Il Re di Spagna
Felipe VI attacca i catalani e manda l'esercito a reprimere
l'insurrezione con le armi.
Un pensionato di 74
anni si è comprato 42 mitragliatori ed ha sparato sulla folla
durante un concerto di musica country a Las Vegas, uccidendo e
ferendo un sacco di spettatori.
Un auto si aggirava
oggi per Torino e sparava aghi di dieci centimetri a casaccio sui
passanti.
Delle ragazzine dei
sobborghi di Cagliari -tutte truccate e profumate come troiette in
erba- hanno aperto i finestrini perchè i negri appena saliti
sull'autobus puzzavano.
Ennesima donna,
infine, picchiata e uccisa dal suo convivente.
Cos'hanno in comune
questi fatti ?
Che appaiono tutti
senza senso.
La Spagna non
riavrà la fedeltà e l'obbedienza dei suoi sudditi catalani.
Il vecchietto
risentito fermerà un concerto, ma non l'infinito intrattenimento.
Chi spara aghi si
divertirà, ma non ammazzerà nessuno.
Le ragazze con la
puzza sotto ilnaso non fermeranno le migrazioni.
E l'uomo solo non
ritroverà più quel che chiamava (e chiavava) amore.
La violenza è così
quando ti prende: ha il suo unico senso solo in se stessa.
Quel che vuole
dirci è solo questo: il senso della violenza è la violenza.
Io non posso permetterti di vivere
come vorresti.
Io non voglio permetterti di vivere.
Io non posso permettermi che tu sia
vivo.
Io non voglio
permetterti nulla che io non voglia.
Queste le parole
della violenza.
Il loro unico senso
è di non dare senso alla vita, di togliere la vita, o -almeno- di
toglierle senso.
La vita di chi
agisce la violenza trova senso solo in questo: nel toglierlo alla
vita.
Chi toglie la vita
alla vita ritrova un senso per la propria.
Per poi uccidersi,
magari.
Ma può togliersela
proprio perchè in quel momento, solo in quel momento l'ha finalmente
vissuta, dando la morte, ed impedendo ad altri di viverla.
Se la vita non
trova espressione, non vede sbocchi, è frustrata nelle sue
aspirazioni si attorciglia attorno a se stessa, nella depressione o
nell'aggressione.
E più un regime,
un gruppo, una persona si sentono deboli e minacciati, tanto più
-per evitare di deprimersi e di riconoscere i loro limiti-
attaccheranno e distruggeranno quel che li attornia, proiettando il
male su di esso.
Tu sei in mio
potere ora!, urlano i senza più-senza mai potere.
Ecco perchè la
violenza sale, a tutti i piani di questo nostro orribile palazzone
che si chiama Occidente.
Perchè tutti ci
sentiamo impotenti, delusi, sfiancati e disperati.
E per cento
depressi che si rifugiano in casa, in cantina o in bagno, c'è almeno
un aggressore che spara dalle finestre, che diventa un kamikaze, che
violenta una donna, che manda l'esercito in armi contro i propri ex
cittadini.
Ognuno con quel che
può, per quel che può, aggredisce per sentirsi vivo e per
sopravvivere. Uscendo per un attimo dalla totale passività nella
quale si sente immerso e a cui si sente condannato.
La guerra di tutti
contro tutti non è un destino iscritto nella natura umana, ma è un
modo di essere endemico della nostra civilizzazione.
Non era
ineluttabile, è ormai irrefrenabile: l'uovo del serpente si è
dischiuso.
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