialesca dell'Uomo Mascherato è riuscita a giungere -perfettamente eseguita e senza intralci- all'epilogo.
Il Re Giorgio di Cancioffali sarà bruciato stasera, mentre lui, il vero Re Giorgio, tornerà a Roma incolume, intoccabile, inossidabile...ed -evidentemente- ignifugo!
Montesquieu ha scritto: Quando molti uomini devono lavorare per vestirne uno solo, c'è molta gente che non avrà vestito....
Pensate che, nel momento attuale in Inghilterra, cinquecento Pari ereditari possiedono il quinto del territorio. Cinquecento Pari, ai quali bisogna aggiungere tutto l'apparato reale, e tutto quello che costituisce la rappresentanza del potere esistente, spendono annualmente per il loro lusso 370 milioni di sterline. Cioè il 32% del totale della ricchezza prodotta dall'insieme della nazione!
E al Re, oggi, l'Arcivescovo di Canterbury rivolge l'esortazione di rito:
'Con questa spada renderai giustizia, arresterai l'iniquità in marcia...aiuterai e difenderai la vedova e l'orfano, sosterrai i deboli e riformerai quello che è cattivo e confermerai quel che è buono e conforme all'ordine.'
Ma ascoltate e guardate! La folla gioconda si agita, l'entusiasmo si trasmette magneticamente....
E adesso, nello scintillio della guardia a cavallo e nello scalpitare dei destrieri, una tempesta di applausi si leva, mescolando il suo fragore a quello delle orchestre.
'Il Re! Il Re! Dio salvi il Re!'. Tutti sembrano impazziti...Intorno a me, poveri e straccioni, con le lacrime agli occhi, sventolano i loro cappelli, urlando con entusiasmo: 'Che il Re e la Regina siano benedetti!'...
Principi e principesse, duchi e duchesse, e un mucchio d'altra gente, decorata e blasonata, del seguito reale,passano così, come le figure di una lanterna magica.'
(Il popolo dell'abisso, pp.101-107)
E' Jack London, che -nel 1902- assiste attonito all'entusiasmo idiota di poveri, popolino e barboni al passaggio per le strade di Londra del Re Edoardo VI, appena incoronato.
Siamo ancora lì, siamo tornati lì.
Ma è tutto finto, ormai.
Anche i potenti lo sanno: il re è nudo.
E lo stallo in cui siamo non è quello degli scacchi, in cui ci si ferma in un'empasse e non ci si muove, non si va nè avanti nè indietro. No, è di un altro tipo.
Parole crociate.
Definizione: L'aereo che vi si trova cade a vite.
Scrivo: stallo.
Ci sta.
Forse no, ma certo un loro utile idiota di sicuro!
E se lo è, certo non in un modo sfacciato ed aperto, ma con quello stile -coperto e tartufesco- appreso in anni e anni di apparati comunisti, di codici militari e di quel orribile gesuitismo sbrodolante che il suo parlare rivela...(larvatus prodeo, avanzo mascherato, era il motto di Cartesio, uno che ha avuto un certo successo, non c'è che dire...).
Qualche protesta, minima e spelacchiata vista la situazione, se l'è dovuta sorbire.
Dieci indipendentisti, venti partite iva, tre indignati, cinque passanti, quattro mori.
Ma, tra un ballo mascherato delle celebrità e l'altro, tra genitori di una cooperante abbandonata a se stessa ed ermellini che compivano 450 anni ( e si vedevano tutti!), tra inni del patriota sardo (Procurade 'e moderare..., ma rivolto a chi ?) e 3 (tre!!) studenti precettati, ben istruiti e ben selezionati per parlare al nonno dei 'problemi dei giovani' (roba degna del miglior Ceausescu), la parata carnascialesca dell'Uomo Mascherato è riuscita a giungere -perfettamente eseguita e senza intralci- all'epilogo.
Il Re Giorgio di Cancioffali sarà bruciato stasera, mentre lui, il vero Re Giorgio, tornerà a Roma incolume, intoccabile, inossidabile...ed -evidentemente- ignifugo!
Montesquieu ha scritto: Quando molti uomini devono lavorare per vestirne uno solo, c'è molta gente che non avrà vestito....
Pensate che, nel momento attuale in Inghilterra, cinquecento Pari ereditari possiedono il quinto del territorio. Cinquecento Pari, ai quali bisogna aggiungere tutto l'apparato reale, e tutto quello che costituisce la rappresentanza del potere esistente, spendono annualmente per il loro lusso 370 milioni di sterline. Cioè il 32% del totale della ricchezza prodotta dall'insieme della nazione!
E al Re, oggi, l'Arcivescovo di Canterbury rivolge l'esortazione di rito:
'Con questa spada renderai giustizia, arresterai l'iniquità in marcia...aiuterai e difenderai la vedova e l'orfano, sosterrai i deboli e riformerai quello che è cattivo e confermerai quel che è buono e conforme all'ordine.'
Ma ascoltate e guardate! La folla gioconda si agita, l'entusiasmo si trasmette magneticamente....
E adesso, nello scintillio della guardia a cavallo e nello scalpitare dei destrieri, una tempesta di applausi si leva, mescolando il suo fragore a quello delle orchestre.
'Il Re! Il Re! Dio salvi il Re!'. Tutti sembrano impazziti...Intorno a me, poveri e straccioni, con le lacrime agli occhi, sventolano i loro cappelli, urlando con entusiasmo: 'Che il Re e la Regina siano benedetti!'...
Principi e principesse, duchi e duchesse, e un mucchio d'altra gente, decorata e blasonata, del seguito reale,passano così, come le figure di una lanterna magica.'
(Il popolo dell'abisso, pp.101-107)
E' Jack London, che -nel 1902- assiste attonito all'entusiasmo idiota di poveri, popolino e barboni al passaggio per le strade di Londra del Re Edoardo VI, appena incoronato.
Siamo ancora lì, siamo tornati lì.
Ma è tutto finto, ormai.
Anche i potenti lo sanno: il re è nudo.
E lo stallo in cui siamo non è quello degli scacchi, in cui ci si ferma in un'empasse e non ci si muove, non si va nè avanti nè indietro. No, è di un altro tipo.
Parole crociate.
Definizione: L'aereo che vi si trova cade a vite.
Scrivo: stallo.
Ci sta.
sabato 18 febbraio 2012
Carissima Wislawa, amica dei giorni più lieti
SFORMICARE
Qualcuno, volendo lodare qualcun altro, lo definirà 'operoso come una formica'.
In questo caso però dovrebbe mordersi la lingua.
L'operosità della formica non è affatto una virtù: è una mostruosità automatica per la quale è stata programmata a priori.
Il formicaio è il sogno segretamente accarezzato da tutti i dittatori, l'ideale irraggiungibile di uno stato governato con efficienza.
Ovviamente dobbiamo rispettare le formiche, non far loro niente di male, ma dovremmo una volta per tutte sformicarci la lingua e l'immaginazione.
(W.Szymborska, Ok ? Nuove letture facoltative, p.79)
UOMINI CON L'ABITO
Esiste anche un terzo, numeroso gruppo di uomini, da cui l'autore si tiene alla larga, perchè si tratta di un caso disperato. Sono i signori trasandati. Non perchè siano poveri, il che sarebbe comprensibile, e non perchè siano privi di ambizioni. Al contrario, possono permettersi senza inconveniente di comprare regolarmente abiti, ma è una cosa che li annoia a morte. Anche le ambizioni non sono loro estranee e a volte le realizzano addirittura con risultati notevoli, ma non nel campo delle cravatte abbinate con proprietà e dei calzoni ben stirati...Confesso di aver sempre avuto un'inclinazione strana per questo tipo di individui. Una volta dissi all'uomo amato che le sue scarpe erano ormai da buttare; interruppe il contatto visivo con me, aprì la finestra e iniziò malinconicamente a guardare lontano...
