solo un breve saluto ad alberto l'abate, morto il 17 ottobre a 86 anni, dopo una lunga e intensissima e generosissima vita.
è stato per me un amico, un fratello, un padre, un nonno.
forse nessun altro è stato tutto questo insieme per me.
insieme anche alla sua famiglia, sempre aperta, folle e affettuosa, sia a Comiso che a San Gimignano.
abbiamo collaborato, giocato, pensato e scritto tanto, insieme. E anche litigato, sempre con amore.
sino al nostro ultimo incontro, a Ghilarza, solo a giugno scorso, ad un corso su nonviolenza e anarchia.
lui non amava vivere il conflitto, ma ci ha sempre provato, l'ha studiato, l'ha cercato.
aveva paura, ma voleva avere coraggio.
era uno studioso, ma lottava sempre per essere un vero attivista.
ed è stato quello che ha provato ad essere, sempre.
nella più totale disponibilità ad essere, imparare, ascoltare, criticarsi.
ora che sono in aula tesi, penso a tutto il suo lavoro universitario.
ai suoi tentativi, spesso incompresi e manipolati, di portare la pace e la nonviolenza all'interno di questa sbrindellata istituzione di cui anch'io faccio parte.
senza mai cercare di fare e senza che gli sia stata riconosciuta una carriera adeguata al suo valore, alle sue ricerche, ai suoi scritti.
senza di lui, se non ci fossimo incontrati, la mia vita non sarebbe stata la stessa.
e, amo crederlo, neppure la sua.
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