lunedì 23 gennaio 2012

distancàndosi

V'era solo una stretta apertura, tra le palpebre, e per mezzo di essa quell'uccello conservava con me un certo rapporto peninsulare; così, con gli occhi semichiusi, guardava dalla terra dei sogni, cercando di capirmi, vago oggetto o atomo che interrompeva le sue visioni...(Walden)

Ieri, guardando con R. l'ultimo film della Labaki  'E ora dove andiamo ?', ho ripensato a questa frase letta qualche giorno fa: due ragazzini, con un motorino, facevano la spola su una strettissima striscia di terra sospesa nel vuoto, per trasportare e vendere qualche merce di contrabbando. Il ponte è saltato per la guerra e quello rappresenta l'unico passaggio, tra mine e cavalli di frisia.
Se eccettuiamo questo angusto e scosceso passaggio, il villaggio, in cui convivono cristiani e musulmani, è quasi totalmente avulso dal resto del paese e del mondo; le notizie che arrivano dai pochi media disponibili (una radio, una tv scassata, qualche giornale...) parlano di catastrofi, distruzioni, guerre fratricide e comprometterebbero la pace, già così fragile, tra gli abitanti.
Meglio non saperle, o meglio, non farle sapere ai maschi, sempre pronti a morire e ad uccidersi.

Ecco: sarà per il digiuno di tre giorni a cui mi sono sottoposto in questi ultimi giorni, sarà per le notizie che continuano ad arrivare, sarà per il piccolo ma persistente dolore che sento fra appendice e colon, sarà perchè fuori fa un pò più freddo del solito, ma sento che ora posso tenere col mondo solo un rapporto peninsulare, non di più.
Uno stretto canale di passaggio, in cui non possano passare grandi mezzi, in cui non possano sostare grandi gruppi di persone. Un piccolo contatto, una fessura visiva, una soglia socchiusa.
Animato da un leggero senso di distacco e di stanchezza, di sottile malinconia, di prudente attesa.
E' veramente impossibile sapere quel che sta per accadere.
Ma qualcosa sta per accadere.

Ieri, nonostante tutto, sono andato a vedere il Cagliari allo stadio.
La partita è iniziata con mezz'ora di ritardo perchè gli operai dell'Alcoa hanno bloccato le squadre negli alberghi, per ottenere una visibilità almeno minimamente paragonabile a quella di una partita di calcio (visto che sulle differenze di stipendio, tra cassintegrati e giocatori, non si possono neppure tentare confronti...).
Lo stadio era per metà inagibile e la società ci ha concentrati tutti in tribuna, senza alcuna indicazione su quali posti occupare. Sono arrivati vari abbonati di tribuna che volevano sedersi al loro posto, ma quelli di curva sud protestavano prima di cambiare il posto su cui si erano già seduti. Alcuni non si alzavano proprio, non riconoscendo i diritti acquisiti dagli altri abbonati, e rimandando al mittente le loro rimostranze. 'Prendetevela con il Cagliari Calcio! Siamo abbonati anche noi...! ', era la frase che girava in tribuna. Altri cedevano, si alzavano o cercavano altrove.
Una giungla, che invita alla prepotenza o alla passività, che prelude all'adattamento o alla rissa.
Una metafora, in piccolo, di quel che sta iniziando ad accadere (sulle strade, nei luoghi di lavoro, in piazza...) e dei modi in cui siamo-saremo capaci di affrontarlo.

1 commento:

  1. Queste parole stesse sono zattere
    prese a nolo sul lago del silenzio
    rapide a scomparire nel gran salto.
    (Lucio Mariani, Ospiti)

    Vedi, in questi silenzi in cui le cose
    s'abbandonano e sembrano vicine
    a tradire il loro ultimo segreto...
    Sono i silenzi in cui si vede
    in ogni ombra umana che si allontana
    qualche disturbata Divinità.
    (Montale, I limoni)

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