(idem, pp.96-97)
E SE...
Ma un attimo, un attimo. Forse ho galoppato un pò troppo. Noi, che da molto tempo ormai ci siamo lasciati alle spalle la cultura del paleolitico, riusciamo forse ad essere pienamente 'individui' ? Indipendenti da tutto e da tutti ? A quanto pare ci riescono gli asceti in India, ma quella è un'altra cosa. Io ho in mente persone che non fuggano la vita. E quelle, lo vogliano o no, sono impigliate in una rete di legami visibili e invisibili...
(idem, pp.53-54)
Qualcuno, volendo lodare qualcun altro, lo definirà 'operoso come una formica'.
In questo caso però dovrebbe mordersi la lingua.
L'operosità della formica non è affatto una virtù: è una mostruosità automatica per la quale è stata programmata a priori.
Il formicaio è il sogno segretamente accarezzato da tutti i dittatori, l'ideale irraggiungibile di uno stato governato con efficienza.
Ovviamente dobbiamo rispettare le formiche, non far loro niente di male, ma dovremmo una volta per tutte sformicarci la lingua e l'immaginazione.
(W.Szymborska, Ok ? Nuove letture facoltative, p.79)
UOMINI CON L'ABITO
Esiste anche un terzo, numeroso gruppo di uomini, da cui l'autore si tiene alla larga, perchè si tratta di un caso disperato. Sono i signori trasandati. Non perchè siano poveri, il che sarebbe comprensibile, e non perchè siano privi di ambizioni. Al contrario, possono permettersi senza inconveniente di comprare regolarmente abiti, ma è una cosa che li annoia a morte. Anche le ambizioni non sono loro estranee e a volte le realizzano addirittura con risultati notevoli, ma non nel campo delle cravatte abbinate con proprietà e dei calzoni ben stirati...Confesso di aver sempre avuto un'inclinazione strana per questo tipo di individui. Una volta dissi all'uomo amato che le sue scarpe erano ormai da buttare; interruppe il contatto visivo con me, aprì la finestra e iniziò malinconicamente a guardare lontano...
(idem, pp.96-97)
E SE...
Ma un attimo, un attimo. Forse ho galoppato un pò troppo. Noi, che da molto tempo ormai ci siamo lasciati alle spalle la cultura del paleolitico, riusciamo forse ad essere pienamente 'individui' ? Indipendenti da tutto e da tutti ? A quanto pare ci riescono gli asceti in India, ma quella è un'altra cosa. Io ho in mente persone che non fuggano la vita. E quelle, lo vogliano o no, sono impigliate in una rete di legami visibili e invisibili...
(idem, pp.53-54)
Yiddish Mama
24 agosto 1986
Enrico, Titti e tutta la truppa sono in campeggio a Porto Pino...
A volte la solitudine mi afferra e mi riempie di angoscia.
Spesso mi domando dove sia finito il cuore di Enrico, cuore del mio cuore.
Oggi è diventata una colpa mostrare amore verso i propri figli, mostrare di aver piacere che stiano con noi, che parlino con noi, che ci facciano un pò di compagnia, che ci confortino come noi abbiamo confortato loro quando erano piccoli e indifesi. In tutti questi giorni, non una telefonata per sentire la mia voce e farmi sentire la sua. Ma non si usa più. E' meglio sentire la voce di Ermete, di Piero, di Stefano, di Luisa, di Tizio e di Caio. 'Oh, che gioia sentirti!'. E non voglio dire che l'amicizia non sia una cosa grande ed indispensabile, ma io per quanto tempo ancora vivrò ? E cosa sarà di questo mio figlio che vuole tutto ciò che vuole ?
(dal diario di mia madre)
'Ma in Europa dove...?' comincia a gridare dietro di me, mentre il taxi mette in marcia e si allontana dal marciapiede.
'Non lo so, dove..', gli grido io, facendogli arrivederci con la mano, allegramente. Ho trentatrè anni, e mi sono finalmente liberato di mio padre e di mia madre! Per un mese.
'Ma come faremo a sapere il tuo indirizzo ?'
Gioia, pura gioia! ' Non lo saprete! '
'Ma cosa succederà se nel frattempo...?'
'Nel frattempo che cosa?' rido io. 'Di quale se vai a preoccuparti adesso ?'
'Cosa succederà se...?' E, Padreterno, ma che fa? lo strilla veramente dal finestrino del taxi, sul serio!
La sua paura, la sua ingordigia, il suo bisogno e la sua fede in me sono così grandi che in effetti strilla queste parole per le strade di New York ? 'E se muoro ?'.
(Philip Roth, Il lamento di Portnoy, pp.139-140)
'Lo sai qual'è il mio difetto più grande, Rose? Mi ripugna dirlo di me stessa, ma il fatto è che sono troppo buona...Io gli do tutto quello che ho alla gente -ammette lei, sospirando- e per tutta ricompensa mi prendo un bel calcio in faccia, ecco quel che mi prendo - e la mia colpa consiste nel fatto che per quante volte mi prendono a schiaffi, io non riesco smettere di essere buona.'
Merda, Sophie, provaci no ? Perchè non lo fai ? Perchè non ci proviamo tutti ? Poichè vedi Mamma, essere cattivi, è la cosa veramente difficile...Vedi, anche io sono troppo buono, Mamma, anch'io sono morale fino a scoppiarne -proprio come te!...Non so fumare, a mala pena bevo qualcosa, niente droghe, non prendo in prestito soldi, non gioco a carte, non riesco a dire una bugia senza cominciare a sudare...sembra che stia passando l'equatore...Beh, va bene, dico cazzo un sacco di volte, ma ti posso assicurare che in totale i miei successi nel campo delle trasgressioni stanno tutti qui, praticamente...Mamma, si può sapere cosa volessi che diventassi io ?...Ma dove l'hai trovata l'dea che la cosa più meravigliosa che potessi fare nella vita fosse di essere obbediente? Un piccolo gentleman? Ma tu pensa in pò, tra tutte le aspirazioni che può nutrire in corpo una creatura di desideri e di lussuria, mi vai a scegliere proprio questa!
(idem, pp.143-145)
Enrico, Titti e tutta la truppa sono in campeggio a Porto Pino...
A volte la solitudine mi afferra e mi riempie di angoscia.
Spesso mi domando dove sia finito il cuore di Enrico, cuore del mio cuore.
Oggi è diventata una colpa mostrare amore verso i propri figli, mostrare di aver piacere che stiano con noi, che parlino con noi, che ci facciano un pò di compagnia, che ci confortino come noi abbiamo confortato loro quando erano piccoli e indifesi. In tutti questi giorni, non una telefonata per sentire la mia voce e farmi sentire la sua. Ma non si usa più. E' meglio sentire la voce di Ermete, di Piero, di Stefano, di Luisa, di Tizio e di Caio. 'Oh, che gioia sentirti!'. E non voglio dire che l'amicizia non sia una cosa grande ed indispensabile, ma io per quanto tempo ancora vivrò ? E cosa sarà di questo mio figlio che vuole tutto ciò che vuole ?
(dal diario di mia madre)
'Ma in Europa dove...?' comincia a gridare dietro di me, mentre il taxi mette in marcia e si allontana dal marciapiede.
'Non lo so, dove..', gli grido io, facendogli arrivederci con la mano, allegramente. Ho trentatrè anni, e mi sono finalmente liberato di mio padre e di mia madre! Per un mese.
'Ma come faremo a sapere il tuo indirizzo ?'
Gioia, pura gioia! ' Non lo saprete! '
'Ma cosa succederà se nel frattempo...?'
'Nel frattempo che cosa?' rido io. 'Di quale se vai a preoccuparti adesso ?'
'Cosa succederà se...?' E, Padreterno, ma che fa? lo strilla veramente dal finestrino del taxi, sul serio!
