martedì 20 febbraio 2018

e che male c'è ?

Nonostante le nostre retoriche e ipocrite leggi antifasciste assistiamo progressivamente allo sdoganamento di movimenti e gruppi politici dichiaratamente fascisti che da qualche tempo si presentano anche alle elezioni, fanno comizi per le strade, sparano ai negri.
Di per sé non granchè, se non fossero protetti e tollerati dai neofascisti in doppiopetto, quelli della finanza e del mercato, che attendono di poterli usare quando sarà il momento, magari già dopo la prossima non-vittoria elettorale, che comunque li porterà a governare per volere del Fato (che, come si sa, da sempre conta più dei voti).
Quel che stupisce è che ancora una volta gli appestati non appaiano i fascisti, ma i cosiddetti 'antagonisti', quelli che scendono -ingenuamente e come agiti da un condizionamento reattivo ed automatico- a cercare di impedir loro di manifestarsi pubblicamente.
Gli 'antifà' mi sembrano sinceramente patetici e anacronistici quanto i 'fa', da sempre.
Ma che loro, ancora una volta, si scontrino con la polizia e i fascisti no, mi sembra assurdo e ingiusto.

Nonostante l'inconsistenza politica dell'onestismo, che ancora una volta -nella sua più recente versione grillina, dopo quella berlingueriana e dipietrista- si rivela ingenuo nella sua pretesa che le persone siano più forti del potere e del denaro e va ad infrangersi e corrompersi nella palude istituzionale e partitica, non dobbiamo dimenticare comunque che loro, i parlamentari Cinquestelle, hanno versato metà del loro stipendio al microcredito, mentre tutti gli altri se li sono tenuti stretti e se li sono spesi di qua e di là.
Eppure ora gli appestati appaiono quei dieci farisei, che infangherebbero tutto il movimento, e non i partiti tradizionali e i loro rappresentanti, che continuano a prendersi stipendi interi e vitalizi da favola.
Non credo al peana dell''onestà, onestà!', non credo al voto per le persone perbene, per quelle che 'faranno i nostri interessi'.
Ma che i grillini si prendano lezioni di moralità da Renzi o Casini (come se non bastasse essere definiti 'populisti', 'barbari anti-sistema' o 'pauperisti' da Berlusconi, il 'senza ritegno' per eccellenza), mi sembra assurdo e ingiusto.

Nonostante la vuotezza e l'impresentabilità assoluta di candidati e partiti in generale e nonostante la totale inutilità e ritualità delle celebrazioni elettorali in corso, si continua a cercare di far credere che il vero pericolo per la democrazia siano coloro che si astengono.
Se ne parla solo come di una percentuale nei sondaggi o come di una malattia, nessuno dà voce ad almeno 15 milioni di persone (e quasi il 50% dei giovani elettori).
Si confonde come sempre il sintomo (l'astensione) con la malattia (la catastrofe della democrazia) e il problema non sono più i politici ed i partiti, le caste e i privilegi, le leggi elettorali, ma i malcapitati astensionisti, che nessuno va ad intervistare o a conoscere e che, per lo più, a loro volta, se ne stanno a casa, tra sconforto e rabbia.
Con la CAP (Campagna Astensionismo Attivo Pubblico) stiamo provando a renderlo visibile e non più trascurabile e irrilevante per i molti che votano e per chi continua a fare 'informazione' solo sulle beghe di palazzo o sugli scandali di turno.
Si fa finta di credere che l'autoesclusione di tanta gente non conti nulla e che faccia del male solo a chi non partecipa. Ma non è così: una democrazia vera non può vivere contro e senza i suoi cittadini.
Ma è proprio quel mondo ' democratico' che si astiene: dal farsi domande, dal cercare di vedere le cose come stanno, dal provare ad uscire da se stesso, dall'iniziare a curare se stesso e non i suoi 'malati'.








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