domenica 10 settembre 2017

muore sansone, ma non i filistei...

Attraverso sul Freccia Bianca la Pianura padana: finalmente piove, cielo grigio, campi verdi.
Tutto torna a posto, possiamo stare tranquilli, l'estate volge all'autunno, siamo salvi.
Gli ulivi porteranno frutto, dopo i fichi, come sempre.
Leggo la Considerazione inattuale di Nietzsche contro David Strauss; uno dei colti filistei che avrebbero ammorbato la nostra vita per vari secoli sino ad oggi,
Gente da Corriere o Repubblica, giornalisti che si stracciano le vesti per i tifoni sulla Florida, ma non muovono un passo contro i finti G8 dei loro capi o le brighe dei loro stessi proprietari.
Non voler vedere quel che sta accadendo davanti ai nostri occhi.
Oppure vederlo, dirlo, ma non fare nulla.
Saper solo sprecare soldi pubblici (160 miliardi di dollari per Harvey, 200 per Irma, e così via con tutti i loro fratellini e sorelline che verranno...).

Si sta rivelando un viaggio strano questo per me: da un po' non lasciavo Cagliari (e consorte), e da molto tempo, vari anni, non vedevo e non sentivo più le persone che sto incontrando in questi giorni.
Persone che mi riportano agli anni della mia intensa attività di formatore, tra gli ottanta e i novanta, anni in cui si poteva ancora credere di lottare contro l'omologazione e la guerra, ma in cui già si intuiva di quanto le possibilità di uscirne vivi andassero a ridursi velocemente.
Già sentivamo quanto stavamo diventando inattuali.
Gli incontri odierni hanno confermato questa sensazione, di appartenere al passato: un passato che ha avuto un valore, e che ancora si ripete in qualche modo e in forme nuove: persone ch ancora lavorano nel sociale, per i giovani, con i migranti, che provano a restare aperti a chi è diverso, umano o animale, nero o bianco che sia.
Ma tutto questo resta tragicamente dentro all'orrore inconfessabile e confessato del mondo per come è andato a costruirsi intorno e dentro le nostre vite oscurate.
Un mondo in cui tutto sembra ancora quasi funzionare, come i trasporti pubblici o i musei di Bologna (ieri ho girato per questa città, dopo tanto tempo che non ci passavo più).
Una città che si tinge di retorica della memoria, anche di ciò che è stato distrutto, di ciò che non si vuole più neppure ricordare, di ciò che non si è mai risolto e non si potrà più: Guttuso e i funerali di Togliatti, Radio Alice e il '77, la strage alla stazione, il DC9 esploso a Ustica (ho visto ieri le due opere di Boltanski sulle anime -al Mambo- e la ricostruzione del relitto aereo nell'hangar di via del Saliceto).
Una città ed una cultura alta, ma totalmente filistea, che mostra per nascondere, ricorda per dimenticare, fa arte per espellere l'estetica dall'etica dell'esistere.
La città dotta di Zangheri, di Imbeni e Irigaray, e dei pirla attuali, più o meno renziani, come il Merola di turno, uno che fa chiudere il Làbas da un giorno all'altro, su invito del solito Minnie-Minniti, ed ora vuole riaprirlo, davanti alle proteste del quartiere e della gente comune (ieri molte migliaia di persone ha attraversato via dei Mille e le ho viste passare, con piacere e distacco, come un buon colto fiisteo...).

E poi ho visto Dunkirk all'Odeon in una via Mascarella, come sempre adibita a ghetto per i birrai e i birraioli che, bevendo birra artigianale e filistea si illudono ancora, così, di non esserlo, di essere alternativi
Anche ieri gratis, così come accaduto ad Arezzo (sono stato ospite in entrambi i casi di persone che stanno nel giro dei cinema, altra cosa strana e buffa di questo viaggio).
Nolan compie un'operazione inquietante: un'esaltazione della guerra e della patria in una cornice totalmente nichilistica sulla guerra e sulla patria.
Più che Nolan sembra Clint Eastwood, un repubblicano che fa il democratico.
Un film filisteo ?
D'altra parte, anche il film visto ad Arezzo, l'ultimo Soldini (Il colore nascosto delle cose), non sa bene dove andare.
Forse vuol solo dirci proprio questo: che siamo tutti ciechi e non sappiamo dove andare, e dove stiamo andando...



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