La sua paura, la sua ingordigia, il suo bisogno e la sua fede in me sono così grandi che in effetti strilla queste parole per le strade di New York ? 'E se muoro ?'.
(Philip Roth, Il lamento di Portnoy, pp.139-140)
'Lo sai qual'è il mio difetto più grande, Rose? Mi ripugna dirlo di me stessa, ma il fatto è che sono troppo buona...Io gli do tutto quello che ho alla gente -ammette lei, sospirando- e per tutta ricompensa mi prendo un bel calcio in faccia, ecco quel che mi prendo - e la mia colpa consiste nel fatto che per quante volte mi prendono a schiaffi, io non riesco smettere di essere buona.'
Merda, Sophie, provaci no ? Perchè non lo fai ? Perchè non ci proviamo tutti ? Poichè vedi Mamma, essere cattivi, è la cosa veramente difficile...Vedi, anche io sono troppo buono, Mamma, anch'io sono morale fino a scoppiarne -proprio come te!...Non so fumare, a mala pena bevo qualcosa, niente droghe, non prendo in prestito soldi, non gioco a carte, non riesco a dire una bugia senza cominciare a sudare...sembra che stia passando l'equatore...Beh, va bene, dico cazzo un sacco di volte, ma ti posso assicurare che in totale i miei successi nel campo delle trasgressioni stanno tutti qui, praticamente...Mamma, si può sapere cosa volessi che diventassi io ?...Ma dove l'hai trovata l'dea che la cosa più meravigliosa che potessi fare nella vita fosse di essere obbediente? Un piccolo gentleman? Ma tu pensa in pò, tra tutte le aspirazioni che può nutrire in corpo una creatura di desideri e di lussuria, mi vai a scegliere proprio questa!
(idem, pp.143-145)
mercoledì 15 febbraio 2012
se atene piange...sparta? ride!
ATENE
L'opera di distruzione di Atene, della sua civiltà, delle sue reminiscenze era già stata avviata da tempo.
Basti pensare a quel che è stato fatto degli Atenei: aziende senza capo nè coda, luoghi in cui ci si ammanta di cultura, ma che ormai hanno perso la loro essenza e il loro senso profondo e antico.
Ed ora anche la mitica città, dopo le depredazioni archeologiche inglesi e tedesche dei secoli scorsi, dopo le occupazioni coloniali e i colonnelli, vive la sua degradazione finale, per mano delle impotenti, ma feroci e rapaci, potenze mondiali.
Questa volta, altri hanno infilato il loro cavallo di legno, e tra le sue mura!
E da lì escono banchieri, trafficanti, tangentisti, finanzieri su troike alate...e sterminano senza pietà i suoi cittadini inermi, stremati e rassegnati al peggio.
'Hanno fatto le cicale per decenni!', decretano le sempre composte e luterane formiche.
Ed è vero, tutti abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità, imitandoci a vicenda.
Ma quelle che oggi si ergono a formiche, lo sono (state) veramente ?
E per quanto sopravviveranno, senza cicale che si sbattono e consumano ?
Le leggi di Dracone (oggi: Draghi?) sono rinomate per la severità e gravità delle pene. Infatti è prevista la pena di morte per tutti quelli che sbagliano, che sono trovati indolenti; e quelli che rubano ortaggi e frutti sono puniti come i depredatori di templi e gli omicidi. Per questo Decade disse che Dracone scriveva le leggi col sangue e non con l'inchiostro.
Ogni debitore, il cui stato sociale sia inferiore a quello del suo creditore, ne diventa automaticamente schiavo, mentre la punizione è più lieve per chi abbia debiti nei confronti di una persona di classe inferiore...
SPARTA
Con la morte di Atene, Sparta (seppellita da secoli e quasi invisibile ormai, rasa al suolo proprio dai 'fratelli' attici) rivive la sue ragioni e si gode, sogghignando, un postumo trionfo.
Il memorandum draconiano sembra proprio scritto non da un'ateniese o da un civile europeo, ma da uno spartano.
Decreta la morte per fame di decine di migliaia di greci, li costringe alla disperazione, alla miseria, al ricatto. A non curarsi, a non studiare, a non viaggiare, a non uscire di casa, a non avere più casa.
Li strangola, ancor prima di gettarli dalla Rupe Tarpea.
O spera che vi si gettino da soli...
OLIMPIA
Nella sua stentorea coerenza calvinista il Governo Monti ha fatto fuori anche Olimpia.
I sacrifici e la sofferenza mal si conciliano con i divertimenti e i giochi.
E con le spese inutili, che foraggiano loschi appalti e opere faraoniche, subito ridotte a relitti senza futuro.
Quindi, per una volta, concordo.
Anzi, ci speravo.
Gli stadi che abbiamo già, peraltro, seppure sempre meno capaci di accogliere comodamente il pubblico sportivo, saranno più che sufficienti per ospitare a lungo tutti i dissidenti e gli indignati che (forse) si presenteranno nel prossimo futuro...
L'opera di distruzione di Atene, della sua civiltà, delle sue reminiscenze era già stata avviata da tempo.
Basti pensare a quel che è stato fatto degli Atenei: aziende senza capo nè coda, luoghi in cui ci si ammanta di cultura, ma che ormai hanno perso la loro essenza e il loro senso profondo e antico.
Ed ora anche la mitica città, dopo le depredazioni archeologiche inglesi e tedesche dei secoli scorsi, dopo le occupazioni coloniali e i colonnelli, vive la sua degradazione finale, per mano delle impotenti, ma feroci e rapaci, potenze mondiali.
Questa volta, altri hanno infilato il loro cavallo di legno, e tra le sue mura!
E da lì escono banchieri, trafficanti, tangentisti, finanzieri su troike alate...e sterminano senza pietà i suoi cittadini inermi, stremati e rassegnati al peggio.
'Hanno fatto le cicale per decenni!', decretano le sempre composte e luterane formiche.
Ed è vero, tutti abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità, imitandoci a vicenda.
Ma quelle che oggi si ergono a formiche, lo sono (state) veramente ?
E per quanto sopravviveranno, senza cicale che si sbattono e consumano ?
Le leggi di Dracone (oggi: Draghi?) sono rinomate per la severità e gravità delle pene. Infatti è prevista la pena di morte per tutti quelli che sbagliano, che sono trovati indolenti; e quelli che rubano ortaggi e frutti sono puniti come i depredatori di templi e gli omicidi. Per questo Decade disse che Dracone scriveva le leggi col sangue e non con l'inchiostro.
Ogni debitore, il cui stato sociale sia inferiore a quello del suo creditore, ne diventa automaticamente schiavo, mentre la punizione è più lieve per chi abbia debiti nei confronti di una persona di classe inferiore...
SPARTA
Con la morte di Atene, Sparta (seppellita da secoli e quasi invisibile ormai, rasa al suolo proprio dai 'fratelli' attici) rivive la sue ragioni e si gode, sogghignando, un postumo trionfo.
Il memorandum draconiano sembra proprio scritto non da un'ateniese o da un civile europeo, ma da uno spartano.
Decreta la morte per fame di decine di migliaia di greci, li costringe alla disperazione, alla miseria, al ricatto. A non curarsi, a non studiare, a non viaggiare, a non uscire di casa, a non avere più casa.
Li strangola, ancor prima di gettarli dalla Rupe Tarpea.
O spera che vi si gettino da soli...
OLIMPIA
Nella sua stentorea coerenza calvinista il Governo Monti ha fatto fuori anche Olimpia.
I sacrifici e la sofferenza mal si conciliano con i divertimenti e i giochi.
E con le spese inutili, che foraggiano loschi appalti e opere faraoniche, subito ridotte a relitti senza futuro.
Quindi, per una volta, concordo.
Anzi, ci speravo.
