Eccoci giunti a ridosso
dell'appuntamento elettorale.
Mi preparo ad andare al seggio e a fare
astensione attiva.
Dichiarerò e farò verbalizzare:
Voglio vivere in una democrazia e questa non lo è.
Se potrò, regalerò una copia di Fare
il morto al presidente di seggio, che spero mi accolga con rispetto e
attenzione.
Credo davvero e sempre di più che sarà
l'unico voto utile, questo mio e nostro non voto.
Siamo usciti dall'invisibilità
dell'astensione trascurabile.
Abbiamo voluto ricordare che astenersi è un modo di partecipare ed è una forma di voto, e non di non-voto.
Abbiamo dimostrato di non essere
indifferenti alla politica o alle sorti della democrazia nel nostro
paese.
Abbiamo superato il solipsismo
dell'astensione solitaria e rancorosa.
Siamo riusciti a raggiungere molte
persone in questo mese, a capire che un po' di loro l'aveva già
fatto, da soli e in silenzio
E che, intorno all'astensione
dichiarata, vige -a sua volta- ancora una forte congiura del silenzio
da parte dei mass media, con rarissime eccezioni.
Dobbiamo aspettare, per un possibile
boom della CAP, le prossime elezioni.
Il crac dei Cinquestelle aprirà la
stura ad un aumento ulteriore dell'astensionismo potenziale, che oggi
spera ancora in loro (ma solo per questa volta, ormai, e invano...).
Per questo, anche dopo il 4 marzo,
sarebbe importante proseguire
-ad insistere perchè siano rese
pubbliche le motivazioni di chi si astiene (e che questo non avvenga
solo attraverso il nostro Rac-contatore autogestito, ma da parte
delle istituzioni stesse),
-a coordinare e mettere in contatto
tutte le persone e i movimenti che hanno indetto o fatto propria
l'idea e la vogliano praticare domenica prossima e nel prossimo
futuro,
-ad avviare una campagna per la
presenza, alle prossime elezioni, di un quorum del 50% di votanti
quale condizione imprescindibile per una loro validità,
-a stimolare la sperimentazione di
alternative ad una democrazia parlamentare che scaturisca (soltanto)
dal voto, e non da altre forme di elezione (ad es. la sorte, come ben
esemplificato da Van Reybrouck nel suo 'Contro le elezioni'),
-a riflettere sui limiti più generali
della rappresentanza e su come compensarli con un aggiunta
nonviolenta di democrazia diretta.
Personalmente non credo che le nostre
società saranno democratiche a lungo, neppure più formalmente, come sono ora.
Ma se ci sarà ancora qualche
interstizio possibile per una democrazia in occidente, credo che
queste siano le vie da percorrere ancora...
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