giovedì 5 ottobre 2017

serpi in seno

Il Re di Spagna Felipe VI attacca i catalani e manda l'esercito a reprimere l'insurrezione con le armi.
Un pensionato di 74 anni si è comprato 42 mitragliatori ed ha sparato sulla folla durante un concerto di musica country a Las Vegas, uccidendo e ferendo un sacco di spettatori.
Un auto si aggirava oggi per Torino e sparava aghi di dieci centimetri a casaccio sui passanti.
Delle ragazzine dei sobborghi di Cagliari -tutte truccate e profumate come troiette in erba- hanno aperto i finestrini perchè i negri appena saliti sull'autobus puzzavano.
Ennesima donna, infine, picchiata e uccisa dal suo convivente.
Cos'hanno in comune questi fatti ?
Che appaiono tutti senza senso.
La Spagna non riavrà la fedeltà e l'obbedienza dei suoi sudditi catalani.
Il vecchietto risentito fermerà un concerto, ma non l'infinito intrattenimento.
Chi spara aghi si divertirà, ma non ammazzerà nessuno.
Le ragazze con la puzza sotto ilnaso non fermeranno le migrazioni.
E l'uomo solo non ritroverà più quel che chiamava (e chiavava) amore.

La violenza è così quando ti prende: ha il suo unico senso solo in se stessa.
Quel che vuole dirci è solo questo: il senso della violenza è la violenza.
Io non posso permetterti di vivere come vorresti.
Io non voglio permetterti di vivere.
Io non posso permettermi che tu sia vivo.
Io non voglio permetterti nulla che io non voglia.
Queste le parole della violenza.
Il loro unico senso è di non dare senso alla vita, di togliere la vita, o -almeno- di toglierle senso.
La vita di chi agisce la violenza trova senso solo in questo: nel toglierlo alla vita.
Chi toglie la vita alla vita ritrova un senso per la propria.
Per poi uccidersi, magari.
Ma può togliersela proprio perchè in quel momento, solo in quel momento l'ha finalmente vissuta, dando la morte, ed impedendo ad altri di viverla.

Se la vita non trova espressione, non vede sbocchi, è frustrata nelle sue aspirazioni si attorciglia attorno a se stessa, nella depressione o nell'aggressione.
E più un regime, un gruppo, una persona si sentono deboli e minacciati, tanto più -per evitare di deprimersi e di riconoscere i loro limiti- attaccheranno e distruggeranno quel che li attornia, proiettando il male su di esso.
Tu sei in mio potere ora!, urlano i senza più-senza mai potere.
Ecco perchè la violenza sale, a tutti i piani di questo nostro orribile palazzone che si chiama Occidente.
Perchè tutti ci sentiamo impotenti, delusi, sfiancati e disperati.
E per cento depressi che si rifugiano in casa, in cantina o in bagno, c'è almeno un aggressore che spara dalle finestre, che diventa un kamikaze, che violenta una donna, che manda l'esercito in armi contro i propri ex cittadini.
Ognuno con quel che può, per quel che può, aggredisce per sentirsi vivo e per sopravvivere. Uscendo per un attimo dalla totale passività nella quale si sente immerso e a cui si sente condannato.
La guerra di tutti contro tutti non è un destino iscritto nella natura umana, ma è un modo di essere endemico della nostra civilizzazione.
Non era ineluttabile, è ormai irrefrenabile: l'uovo del serpente si è dischiuso.





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