Gli stadi che abbiamo già, peraltro, seppure sempre meno capaci di accogliere comodamente il pubblico sportivo, saranno più che sufficienti per ospitare a lungo tutti i dissidenti e gli indignati che (forse) si presenteranno nel prossimo futuro...
lunedì 13 febbraio 2012
requiescat
Perché prendersela con i giovani, "questi" giovani?
Forse, il motivo di tanto accanimento è questo: se il mercato del lavoro è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico in fallimento, il futuro dei giovani un buco nero, non è per colpa loro, ma delle generazioni precedenti. Dei loro padri e dei loro nonni. Della generazione di Monti, Fornero e Cancellieri. Della "mia" generazione. Forse è per questo che ce la prendiamo tanto con i giovani. Per dimenticare e far dimenticare che è colpa nostra.
(Ilvo Diamanti, sul sito di Repubblica, oggi)
Il gioco sta funzionando: far passare dalla parte del torto i meno responsabili ('innocenti', non ne esistono...) e far credere che abbiano ragione coloro che sono dalla parte del torto.
E ridar loro il potere di distruggere quel poco che hanno lasciato in piedi e che non hanno ancora divorato.
Guardate la Grecia: sono tornati al governo i conservatori, primi responsabili del deficit statale!
Che ora si fanno benedire dal pope, pregando insieme in Parlamento.
(in Italia, non ne abbiamo bisogno: abbiamo già il Vaticano in aula, senza bisogno di chiamare i preti!)
Hanno torto, oggi, quelli che non si fanno licenziare facilmente.
Sono un ostacolo agli investimenti esteri!
E chi sta in piazza, a protestare e a bruciare la città, ha e avrà ovviamente torto.
Come i deputati che anche ieri hanno avuto la forza di votare No, anche a costo di essere espulsi dai rispettivi partiti.
Ma, attenzione: gran parte dei manifestanti inizia a chiamare 'dittatura' l' Unione Europea, ad applaudire i black bloc che avanzano contro i poliziotti, a distruggere tutto quel che trova in piazza Syntagma (che vorrebbe dire, credo, Unità...).
Non si può governare a lungo contro i propri popoli.
O almeno non si è potuto, sinora.
L'Europa sarà spazzata via, e non per il fallimento della Grecia, ma per il fallimento dell'Europa.
E non parlo del (solo) fallimento economico, che pure avanza.
Parlo dell'inesistenza dell'Europa come soggetto (e progetto) politico-sociale.
Le banche hanno vinto, e gli Stati nazionali si sono aggrappati ad esse per tenersi uno spazio minimo, residuale, che permetta loro di sopravvivere e di gestire ancora qualcosa (repressione interna, guerre, teatro della rappresentanza, corruzione e tangenti, patriottismi di maniera...).
Requiescat per la grande illusione europea.
E per i poveri greci.
Forse, il motivo di tanto accanimento è questo: se il mercato del lavoro è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico in fallimento, il futuro dei giovani un buco nero, non è per colpa loro, ma delle generazioni precedenti. Dei loro padri e dei loro nonni. Della generazione di Monti, Fornero e Cancellieri. Della "mia" generazione. Forse è per questo che ce la prendiamo tanto con i giovani. Per dimenticare e far dimenticare che è colpa nostra.
(Ilvo Diamanti, sul sito di Repubblica, oggi)
Il gioco sta funzionando: far passare dalla parte del torto i meno responsabili ('innocenti', non ne esistono...) e far credere che abbiano ragione coloro che sono dalla parte del torto.
E ridar loro il potere di distruggere quel poco che hanno lasciato in piedi e che non hanno ancora divorato.
Guardate la Grecia: sono tornati al governo i conservatori, primi responsabili del deficit statale!
Che ora si fanno benedire dal pope, pregando insieme in Parlamento.
(in Italia, non ne abbiamo bisogno: abbiamo già il Vaticano in aula, senza bisogno di chiamare i preti!)
Hanno torto, oggi, quelli che non si fanno licenziare facilmente.
Sono un ostacolo agli investimenti esteri!
E chi sta in piazza, a protestare e a bruciare la città, ha e avrà ovviamente torto.
Come i deputati che anche ieri hanno avuto la forza di votare No, anche a costo di essere espulsi dai rispettivi partiti.
Ma, attenzione: gran parte dei manifestanti inizia a chiamare 'dittatura' l' Unione Europea, ad applaudire i black bloc che avanzano contro i poliziotti, a distruggere tutto quel che trova in piazza Syntagma (che vorrebbe dire, credo, Unità...).
Non si può governare a lungo contro i propri popoli.
O almeno non si è potuto, sinora.
L'Europa sarà spazzata via, e non per il fallimento della Grecia, ma per il fallimento dell'Europa.
E non parlo del (solo) fallimento economico, che pure avanza.
Parlo dell'inesistenza dell'Europa come soggetto (e progetto) politico-sociale.
Le banche hanno vinto, e gli Stati nazionali si sono aggrappati ad esse per tenersi uno spazio minimo, residuale, che permetta loro di sopravvivere e di gestire ancora qualcosa (repressione interna, guerre, teatro della rappresentanza, corruzione e tangenti, patriottismi di maniera...).
Requiescat per la grande illusione europea.
E per i poveri greci.
venerdì 10 febbraio 2012
biancomangiare
2 febbraio 1956, giovedì
Dopo tanti anni, tanti forse quanti sono quelli della mia vita, a Cagliari nevica. Ma nevica davvero: i fiocchi cadono bianchi e lievi e tutti escono per la gioia di sentirseli addosso. Raramente ho visto le strade affollate come oggi; tutti fingono di affrettarsi ed invece indugiano e osservano, con piacere e meraviglia, gli ombrelli ed i cappotti coperti di neve. Per la strada ci guardiamo e sorridiamo soddisfatti, quasi sia opera nostra questo inatteso miracolo bianco. Sono quasi le 20 e nevica da stamattina. E' bellissimo! Sembra una notte di fiaba, una novella di Andersen. Sono uscita con Bianca e Dessiè ed abbiamo camminato a lungo per il Largo e via Roma, respirando l'aria fredda e sana e lasciandoci cadere sul viso e sui capelli quel fioccare candido e leggero. La città ha assunto un volto nuovo e lo sfoggia, direi quasi con timidezza; si sente un'altra, insomma. I guidatori di macchine sono orgogliosi di avere la propria inusualmente candida, i bambini strillano, giocano, fanno palle di neve e le lanciano felici, approfittando di un'occasione che si ripeterà forse quando anche per loro l'età dei giochi sarà trascorsa e, anzichè da tiratori, dovranno fare da bersagli...
3 febbraio 1956, venerdì
Anche stamane è nevicato. Purtroppo, ogni medaglia ha il suo rovescio: alcuni alberi in piazza Costituzione e in Terrapieno sono stati troncati dal peso della neve e i pompieri si davano da fare per rimuovere i tronchi. Lo spettacolo, però, anche oggi è meraviglioso! Il Bastione e Terrapieno sono completamente bianchi e il sole, timido e scialbo, stende una tinta d'oro su tutto. Non mi stancavo di guardare, volevo riempirmi gli occhi e la mente di quel candore, e ne sono rimasta quasi abbagliata.
Purtroppo, dopo la bella neve, il disgelo. Le strade sono fangose e bagnate, anche se il cielo è limpido e azzurro, ed il sole, il nostro caro, vecchio, solito sole splende, accolto con evidente piacere da tutti noi, abituati ad un clima dolce e sereno. Addio mia bella neve, o meglio arrivederci, fra molti anni...
Che semplicità, che tranquillità in queste pagine di mia madre che, nei suoi diari, racconta il primo incontro con la neve, a 24 anni.
Dov'è lo stress di questi giorni, nelle grandi città, assediate dall'insicurezza e dalla sicurezza, dalla fretta di chi non riesce a non agitarsi, che non gode più nulla ?
