sabato 30 settembre 2017

houellè

Viaggiamo protetti nella luce uniforme
in mezzo a colline rimodellate dall'uomo
e il treno ha appena raggiunto la sua velocità di crociera
viaggiamo nella calma, in un vagone Alstom,

nella geometria dei piccoli appezzamenti di terreno,
viaggiamo protetti dai cristalli liquidi
dai tramezzi perfetti, dal metallo, dal vetro,
viaggiamo lentamente e sogniamo il vuoto.

A ciascuno le proprie noie, a ciascuno le proprie faccende;
una respirazione densa e semisociale
attraversa il vagone; alcuni vicini si annusano,
sembrano tormentati dalla loro parte animale.

Viaggiamo protetti in mezzo alla Terra
e i nostri corpi si restringono nelle conchiglie del vuoto
a metà del viaggio i nostri corpi sono solidali
voglio avvicinarmi alla tua parte umida.



Scrivere,
comunicare con gli uomini,
sono così lontani.
Godere
(di solito con la propria mano).
Un po' d'amore, odore di mela,
andarsene
(molto lontano, così lontano. Troppo lontano.)

Esiste uno spazio indivisibile e fecondo
in cui viviamo uniti nella nostra diversità,
tutto vi è silenzioso, immobile e profondo,
esiste uno spazio al di là dell'infanzia.


Abbiamo stabilito un rapporto diagonale
sotto la presenza oscura, incerta delle betulle
adunche, nel silenzio impuro e verticale
che ci avvolgeva come un'acqua
lustrale.

Il desiderio circondava le nostre vite come una fiamma,
abbiamo accettato di servirgli da stoppino
non immaginavo il potere di una donna,
lontano dalle tue labbra le mie labbra diventavano
in fretta secche
e morte.

Da solo sul divano la notte è soffocante,
mia sembra che la notte sia ogni volta più oscura;
accendo un fiammifero; la fiamma scaturisce, tremula,
le immagini del passato si incrociano fra le ombre,
mobili.

Rivedo le betulle,
stasera
mi verso un po' d'acqua,
sono solo nel buio.

Le masse d'aria soffiavano tra i boschetti di lecci,
una donna ansimava come se stesse partorendo
e la sabbia sferzava la sua pelle nuda e terrea,
le sue gambe si aprivano sul mio destino di amante.

Il mare si ritirò al di là dei miracoli
su un suolo nero e molle in cui si aprivano delle possibilità
aspettavo il mattino, il ritorno degli oracoli,
le mie labbra si dischiudevano per un grido invisibile

e tu eri il solo orizzonte della mia notte;
conoscendo il mattino, soli nelle nostre carni vicine,
abbbiamo attraversato, senza sofferenza e rumore,
le pelli sovrapposte della presenza divina

prima di penetrare in una pianura diritta
disseminata di corpi senza vita, nudi e irrigiditi,
camminavamo fianco a fianco su una strada stretta,
avevamo momenti di ingiustificato amore.

Ci svegliavamo presto, ricordati tesoro;
il mare era molto alto e schiumava sotto la luna
ce ne andavamo entrambi, fuggivamo senza
farcene accorgere
per vedere l'alba che aleggiava sulle dune.

Spuntava il mattino come un albero che cresce
nella città addormentata incrociavamo dei pescatori
attraversavamo vie serene di biancore;

benedizione dell'alba, gioia semplice offerta a tutti,
le nostre membra intorpidite fremevano di felicità
e posavo la mano sul tuo cuore.


Cerimonie, soli calanti,
poi la costellazione del Cigno
e la sensazione di essere indegno,
l'impossibilità del canto.

I tuoi occhi sono lo specchio del mondo
Marie, signora dei dolori,
Marie che fa battere il cuore;
attraverso te, la Terra è rotonda.

Non c'è abisso limite
in cui urlano le acque di terrore,
il tempo si ripiega e abita
nello spazio della tua dolcezza,

nello spazio del tuo splendore,
il tempo si ripiega e abita
una casa di pura dolcezza,
il tempo catturato dai riti

ci avvolge nel suo biancore
e sulle nostre labbra unite palpita
un canto muto, geometrico

di straziante dolcezza
un accordo perfetto, autentico,
un accordo in fondo ai nostri cuori.


C'è una strada, una possibilità di strada
e c'è pure un segno
che è dato ad alcuni,
ma alcuni sono indegni.

Tra i fiori del divano
i miei occhi si aprivano una strada
rinuncio a discolparmi
c'è l'occhio e poi la mano.

La possibilità di vivere
comincia nello sguardo dell'altro
i tuoi occhi mi aspirano e io mi inebrio,
mi sento lavato dalle mie colpe.

La liberazione, sento venire la liberazione
e la vita libera, dove sta ?
Alcuni minuti sono davvero belli,
riconosco la mia innocenza.


So che ogni male viene da me,
ma l'io viene dall'interno
sotto l'aria limpida, c'è la gioia
ma sotto la pelle, c'è la paura.

In mezzo a questo panorama
di montagne di media altezza
riprendo a poco a poco coraggio,
accedo all'apertura del cuore
le mie mani non sono più impedite,
mi sento pronto per la felicità.



Lo ripeto, ci sono momenti perfetti. Non è semplicemente la scomparsa della volgarità del mondo; non è semplicemente l'intesa silenziosa nei gesti così semplici dell'amore...E' l'idea che questa intesa potrebbe essere duratura; che nulla, ragionevolmente, si oppone a che sia duratura. E' l'idea che un nuovo organismo è nato, dai gesti armoniosi e limitati; un nuovo organismo in cui noi possiamo, fin d'ora, vivere.


da M.Houellebecq, La ricerca della felicità 

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