Letture sparse, spensierate, apparentemente casuali, di questi giorni
che sperano e disperano, stanno e non stanno, guardano avanti e
indietro, felicemente e malinconicamente liberi, movimentati come un
ciclone e fermi come un vecchio treno in una stazione dismessa...
Una persona come te è quello che
il mio amico Thorstein chiamerebbe 'uno straniero dai piedi inquieti'.
Nelle sue parole: 'un perturbatore della quiete intellettuale, ma solo
al prezzo di diventare un intellettuale viaggiatore, un nomade della
Terra di Nessuno dell'intelletto, alla ricerca di un altrove per
potersi riposare, un luogo ancora lontano, ben al di là della linea
dell'orizzonte'.
Cosa dici, ti ci ritrovi in questo
profilo di straniero errante ? Oppure, come credo, stai cercando quel
fantomaico luogo di riposo un po' più vicino a casa, in compagnia
della mia bella figlia ? E' Ella che stai cercando per smettere di
fluttuare al vento ?
E tu, gli chiese Dunia con dolcezza,
conservi ancora qualche desiderio ? O magari te ne son sorti di nuovi
che in vita non avevi ?. Ibn Rushd si ricordò di quando lei gli
appoggiava la testa sulla spalla e di come lui le accarezzasse la
nuca col palmo della mano. Ma ora erano al di là del mondo delle
mani, delle nuche, delle spalle, del giacere fianco a fianco.
'La vita incorporea -le disse- non
val la pena di essere vissuta'.
E' l'irrazionalità a sconfiggere se
stessa, disse Ibn Rushd a Ghazali, polvere alla polvere, proprio in
virtù della sua irragionevolezza. La ragione può magari
sonnecchiare per un po', ma l'irrazionalità dorme della grossa per
la maggior parte del tempo. E alla fine sarà la ragione a prevalere,
mentre l'rrazionale resterà imprigionato per sempre nel mondo dei
sogni.
Il mondo che gli uomini sognano,
replicò Ghazali, è il mondo che cercano di costruire.
(da Salman Rushdie, Due anni, otto
mesi & ventotto notti, 2015)
Questa circostanza, le testimonianze
concordi nel riconoscere il suo nuovo equilibrio psicologico e come
lei adesso si senta 'bene con se stessa' facvano suonare stridente il
racconto dell'assassinio di Guillaume, che era stato ovviamente
inevitabile. Stridente e persino scioccante, poiché la comune
sensibilità stenta ad accettare l'idea che si possa compiere un
simile gesto e cavarsela. Ancora più si stenta ad accettare l'idea
che questo passaggio all'atto abbia potuto essere una tappa,
terribile ma necessaria, del cammino verso la vita -qualcosa come
l'abbandono di un oggetto transizionale o la spinta del piede che
permette al nuotatore giunto sul fondo di risalire in superficie.
Uccidendo il figlio che amava, Marie Christine aveva in realtà
ucciso l'odiata infanzia che le impediva di vivere.
Chi poteva resistere allo spirito
dissacratorio di Luigi XVIII? Di lui che affermava che vere passioni
si possono provare solo in età matura, perchè la passione è bella
e furiosa solo quando vi si unisce un po' di impotenza...
A chi gli chiese un giorno se amasse
Sibelius, Stravinskij dopo un attimo di stupore rispose: 'In effetti
sì, molto, ma non ci penso spesso'. Temo di aver nei riguardi di
Balzac lo stesso atteggiamento, cioè di non amarlo.
Sai, stai per riprendere due persone
che parlano, si incrociano e si evitano, si tormentano nello spazio
chiuso di un appartamento. Dovresti rivedere Il disprezzo di Godard;
credimi, mostra questa situazione come nessun altro film...