Qui da noi ancora non è arrivata, ma mi farebbe piacere, e la vivrei volentieri.
I media, invece, continuano a tormentarci soltanto con disagi, isolamenti, carenze, ansie.
Certo, fa rabbia vedere come esistano cittadini di serie B, paesetti e villaggi che restano abbandonati per giorni, trasporti che si fermano in mezzo al nulla...
Come se tutti non pagassimo le tasse e non dovessimo avere almeno gli stessi diritti e servizi.
Ma la finzione dello Stato 'uguale per tutti', nell'emergenza, emerge appunto con cristallina e lampante, spietata, chiarezza.
Nella tormenta, le variabili primarie si stagliano dinanzi e quelle secondarie si accomodano rassegnate sullo sfondo della vita e della storia.
Pensate a quel che sta accadendo: la Grecia affonda, e affonderà comunque, sotto ricatto FMI-BCE. Altri due giorni di inutili scioperi generali, scontri per strada, ma il debito va pagato (se se ne vogliono fare altri, ovviamente, con i buoni di turno...!).
I tedeschi vogliono far finta di dimenticare che la Grecia ha comprato armi da loro per un decennio, per miliardi di euro, prima di fallire.
Il Comitato olimpico vuole far finta di dimenticare che la Grecia ha iniziato a fallire proprio organizzando, in deficit, le Olimpiadi del 2004.
(E pensare che, nonostante tutto, c'è gente che oggi pressa Monti perchè si impegni per le Olimpiadi del 2020 in Italia!).
Chi potrebbe farci uscire dalla trappola, se non noi stessi, rifiutando di pagare il debito fatto dagli stessi che oggi chiedono ancora sacrifici (sempre agli stessi) ?
Nessuno ne ha la forza, tutti sono complici e venduti, ignavi e succubi dei loro stessi inossidabili miti.
Ci si illude ancora di farcela, in qualche modo.
Ma non sarà così.
Perchè non ci si crede più, e non solo in questo.
I Grandi si scambiano alla tv fiducia reciproca, credibilità che vale però solo tra loro e per i mercati (forse).
Come dei capi mafia, si incontrano tra cosche e si congratulano tra loro, si riconoscono e dicono di fidarsi (almeno in pubblico) l'uno dell'altro. Tutto falso, ma la verità è defunta da tempo.
E ci si lamenta dei lupi affamati che azzannano malcapitati riminesi nella bufera!
Ma cosa sono dei poveri lupi rispetto ai nostri tanto osannati vampiri di stato (Monti, esaltato da Time come Salvatore dell'Europa, ad esempio...) ?
E la 'gente' ? La 'democrazia' ? Il 'consenso' ? La 'rappresentanza' ?
Parole senza senso, ormai.
Relitti della storia, sepolti da metri, e metri e metri di neve.
Cambia, todo cambia...
Dopo tanti anni, tanti forse quanti sono quelli della mia vita, a Cagliari nevica. Ma nevica davvero: i fiocchi cadono bianchi e lievi e tutti escono per la gioia di sentirseli addosso. Raramente ho visto le strade affollate come oggi; tutti fingono di affrettarsi ed invece indugiano e osservano, con piacere e meraviglia, gli ombrelli ed i cappotti coperti di neve. Per la strada ci guardiamo e sorridiamo soddisfatti, quasi sia opera nostra questo inatteso miracolo bianco. Sono quasi le 20 e nevica da stamattina. E' bellissimo! Sembra una notte di fiaba, una novella di Andersen. Sono uscita con Bianca e Dessiè ed abbiamo camminato a lungo per il Largo e via Roma, respirando l'aria fredda e sana e lasciandoci cadere sul viso e sui capelli quel fioccare candido e leggero. La città ha assunto un volto nuovo e lo sfoggia, direi quasi con timidezza; si sente un'altra, insomma. I guidatori di macchine sono orgogliosi di avere la propria inusualmente candida, i bambini strillano, giocano, fanno palle di neve e le lanciano felici, approfittando di un'occasione che si ripeterà forse quando anche per loro l'età dei giochi sarà trascorsa e, anzichè da tiratori, dovranno fare da bersagli...
3 febbraio 1956, venerdì
Anche stamane è nevicato. Purtroppo, ogni medaglia ha il suo rovescio: alcuni alberi in piazza Costituzione e in Terrapieno sono stati troncati dal peso della neve e i pompieri si davano da fare per rimuovere i tronchi. Lo spettacolo, però, anche oggi è meraviglioso! Il Bastione e Terrapieno sono completamente bianchi e il sole, timido e scialbo, stende una tinta d'oro su tutto. Non mi stancavo di guardare, volevo riempirmi gli occhi e la mente di quel candore, e ne sono rimasta quasi abbagliata.
Purtroppo, dopo la bella neve, il disgelo. Le strade sono fangose e bagnate, anche se il cielo è limpido e azzurro, ed il sole, il nostro caro, vecchio, solito sole splende, accolto con evidente piacere da tutti noi, abituati ad un clima dolce e sereno. Addio mia bella neve, o meglio arrivederci, fra molti anni...
Che semplicità, che tranquillità in queste pagine di mia madre che, nei suoi diari, racconta il primo incontro con la neve, a 24 anni.
Dov'è lo stress di questi giorni, nelle grandi città, assediate dall'insicurezza e dalla sicurezza, dalla fretta di chi non riesce a non agitarsi, che non gode più nulla ?
Qui da noi ancora non è arrivata, ma mi farebbe piacere, e la vivrei volentieri.
I media, invece, continuano a tormentarci soltanto con disagi, isolamenti, carenze, ansie.
Certo, fa rabbia vedere come esistano cittadini di serie B, paesetti e villaggi che restano abbandonati per giorni, trasporti che si fermano in mezzo al nulla...
Come se tutti non pagassimo le tasse e non dovessimo avere almeno gli stessi diritti e servizi.
Ma la finzione dello Stato 'uguale per tutti', nell'emergenza, emerge appunto con cristallina e lampante, spietata, chiarezza.
Nella tormenta, le variabili primarie si stagliano dinanzi e quelle secondarie si accomodano rassegnate sullo sfondo della vita e della storia.
Pensate a quel che sta accadendo: la Grecia affonda, e affonderà comunque, sotto ricatto FMI-BCE. Altri due giorni di inutili scioperi generali, scontri per strada, ma il debito va pagato (se se ne vogliono fare altri, ovviamente, con i buoni di turno...!).
I tedeschi vogliono far finta di dimenticare che la Grecia ha comprato armi da loro per un decennio, per miliardi di euro, prima di fallire.
Il Comitato olimpico vuole far finta di dimenticare che la Grecia ha iniziato a fallire proprio organizzando, in deficit, le Olimpiadi del 2004.
(E pensare che, nonostante tutto, c'è gente che oggi pressa Monti perchè si impegni per le Olimpiadi del 2020 in Italia!).
Chi potrebbe farci uscire dalla trappola, se non noi stessi, rifiutando di pagare il debito fatto dagli stessi che oggi chiedono ancora sacrifici (sempre agli stessi) ?
Nessuno ne ha la forza, tutti sono complici e venduti, ignavi e succubi dei loro stessi inossidabili miti.
Ci si illude ancora di farcela, in qualche modo.
Ma non sarà così.
Perchè non ci si crede più, e non solo in questo.
I Grandi si scambiano alla tv fiducia reciproca, credibilità che vale però solo tra loro e per i mercati (forse).
Come dei capi mafia, si incontrano tra cosche e si congratulano tra loro, si riconoscono e dicono di fidarsi (almeno in pubblico) l'uno dell'altro. Tutto falso, ma la verità è defunta da tempo.
E ci si lamenta dei lupi affamati che azzannano malcapitati riminesi nella bufera!
