sabato 14 gennaio 2012

venerdì 13

Cosa è accaduto ieri, venerdì 13 ?
L'Europa economica affonda (quella politica chissà dov'è andata a finire, o non è mai esistita...)
Declassate la Francia e l'Italia, che va in serie BBB + (una sorta di 5+ delle scuole elementari ?).
E, come nel film 2012, il nostro capo del governo, tra un taxista e l'altro, va a pregare dal Papa.
Extra ecclesia nulla salus!
Altro passo nell'abisso.

Alla fine la sera occidentale era arrivata, ma gradualmente, e noi non ce n'eravamo nemmeno accorti...Allora, semplicemente, ci siamo voltati indietro e abbiamo scoperto che ci trovavamo già a valle del punto di rottura. La catastrofe era stata a lungo un evento che andava compiendosi, ma noi non avevamo avuto occhi per vederla né orecchie per udirla: era sta una catastrofe al rallentatore. E così, in calce a tutto il resto, dovemmo scoprire che l'apocalisse aveva fatto ben poco rumore...Sì, certo, si tratta di un calice amaro, e si fatica a berlo. Perfino quei pochi tra noi che ancora oggi si sforzano di ricordare, perfino loro spesso si consolano imputando tutto all'Onda e all'invasione esterna...Eppure la verità, lo sappiamo tutti, è un'altra: no, non c'è stata nessuna irruzione, nessuna brusca interruzione, ma un processo peggiorativo costante, come in una di quelle malattie degenerative che un tempo abbiamo avuto l'ambizione di curare. Ogni tanto paiono fermarsi, rimangono in sonno per sei mesi, un anno, a volte dieci. Poi improvvisamente fanno un balzo...' (Antonio Scurati, La seconda mezzanotte, pp.11-16)

Un gigante del mare si è sciolto come una barchetta di carta.
Un errore di rotta, nel buio, tra Civitavecchia e il Giglio: è bastato uno scoglio per provocare uno squarcio di 70 metri.
La grande nave si è inclinata e non inabissata solo perchè il fondale era troppo basso.
Ma è perduta.
Si chiamava Concordia (ironia della sorte) e trasportava quasi 5000 persone: lo spot della Costa crociere ce le mostra(va) piangenti a ricordare, in ufficio o in città, quel che godevano là sopra: saune, piscine, pasti luculliani, tutto (quasi) a basso costo.
E luoghi da sogno, attraversati di corsa, piccoli fiordi violentati, le sensibili lagune veneziane invase da orde di giapponesi e spagnoli...O il mio stesso quartiere, qui al porto.
E loro lì, spocchiose, enormi, inaffondabili: come grattacieli in orizzontale, torri gemelle del mare.
Era come essere sul Titanic, hanno detti i superstiti: non ci dicevano nulla, anche dopo l'urto.
La nave si inclinava e ci dicevano che non stava accadendo nulla, di stare tranquilli...
Sì, continuiamo a stare tranquilli (e a fare crociere), mentre ci conducono al macello.


UNA DONNA SULLA TORRE

Mi trovavo sulla seconda torre quando ho sentito un tremendo boato.

Ho visto la prima gemella colpita infiammarsi ed esplodere.

Cosa ho provato ? All’inizio, incredulità.

Non volevo, non potevo credere ai miei stessi occhi. No, non era possibile.

Mi sono chiesta chi, quale idiota potesse aver fatto un errore simile.

No, non ho pensato, non ho capito subito che si trattava di un attentato.

Ho perso tempo nel fare ipotesi, scambiare battute con i colleghi, tentare di telefonare ad un’amica che stava là dentro.

Senza risposta. Allora ho iniziato a vedere, ad accettare quel che vedevo.

Ho provato paura, terrore. E panico: mi sono paralizzata.

Accasciata sulla scrivania, ho cercato disperatamente di richiamare i miei figli, senza risultato.

Ho cominciato ad urlare fuori dal mio ufficio, ma tutti mi guardavano come se fossi una pazza.

Proseguivano a lavorare, a seguire il computer e l’andamento delle borse, a spedire e ricevere e-mail, come se niente fosse.

I servizi di sicurezza, ed alcuni colleghi, mi hanno circondato ed invitato a calmarmi, con parole suadenti, riportandomi dentro la stanza.

‘Sta tranquilla, non accadrà nulla, fidati di noi - continuavamo a ripetermi -.

Vedi: stanno già salendo pompieri, vigili, poliziotti. Ora capiremo, risolveranno tutto.

Sanno fare il loro lavoro, sono esperti: ci salveranno...’.

Hanno acceso la TV davanti a me, mi hanno fatto un’iniezione, riuscendo a sedarmi.

Quando il secondo aereo ha colpito, proprio all’altezza del mio ufficio, non mi sono neppure accorta di essere morta.

Non so, non ho potuto vedere i pompieri, gli agenti della sicurezza sepolti dal crollo, poco dopo di me.

Non ho visto l’altro aereo squartare il corpo del Pentagono.

Voi, l’umanità, siete ora al mio posto, siete me.

Siete sulla torre, tra il primo e il secondo attacco.

Avete una prima possibilità:

Stare a guardare, e a non vedere.

Proseguire a fare ‘le persone serie’, ad eseguire ‘il vostro lavoro’, ad essere ‘normali’.

Ad affidarvi, a delegare. A non agire.

A stordirvi di distrazioni, di parole, di immagini.

A fingere, ad essere complici, a non mostrare di avere paura.

Ad essere ormai così civili e responsabili da non sentirla proprio più.

A morire e a far morire.

Ad annientare e ad uccidere.

Oppure ?

(da Casca il mondo!, 2007)

PS: A PROPOSITO DI DONNE, TRA I MIEI LETTORI ABITUALI, CHE RICONOSCO TUTTI, CE N'E' UNO, ANZI UNA, CHE NON SO CHI SIA: VENERE DI RIMMEL, RIVELATI...(SE PUOI) !

2 commenti:

  1. What's in a name? That which we call a rose
    By any other name would smell as sweet...

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  2. su venerdì 13, i naufragi, le complicità: ..."procederemo con cautela. Non si preoccupi". Fu allora che cominciai a preoccuparmi. So bene cosa significa in questi paesi la frase: "non si preoccupi". Va intesa così: "Se succede qualcosa non c'è nulla da fare, quindi non vale la pena di preoccuparsi". A. Mutis, L'ultimo scalo del Tramp Steamer, p.99.

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