Lo scenggiatore capisce che la
moglie ce l'ha con lui, ma ancora non sa, o non vuole sapere, il
motivo, e lei non vuole dirglielo perchè ormai non ne vale più la
pena. A un certo punto la donna dice che vuole dormire da sola. Lui
le chiede: Non vuoi più che facciamo l'amore ? Lei sorride e
risponde: Questa sì è cretina, e lui che ancora spera domanda: E'
un sorriso a sfottere o pieno di tenerezza ? Pieno di tenerezza,
risponde lei, e sappiamo bene che non è vero, e lo sa anche lui, e a
partire da allora assistiamo a un annegamento in diretta. L'uomo non
ha più nessuna possibilità, ha perso. Qualsiasi cosa faccia, che
sia ironico, duro, supplichevole , sarà sempre patetico, e non potrà
che essere patetico, perchè un uomo che non è più amato è
patetico, semplicemente...
Perchè il disamoramento è la cosa
più terribile che ci sia: l'istante in cui l'altro smette di amarti,
in cui capisci che non c'è appello, non c'è pietà, che non sei più
niente, che non esisti più nel suo sgiardo...E' la cosa che tutti
temono più al mondo, e non c'è chi non sia disposto a tutto pur di
evitarla o rimandarla -perchè quel giorno fatalmente arriva, credo
che priam o poi arrivi per tutti e che tutti siamo condannati un
giorno una parte o l'altra, una parte e l'altra, e che la parte di
chi non ama più non sia in fondo più desiderabile di quella di chi
non è più amato...
E' questo che penso leggendo
l'epistolario di Kierkegaard, finchè capito su una frase che mi
stende: 'In ogni rapporto d'amore il quale, seppure iniziato, non si
lascia realizzare, nulla è pertanto più offensivo della
delicatezza'.
Il dono lo lascia. ..E' come quando
si invecchia, ci sono cose che si potevano fare, che si amava fare,
ma a un certo pounto si fatica a farle, e si intuisce che presto sarà
del tutto impossibile farle. E' normale, è terribile.
Le persone che hanno un dono, un
talento, spesso hanno soltanto questo.
Spesso non sono altro che questo: la
loro regalità segreta, e l'immenso squallore che la. Accompagna.
Tengono a questo squallore più che a ogni altra cosa; è ciò che si
chiama 'nevrosi'.
Se lui non è più nulla, allora può
diventare un uomo.
Può diventare finalmente visibile a
una donna-quella a cui racconta la propria storia.
Può stare davanti a lei,
detronizzato, prosciugato, messo a nudo, e lei può dirgli: 'Sei
qui'.
Mi piace essere un avventuriero. Mi
torna spesso utile. All'improvviso piove, e mi sento povero e
nauseato, e mi viene da piangere, allora penso: 'Tieni duro, ragazzo,
te la sei scelta tu questa strada, non volevi una vita normale...'
Perchè nel mio progetto che anche
il desiderio che il film finisca bene. Insomma, avete capito: non
per forza un happy end da commedia romantica, ma che i personaggi
alla fine abbiano fatto un passo avanti. Che le loro scelte le
portino più vicini a se stessi. Che non si rinchiudano, non si
smarriscano, non tornino indietro, ma prendano coscienza di ciò che
veramente sono, di ciò che veramente desiderano, e agiscano di
conseguenza.
Non lo sapevo ancora, ma è quello
che generalmente succede con i paradisi: vi sentite dire sempre, e
sempre a ragione, che non sono più quelli di un tempo, che siete
arrivati con almeno dieci o venti anni di ritardo. ..A me l'hanno
detto di Bali, che oggi i vecchi hippy ricordano come un'epoca
felice, e mi fermo. Certo è che a diciott'anni sognavo di vivere
una vita così: di aver bisogno soltanto del necessario, non
allontanarmi di un millimetro dalla donna che amo, vedere ogni
giorno sorgere e tramontare il sole, mangiare quando ho fame,
scrivere su un tavolo traballante, ripetermi che le cose belle sono
il mare, il cielo, un ulivo scosso dal vento, e che l'amicizia è
dovunque si varca una soglia...
(da Emmanuel Carrère, Propizio è
avere ove recarsi, 2016)
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