Attraverso sul
Freccia Bianca la Pianura padana: finalmente piove, cielo grigio,
campi verdi.
Tutto torna a
posto, possiamo stare tranquilli, l'estate volge all'autunno, siamo
salvi.
Gli ulivi
porteranno frutto, dopo i fichi, come sempre.
Leggo la
Considerazione inattuale di Nietzsche contro David Strauss; uno dei
colti filistei che avrebbero ammorbato la nostra vita per vari secoli
sino ad oggi,
Gente da Corriere o
Repubblica, giornalisti che si stracciano le vesti per i tifoni sulla
Florida, ma non muovono un passo contro i finti G8 dei loro capi o le
brighe dei loro stessi proprietari.
Non voler vedere
quel che sta accadendo davanti ai nostri occhi.
Oppure vederlo,
dirlo, ma non fare nulla.
Saper solo sprecare
soldi pubblici (160 miliardi di dollari per Harvey, 200 per Irma, e
così via con tutti i loro fratellini e sorelline che verranno...).
Si sta rivelando un
viaggio strano questo per me: da un po' non lasciavo Cagliari (e
consorte), e da molto tempo, vari anni, non vedevo e non sentivo più
le persone che sto incontrando in questi giorni.
Persone che mi
riportano agli anni della mia intensa attività di formatore, tra gli
ottanta e i novanta, anni in cui si poteva ancora credere di lottare
contro l'omologazione e la guerra, ma in cui già si intuiva di
quanto le possibilità di uscirne vivi andassero a ridursi
velocemente.
Già sentivamo
quanto stavamo diventando inattuali.
Gli incontri
odierni hanno confermato questa sensazione, di appartenere al
passato: un passato che ha avuto un valore, e che ancora si ripete in
qualche modo e in forme nuove: persone ch ancora lavorano nel
sociale, per i giovani, con i migranti, che provano a restare aperti
a chi è diverso, umano o animale, nero o bianco che sia.
Ma tutto questo
resta tragicamente dentro all'orrore inconfessabile e confessato del
mondo per come è andato a costruirsi intorno e dentro le nostre vite
oscurate.
Un mondo in cui
tutto sembra ancora quasi funzionare, come i trasporti pubblici o i
musei di Bologna (ieri ho girato per questa città, dopo tanto tempo
che non ci passavo più).
Una città che si
tinge di retorica della memoria, anche di ciò che è stato
distrutto, di ciò che non si vuole più neppure ricordare, di ciò
che non si è mai risolto e non si potrà più: Guttuso e i funerali
di Togliatti, Radio Alice e il '77, la strage alla stazione, il DC9
esploso a Ustica (ho visto ieri le due opere di Boltanski sulle anime
-al Mambo- e la ricostruzione del relitto aereo nell'hangar di via
del Saliceto).
Una città ed una
cultura alta, ma totalmente filistea, che mostra per nascondere,
ricorda per dimenticare, fa arte per espellere l'estetica dall'etica
dell'esistere.
La città dotta di
Zangheri, di Imbeni e Irigaray, e dei pirla attuali, più o meno
renziani, come il Merola di turno, uno che fa chiudere il Làbas da
un giorno all'altro, su invito del solito Minnie-Minniti, ed ora
vuole riaprirlo, davanti alle proteste del quartiere e della gente
comune (ieri molte migliaia di persone ha attraversato via dei Mille
e le ho viste passare, con piacere e distacco, come un buon colto
fiisteo...).
E poi ho visto
Dunkirk all'Odeon in una via Mascarella, come sempre adibita a ghetto
per i birrai e i birraioli che, bevendo birra artigianale e filistea
si illudono ancora, così, di non esserlo, di essere alternativi
Anche ieri gratis,
così come accaduto ad Arezzo (sono stato ospite in entrambi i casi
di persone che stanno nel giro dei cinema, altra cosa strana e buffa
di questo viaggio).
Nolan compie
un'operazione inquietante: un'esaltazione della guerra e della patria
in una cornice totalmente nichilistica sulla guerra e sulla patria.
Più che Nolan
sembra Clint Eastwood, un repubblicano che fa il democratico.
Un film filisteo ?
D'altra parte,
anche il film visto ad Arezzo, l'ultimo Soldini (Il colore nascosto
delle cose), non sa bene dove andare.
Forse vuol solo
dirci proprio questo: che siamo tutti ciechi e non sappiamo dove
andare, e dove stiamo andando...
Nessun commento:
Posta un commento