Ma cosa sono dei poveri lupi rispetto ai nostri tanto osannati vampiri di stato (Monti, esaltato da Time come Salvatore dell'Europa, ad esempio...) ?
E la 'gente' ? La 'democrazia' ? Il 'consenso' ? La 'rappresentanza' ?
Parole senza senso, ormai.
Relitti della storia, sepolti da metri, e metri e metri di neve.
Cambia, todo cambia...
lunedì 6 febbraio 2012
punti esclamativi !!
Tutto sotto controllo!
Alemanno, come il comandante Schettino, minimizza.
Ed ora fa il grande condottiero, che sa gestire la situazione, nonostante i nemici.
Ridicolo, come tutti i sedicenti 'esperti'.
Niente è mai 'tutto sotto controllo', neanche la nostra vita, tanto meno la natura.
Ma l'homo oeconomicus-tecnologicus non ce la fa, è mitomane per essenza.
Dovrà, a un certo punto, arrendersi.
Ma sarà tardi.
Non uscite di casa!
Una cosa è dire 'non uscite in auto', e va bene, anzi benissimo.
Una cosa è invitare le persone a non uscire di casa.
Qui si svela il dispositivo immunitario.
Centinaia di fratturati a Roma in pochi giorni di neve e ghiaccio, mi si dice.
Allora: continuiamo a stare dentro casa, a non camminare più, a stare davanti alla tv tutto il giorno...e poi vedremo quanta gente, alla prima uscita, scivolerà per la strada...
Allerta meteo!
Altro tormentone senza senso.
Ed ora iniziano anche a litigare tra di loro sulle interpretazioni da dare alle previsioni, su quanto l'uno abbia dato le giuste informazioni e di quanto altri ne abbiano tenuto conto.
Ricordate la commissione Grandi Rischi, poco prima che crollasse L'Aquila ?
E' solo un gioco delle parti, purtroppo.
Tornare alla normalità!
Ma di quale normalità si parla ?
Quella costruita artificialmente per noi da meno di un centinaio d'anni, fatta di riscaldamento a palla, automobili rombanti e gente che corre di qua e di là per lavoro e shopping ?
Ma non sarebbe un vero 'ritorno alla normalità', invece, accettare il freddo e la neve, rallentare i tempi, smetterla per qualche giorno di lavorare, godere dell'assenza di macchine in città?
Tornare a vivere una vita 'umana' ?
P.S:
Crack!
E la Grecia va: verso un fallimento già palese da tempo, ma ancora coperto sinora da paludamenti e magiche ricette.
La troika assassina colpisce ancora.
Ha chiesto il sangue dei poveri olimpici, ma ancora non basta.
O la borsa o la vita, sogghigna Angelona..
Fra un pò toccherà a noi.
Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte... ?
Mi vien da ridere.
Alemanno, come il comandante Schettino, minimizza.
Ed ora fa il grande condottiero, che sa gestire la situazione, nonostante i nemici.
Ridicolo, come tutti i sedicenti 'esperti'.
Niente è mai 'tutto sotto controllo', neanche la nostra vita, tanto meno la natura.
Ma l'homo oeconomicus-tecnologicus non ce la fa, è mitomane per essenza.
Dovrà, a un certo punto, arrendersi.
Ma sarà tardi.
Non uscite di casa!
Una cosa è dire 'non uscite in auto', e va bene, anzi benissimo.
Una cosa è invitare le persone a non uscire di casa.
Qui si svela il dispositivo immunitario.
Centinaia di fratturati a Roma in pochi giorni di neve e ghiaccio, mi si dice.
Allora: continuiamo a stare dentro casa, a non camminare più, a stare davanti alla tv tutto il giorno...e poi vedremo quanta gente, alla prima uscita, scivolerà per la strada...
Allerta meteo!
Altro tormentone senza senso.
Ed ora iniziano anche a litigare tra di loro sulle interpretazioni da dare alle previsioni, su quanto l'uno abbia dato le giuste informazioni e di quanto altri ne abbiano tenuto conto.
Ricordate la commissione Grandi Rischi, poco prima che crollasse L'Aquila ?
E' solo un gioco delle parti, purtroppo.
Tornare alla normalità!
Ma di quale normalità si parla ?
Quella costruita artificialmente per noi da meno di un centinaio d'anni, fatta di riscaldamento a palla, automobili rombanti e gente che corre di qua e di là per lavoro e shopping ?
Ma non sarebbe un vero 'ritorno alla normalità', invece, accettare il freddo e la neve, rallentare i tempi, smetterla per qualche giorno di lavorare, godere dell'assenza di macchine in città?
Tornare a vivere una vita 'umana' ?
P.S:
Crack!
E la Grecia va: verso un fallimento già palese da tempo, ma ancora coperto sinora da paludamenti e magiche ricette.
La troika assassina colpisce ancora.
Ha chiesto il sangue dei poveri olimpici, ma ancora non basta.
O la borsa o la vita, sogghigna Angelona..
Fra un pò toccherà a noi.
Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte... ?
Mi vien da ridere.
domenica 5 febbraio 2012
im-precarismo
A casa e a letto con l'influenza, neanche la consolazione di svegliarsi la mattina e trovare la mia città innevata! Scemo io che mi ero illuso... (Però, almeno, le partite saranno tutte di domenica pomeriggio, come ai bei vecchi tempi...)
Vedo la neve, a Roma, che 'cade a bbestia!', come mi scrive S.
Ricordo Paola e Andrea, le nostre scivolate nell'85, a Villa Ada, sulle buste della spazzatura a mò di slittino.
Tanta gente fa le foto, lo racconterà ai nipoti, 'un evento così raro!, dicono...
Non sanno (o fanno ben finta di non sapere ancora) che il cambiamento climatico renderà la neve sempre meno rara, anche da noi.
E' che non siamo preparati all'idea (nè all'emergenza), come sempre.
Ma lei, la neve, lo sa: tornerà presto.
'Italia, Katastrofa!', così imprecava dal suo camion uno slovacco, profugo sull'autostrada ghiacciata, in compagnia della neve e di altri 'bisonti'.
Aveva attraversato l'Europa dell'est nella tormenta e nel gelo, ma solo qui da noi si è dovuto bloccare e stare fermo per ore ed ore.
Noi non abbiamo neppure il meglio del capitalismo tecnologico, solo la precarietà (dei mezzi, delle soluzioni, dei progetti) e le conseguenti im-precazioni.
Ci fanno pagare i servizi e gli eserciti, ma -al momento del bisogno- ci dobbiamo autogestire.
O, in attesa del loro intervento, ci tengono ostaggi su un treno, sequestrati in casa, senza acqua e luce.
Per non parlare dei russi che, tra una protesta popolare e l'altra contro il tiranno, sentono freddo e ci tolgono il 30% del gas da un giorno all'altro. In che mani siamo, al momento del bisogno ?
In che mani è finito il nostro immaginario ?
Giovanni Bertolucci, ieri, riprendendo un suo libro su Pasolini e Gadda, ha posto questo quesito.
Sempre ieri, La7 dava la partita di rugby Francia-Italia, a partire dalle 17.
La cosa strana è stata che la partita iniziava alle 15.30, ma loro la trasmettevano alle 17 senza dirci che si trattava di una differita, ma spacciandola per una diretta.
Mi sono chiesto: non è che ci stanno facendo anche vivere così ?
Che crediamo di vivere in diretta una vita che è soltanto in differita ?
Non è che stiamo vivendo un film già deciso altrove e prima, e senza, di noi ?
Non è che stiamo vivendo nel 2Q12 di Orwell e Murakami ?
Quando Pasolini parlava del 'nuovo fascismo', quello che non ci permette di togliere le divise la sera, quando torni a casa, e di tornare ad essere sè stessi, forse aveva in mente -con un certo anticipo- proprio questo.
