giovedì 5 gennaio 2012

pax vobiscum

Naturalmente, ti rendi conto che questo significa guerra!
(Groucho Marx, che riprende Bugs Bunny, ogni volta che subisce minacce o scorrettezze dai suoi nemici)

Gli operai della Fincantieri hanno occupato ieri lo scalo aeroportuale di Genova.
Obiettivo: ottenere un incontro con la Passera.
Azione forte, seppur simbolica, di blocco.
Un passo avanti, rispetto ai corteucci di strada.
Ma per ottenere qualcosa che non vale nulla ormai: essere ricevuti da un ministro vale oggi quanto scrivere questo blog o abbaiare alla luna.
La CGIL chiede concertazione, ma Monti risponde che 'preferisce gli incontri separati e bilaterali'.
E 'che bisogna decidere in fretta!'. Nessuna ulteriore reazione dai lavoratori.
In guerra non si negozia, si sa.
Ma qualcuno continua a chiedere di poter parlare, senza speranza alcuna, peraltro.
Una farsa, con due attori ed un pubblico pagante (che -non sapendo se applaudire o fischiare o andarsene- se ne sta lì, fermo, a guardare...).

Non ci manca certo la comunicazione, anzi ne abbiamo troppa: ci manca la creazione, la resistenza al presente. La vergogna di essere uomo non la proviamo soltanto nelle situazioni estreme descritte da Primo Levi, ma anche in condizioni insignificanti, di fronte alla bassezza e alla volgarità dell'esistenza che pervadono le democrazie, di fronte alla propagazione di questi modi di esistenza e di pensiero-per-il-mercato...Noi non ci sentiamo al di fuori della nostra epoca, al contrario non cessiamo di scendere con essa a compromessi vergognosi. E per sfuggire all'ignobile non resta che fare come gli animali (ringhiare, scavare, sogghignare, contorcersi); il pensiero stesso è talvolta più vicino all'animale che non all'uomo vivo, anche se democratico. Credere nel mondo è ciò che più ci manca: lo abbiamo completamente smarrito, ne siamo stati spossessati.
(Gilles Deleuze)

In questi giorni sto leggendo 'Walden' di Thoreau (a breve, altrove, su di lui) e 'Il respiro del buio', l'ultimo romanzo di Nicolai Lilin, il transnistriano. Da quest'ultimo, traggo qualche frase dalle pagine iniziali (9/13):

Sceso dal treno ho fatto un giro a piedi per la mia città...L'effetto complessivo era quello di una clinica veterinaria di provincia. Anche le facce delle persone erano cambiate in peggio..: ora erano tutte 'individui liberi' e si comportavano da perfetti abitanti di un'isola deserta, ognuno con lo sguardo fisso all'orizzonte, oppure ai propri piedi. Sentivo addosso una carica micidiale di odio: l'odio mi consumava da dentro, portandomi a disprezzare tutto...

Tutto era troppo bello e caloroso. Le finestre intatte, con i vetri, e dietro quei vetri la vita comoda, in ordine: le lampadine al loro posto nei lampadari, le tendine colorate, i fiori sui davanzali...Tutto questo mi sembrava orribile. Nella vita pacifica ogni cosa era grigia e smorta, le facce della gente sembravano lontane mille miglia dalla realtà...Non capivo come si poteva vivere così tranquillamente, preoccupandosi dei problemi quotidiani, circondati da mille cose create nell'interesse del proprio corpo...Tutto mi sembrava un enorme show televisivo, una corsa verso l'apocalisse su un autobus strapieno, dove la gente se ne stava aggrappata alle maniglie sorridendo, con tenace azzardo e spirito sportivo...Cosa c'entravo io con questa vita ?

Ripensavo a tutti quelli che avevo visto morire per la pace, e mi convincevo che questo tipo di pace non meritava di esistere: meglio il macello che avevo conosciuto, dove almeno sapevamo quale era la faccia del nemico e non potevamo sbagliarci e tutto era semplice proprio come una pallottola...Continuava a girarmi in testa una frase che mi aveva detto una volta un prigioniero arabo: 'La nostra società non merita tutto l'impegno che noi mettiamo in questa guerra'. Solo in quel momento ho capito quanto avesse ragione quello che io mi ostinavo a chiamare nemico.

E' da tempo in corso una guerra per la conquista dei nostri corpi e delle nostre menti.
E stiamo perdendo, li stiamo perdendo.
Anche perchè noi stessi siamo i nostri nemici e i nostri rapitori.
Noi stessi siamo i nostri traditori.
E soprattutto perchè facciamo finta di non vederla e di non farla, la guerra, continuando a chiamarla 'pace' !
Ma, sotto e dietro questa pace indifferente, rialligna il risentimento e l'odio di tanti: il sogno della Grande Ungheria riemerge, dopo gli anni di speculazione e disastri dell'era post-sovietica, perpetrati dagli stregoni economisti del FMI. Non ci si può stupire che un fanatico nazionalista prenda la maggioranza assoluta e cambi leggi e costituzione. Mi stupisco invece che l'Unione europea si senta in diritto di decidere se, in questo caso, si possa parlare ancora di democrazia o si tratti di una dittatura!
E perchè questa doverosa e spietata analisi l'Europa non la dedica a se stessa e ai suoi paesi fondatori, in primis all'Italia (o alla Francia, o alla Germania...) ?
Non è lecito che i membri della BCE siano scelti dal governo ungherese ?
Invece è lecito che i Governi siano scelti dalla BCE ?

A proposito di fine della democrazia, c'è anche una buona notizia, per finire:
la benzina è arrivata a 1.80 a litro.
Quando, come nei primi 900, riprenderanno a girare per strada solo le macchine dei ricchi, sarà più facile abbattere l'inquinamento delle città e capire chi evade il fisco...
Due piccioni con una fava.
Fine della democrazia automobilistica, ma inizio di quella ecologico-fiscale ?

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