Lo capisci da come restiamo abbindolati e stregati dalle manipolazioni mediatiche:
la flessibilità buona e cattiva, il posto fisso 'che non va demonizzato', lo spread che ci salva e ci condanna, l'inflazione che scende ma il carrello della spesa che sale, la libertà di licenziare, ma senza discriminare, la difesa di diritti (no, di privilegi...), basta col buonismo!, etc etc etc....
Tutto ed il contrario di tutto, in una sequenza confusiva e avvolgente, senza tregua.
Una vita in cui pensi di vivere, e che sia la tua, che tu possa essere e fare qualcosa.
Ma, appena inizi anche solo a parlare, ti rendi conto che sei già nell'ingranaggio.
E che il gioco che ti fanno giocare, l'unico attualmente consentito nella società 'politica', è truccato.
Ma non sarebbe meglio che il capitalismo lasciasse da parte tutti i suoi ammennicoli morali e religiosi e ci dicesse chiaro, una volta per tutte, a costo di subire tutte le imprecazioni del mondo: la precarizzazione della vita è l'unica direzione coerente allo sviluppo dell'economia finanziaria e da ora in poi vivremo così, chi più chi meno, tutti.
E' la verità del consumismo e della finanziarizzazione: è inutile continuare a blaterare di 'stabilità familiari', 'amori eterni', 'lavori fissi', 'salari garantiti', 'stati sociali'.
Loro precarizzano e noi imprechiamo.
L'im-precarismo, fase estrema del capitalismo ?
Vedo la neve, a Roma, che 'cade a bbestia!', come mi scrive S.
Ricordo Paola e Andrea, le nostre scivolate nell'85, a Villa Ada, sulle buste della spazzatura a mò di slittino.
Tanta gente fa le foto, lo racconterà ai nipoti, 'un evento così raro!, dicono...
Non sanno (o fanno ben finta di non sapere ancora) che il cambiamento climatico renderà la neve sempre meno rara, anche da noi.
E' che non siamo preparati all'idea (nè all'emergenza), come sempre.
Ma lei, la neve, lo sa: tornerà presto.
'Italia, Katastrofa!', così imprecava dal suo camion uno slovacco, profugo sull'autostrada ghiacciata, in compagnia della neve e di altri 'bisonti'.
Aveva attraversato l'Europa dell'est nella tormenta e nel gelo, ma solo qui da noi si è dovuto bloccare e stare fermo per ore ed ore.
Noi non abbiamo neppure il meglio del capitalismo tecnologico, solo la precarietà (dei mezzi, delle soluzioni, dei progetti) e le conseguenti im-precazioni.
Ci fanno pagare i servizi e gli eserciti, ma -al momento del bisogno- ci dobbiamo autogestire.
O, in attesa del loro intervento, ci tengono ostaggi su un treno, sequestrati in casa, senza acqua e luce.
Per non parlare dei russi che, tra una protesta popolare e l'altra contro il tiranno, sentono freddo e ci tolgono il 30% del gas da un giorno all'altro. In che mani siamo, al momento del bisogno ?
In che mani è finito il nostro immaginario ?
Giovanni Bertolucci, ieri, riprendendo un suo libro su Pasolini e Gadda, ha posto questo quesito.
Sempre ieri, La7 dava la partita di rugby Francia-Italia, a partire dalle 17.
La cosa strana è stata che la partita iniziava alle 15.30, ma loro la trasmettevano alle 17 senza dirci che si trattava di una differita, ma spacciandola per una diretta.
Mi sono chiesto: non è che ci stanno facendo anche vivere così ?
Che crediamo di vivere in diretta una vita che è soltanto in differita ?
Non è che stiamo vivendo un film già deciso altrove e prima, e senza, di noi ?
Non è che stiamo vivendo nel 2Q12 di Orwell e Murakami ?
Quando Pasolini parlava del 'nuovo fascismo', quello che non ci permette di togliere le divise la sera, quando torni a casa, e di tornare ad essere sè stessi, forse aveva in mente -con un certo anticipo- proprio questo.
Lo capisci da come restiamo abbindolati e stregati dalle manipolazioni mediatiche:
la flessibilità buona e cattiva, il posto fisso 'che non va demonizzato', lo spread che ci salva e ci condanna, l'inflazione che scende ma il carrello della spesa che sale, la libertà di licenziare, ma senza discriminare, la difesa di diritti (no, di privilegi...), basta col buonismo!, etc etc etc....
Tutto ed il contrario di tutto, in una sequenza confusiva e avvolgente, senza tregua.
Una vita in cui pensi di vivere, e che sia la tua, che tu possa essere e fare qualcosa.
Ma, appena inizi anche solo a parlare, ti rendi conto che sei già nell'ingranaggio.
E che il gioco che ti fanno giocare, l'unico attualmente consentito nella società 'politica', è truccato.
Ma non sarebbe meglio che il capitalismo lasciasse da parte tutti i suoi ammennicoli morali e religiosi e ci dicesse chiaro, una volta per tutte, a costo di subire tutte le imprecazioni del mondo: la precarizzazione della vita è l'unica direzione coerente allo sviluppo dell'economia finanziaria e da ora in poi vivremo così, chi più chi meno, tutti.
E' la verità del consumismo e della finanziarizzazione: è inutile continuare a blaterare di 'stabilità familiari', 'amori eterni', 'lavori fissi', 'salari garantiti', 'stati sociali'.
Loro precarizzano e noi imprechiamo.
L'im-precarismo, fase estrema del capitalismo ?
giovedì 2 febbraio 2012
flex-sicuramente
...e sognerai
che non occorre affatto respirare,
che il silenzio senza respiro
è una musica passabile,
sei piccolo come una scintilla
e ti spegni al ritmo di quella.
Una morte solo così. Hai sentito
più dolore tenendo in mano una rosa
e provato maggiore sgomento
per un petalo sul pavimento.
Un mondo solo così. Solo così
vivere. E morire solo quel tanto.
E tutto il resto eccolo qui -
come Bach suonato per un istante
su un bicchiere.
(Wislawa Szymborska, da Progetto un mondo)
Ed anche Wislawa ci ha lasciato, in una gelida notte polacca.
Come un senza tetto, avrà avuto troppo freddo, vecchia com'era ?
L'ho sempre pensata così: mortale, umana.
E l'avevo anche vista così, al Teatro Valle non ancora occupato, circa dieci anni or sono.
Una zietta, una casalinga, una nonnina tra tante, nel suo tenero e gracile soprabito.
Visioni straordinarie in un essere semplice, normale, apparentemente come tanti.
Ed è morta come tanti, come tutti, silenziosamente e quasi clandestinamente, come aveva sempre vissuto, per forza e per scelta.
Altre nude vite muoiono davvero di freddo e stenti nella sua terra e nella vicina Ucraina.
Luoghi scelti per i prossimi Europei di calcio, che spendono milioni di euro per gli stadi, ma abbandonano alla morte decine di cittadini assiderati. Platini e la UEFA temono per la loro immagine, secondo la stampa. E basta?
Qualcosa non torna, direbbe lei.
(Intanto, per qualche nevicata intensa e un pò di freddo, il nostro paese è ancora una volta in tilt, in blackout, dicono i giornali. Io ho acceso una stufetta e messo il piumone sul letto, niente di più...).
La poesia l'ho scelta anche perchè ricorda la nostra essenziale precarietà e caducità su questa terra.
L' essere umano, come tutto il vivente, è per sua natura 'flessibile' e 'volatile' nel tempo.
Ed è proprio per questo che le società e le culture si sono da sempre industriate ad ammanirci sicurezze, più o meno fondate o illusorie. Senza questa promessa di minore precarietà che senso e che durata avrebbero le religioni, gli stati, le ideologie, le arti ?
Sino a qualche tempo fa, ad esempio, lo Stato ci invischiava a sè con il 'posto fisso': un lavoro certo, sicuro, continuativo, 'a tempo indeterminato', per la vita.
Un valore, insomma: per cittadini e governi, sindacati e industriali, operai e disoccupati, partiti e chiese, costituzionalisti e rivoluzionari.
Ieri, Monti ha finalmente dichiarato: 'il lavoro fisso, che monotonia!'.
E, controcorrente come sono, sono d'accordo con lui ( e sapete che non mi capita spesso).
Io ho sempre vissuto di lavoro flessibile, volontariamente, sino ai miei 44 anni.
E' solo dal concorso universitario del 2006 che ho un posto a tempo indeterminato (uno degli ultimi 'fortunati', insomma) : da allora, mi sono molto annoiato ed imbolsito, è vero.
Credo che per me sia impossibile fare lo stesso lavoro per più di un decennio di seguito.
E vedo che, per quanta creatività si possa avere, questo valga per molti.
E quanto sarebbe bello se tutti potessero, facilmente, trovare lavori sempre nuovi, se lo volessero o se, almeno per certi periodi, potessero ricevere un reddito anche senza lavorare. E che non ci fosse più un' 'età pensionabile'.
E se ogni persona adulta, qualunque lavoro facesse al momento, potesse avere del tempo davvero libero, per sè e per il suo corpo, per le sue relazioni, per stare all'aria, per leggere e scrivere, per giocare.
Sarebbe una vita più bella se si fosse tutti più flessibili in tutto, se si potessero -volendolo- variare forme dei rapporti, partner e gusti sessuali, ruoli e funzioni sociali, immagini di sè.
Io, per come sono fatto, vivrei meglio, molto meglio, in una società siffatta, che almeno permettesse o tollerasse tutto questo, anche solo in una vita parallela a quella dei più.
Ma non è così, o almeno non lo è stato sinora.
Da quando sono qui la mia esistenza è diventata più stabile. Non che la stabilità sia l'unica cosa che cerco nella vita, figuriamoci, però se possibile non vorrei perderla, questa situazione.
Trovare un lavoro che mi piaccia non è facile... (H. Murakami, 1Q84, p. 434)
I garantiti, come si dice, si tengono ben stretti famiglia, lavori, cassette di sicurezza, beni e proprietà.
I ricchi possono cambiare lavoro, crearselo, o non lavorare mai
Ma, intanto, consigliano ai giovani di non desiderarlo, e di cambiare vita.
Assomigliano a quelli che consigliano ai cinesi di non consumare troppa carta igienica o petrolio, di non emettere troppa anidride in cielo, di non comprarsi tutti il frigo o l'auto.
Ma che, intanto, continuano ad inquinare e a consumare senza freni, anche nella crisi.
Nell'appello di Monti, quìndi, qualcosa non torna (direbbe lei).
che non occorre affatto respirare,
che il silenzio senza respiro
è una musica passabile,
sei piccolo come una scintilla
e ti spegni al ritmo di quella.
Una morte solo così. Hai sentito
più dolore tenendo in mano una rosa
e provato maggiore sgomento
per un petalo sul pavimento.
Un mondo solo così. Solo così
vivere. E morire solo quel tanto.
E tutto il resto eccolo qui -
come Bach suonato per un istante
su un bicchiere.
(Wislawa Szymborska, da Progetto un mondo)
Ed anche Wislawa ci ha lasciato, in una gelida notte polacca.
Come un senza tetto, avrà avuto troppo freddo, vecchia com'era ?
L'ho sempre pensata così: mortale, umana.
E l'avevo anche vista così, al Teatro Valle non ancora occupato, circa dieci anni or sono.
Una zietta, una casalinga, una nonnina tra tante, nel suo tenero e gracile soprabito.
Visioni straordinarie in un essere semplice, normale, apparentemente come tanti.
Ed è morta come tanti, come tutti, silenziosamente e quasi clandestinamente, come aveva sempre vissuto, per forza e per scelta.
Altre nude vite muoiono davvero di freddo e stenti nella sua terra e nella vicina Ucraina.
Luoghi scelti per i prossimi Europei di calcio, che spendono milioni di euro per gli stadi, ma abbandonano alla morte decine di cittadini assiderati. Platini e la UEFA temono per la loro immagine, secondo la stampa. E basta?
Qualcosa non torna, direbbe lei.
(Intanto, per qualche nevicata intensa e un pò di freddo, il nostro paese è ancora una volta in tilt, in blackout, dicono i giornali. Io ho acceso una stufetta e messo il piumone sul letto, niente di più...).
La poesia l'ho scelta anche perchè ricorda la nostra essenziale precarietà e caducità su questa terra.
L' essere umano, come tutto il vivente, è per sua natura 'flessibile' e 'volatile' nel tempo.
Ed è proprio per questo che le società e le culture si sono da sempre industriate ad ammanirci sicurezze, più o meno fondate o illusorie. Senza questa promessa di minore precarietà che senso e che durata avrebbero le religioni, gli stati, le ideologie, le arti ?
Sino a qualche tempo fa, ad esempio, lo Stato ci invischiava a sè con il 'posto fisso': un lavoro certo, sicuro, continuativo, 'a tempo indeterminato', per la vita.
Un valore, insomma: per cittadini e governi, sindacati e industriali, operai e disoccupati, partiti e chiese, costituzionalisti e rivoluzionari.
Ieri, Monti ha finalmente dichiarato: 'il lavoro fisso, che monotonia!'.
E, controcorrente come sono, sono d'accordo con lui ( e sapete che non mi capita spesso).
Io ho sempre vissuto di lavoro flessibile, volontariamente, sino ai miei 44 anni.
E' solo dal concorso universitario del 2006 che ho un posto a tempo indeterminato (uno degli ultimi 'fortunati', insomma) : da allora, mi sono molto annoiato ed imbolsito, è vero.
Credo che per me sia impossibile fare lo stesso lavoro per più di un decennio di seguito.
E vedo che, per quanta creatività si possa avere, questo valga per molti.
E quanto sarebbe bello se tutti potessero, facilmente, trovare lavori sempre nuovi, se lo volessero o se, almeno per certi periodi, potessero ricevere un reddito anche senza lavorare. E che non ci fosse più un' 'età pensionabile'.
E se ogni persona adulta, qualunque lavoro facesse al momento, potesse avere del tempo davvero libero, per sè e per il suo corpo, per le sue relazioni, per stare all'aria, per leggere e scrivere, per giocare.
Sarebbe una vita più bella se si fosse tutti più flessibili in tutto, se si potessero -volendolo- variare forme dei rapporti, partner e gusti sessuali, ruoli e funzioni sociali, immagini di sè.
Io, per come sono fatto, vivrei meglio, molto meglio, in una società siffatta, che almeno permettesse o tollerasse tutto questo, anche solo in una vita parallela a quella dei più.
Ma non è così, o almeno non lo è stato sinora.
Da quando sono qui la mia esistenza è diventata più stabile. Non che la stabilità sia l'unica cosa che cerco nella vita, figuriamoci, però se possibile non vorrei perderla, questa situazione.
Trovare un lavoro che mi piaccia non è facile... (H. Murakami, 1Q84, p. 434)
I garantiti, come si dice, si tengono ben stretti famiglia, lavori, cassette di sicurezza, beni e proprietà.
I ricchi possono cambiare lavoro, crearselo, o non lavorare mai
Ma, intanto, consigliano ai giovani di non desiderarlo, e di cambiare vita.
Assomigliano a quelli che consigliano ai cinesi di non consumare troppa carta igienica o petrolio, di non emettere troppa anidride in cielo, di non comprarsi tutti il frigo o l'auto.
Ma che, intanto, continuano ad inquinare e a consumare senza freni, anche nella crisi.
Nell'appello di Monti, quìndi, qualcosa non torna (direbbe lei).
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