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Ieri sono andato a vedere Sono tornato, reprise di Lui è tornato (libro e film di qualche anno fa, dedicato a Hitler).
Qui è il nostro Duce che torna, in una Roma e in un'Italia molto diversa apparentemente da quella che conosceva, ma nella sostanza non troppo cambiata: clientelismo, opportunismo, ipocrisia, retorica e demagogia la fanno ancora da padroni.
Terreno di coltura perfetta per il fascismo di allora. E non mancano i rigurgiti ancora oggi.
Il film è furbo, ambiguo, divertente e inquietante. Allarma, fa pensare. E' un bel pò cerchiobottista, ma forse è giusto così.
All'uscita i due miei amici pensavano che non fosse opportuno perchè esalta e favorisce la destra.
Altri pensavano che invece favorisse un ritorno al voto di quelli di sinistra per impedire la vittoria delle destre.
Io penso che sia un film utile a capire ulteriormente in che mondo siamo e in quali modi di pensare e di vivere siamo ancora, quali consensi possa avere quel tipo di cultura nel deserto globalizzato in cui viviamo.
Inutile nascondere la testa sotto la sabbia o essere politically correct.
Il film parla di Mussolini e del fascismo alla Casa Pound (peraltro con una scena esilarante in cui il redivivo accusa i fascisti di oggi di essere solo delle mammolette), ma di fatto evidenzia il neofascismo attuale, quello dei soldi, dei media, delle reti social, del modello culturale e politico in cui siamo immersi, e che non viviamo purtroppo come fascismo, ma che si muove proprio come un regime nelle nostre teste e nel nostro vivere quotidiano. (vedi su questo il link di Fusaro sul Fatto online di oggi https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/11/la-fiction-dellantifascismo-in-assenza-di-fascismo/4153040, in cui mi ritrovo pienamente).
Ieri ho visto in tv anche la prima puntata di Fabrizio De Andrè. Principe libero, e sinceramente sono rimasto molto deluso.
Faber sembra un avvinazzato bohemienne, che va a puttane, si spreca di qua e di là, inaffidabile e anarchico nel senso più retrivo e banale.
E scrive belle canzoni che, suo malgrado, diventano famose.
Mi sembra poco e male, per lui.
Manca qualunque riflessione politica e culturale, qualunque espressione di rivolta, se non in forme ingenue ed individualistiche, come colpi di testa e basta.
No, non ci siamo, per ora.
La fiction non si addice, forse, a un personaggio simile.
Anche questi format sono in fondo una forma di neofascismo attuale, che riduce tutto a soap opera, per quanto impegnata o rivolta a far conoscere persone che hanno tracciato un solco nella vita di molti.
Non ci siamo proprio.
Vediamo la seconda parte, oggi, ma....ho i miei dubbi.
Ieri sono andato a vedere Sono tornato, reprise di Lui è tornato (libro e film di qualche anno fa, dedicato a Hitler).
Qui è il nostro Duce che torna, in una Roma e in un'Italia molto diversa apparentemente da quella che conosceva, ma nella sostanza non troppo cambiata: clientelismo, opportunismo, ipocrisia, retorica e demagogia la fanno ancora da padroni.
Terreno di coltura perfetta per il fascismo di allora. E non mancano i rigurgiti ancora oggi.
Il film è furbo, ambiguo, divertente e inquietante. Allarma, fa pensare. E' un bel pò cerchiobottista, ma forse è giusto così.
All'uscita i due miei amici pensavano che non fosse opportuno perchè esalta e favorisce la destra.
Altri pensavano che invece favorisse un ritorno al voto di quelli di sinistra per impedire la vittoria delle destre.
Io penso che sia un film utile a capire ulteriormente in che mondo siamo e in quali modi di pensare e di vivere siamo ancora, quali consensi possa avere quel tipo di cultura nel deserto globalizzato in cui viviamo.
Inutile nascondere la testa sotto la sabbia o essere politically correct.
Il film parla di Mussolini e del fascismo alla Casa Pound (peraltro con una scena esilarante in cui il redivivo accusa i fascisti di oggi di essere solo delle mammolette), ma di fatto evidenzia il neofascismo attuale, quello dei soldi, dei media, delle reti social, del modello culturale e politico in cui siamo immersi, e che non viviamo purtroppo come fascismo, ma che si muove proprio come un regime nelle nostre teste e nel nostro vivere quotidiano. (vedi su questo il link di Fusaro sul Fatto online di oggi https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/11/la-fiction-dellantifascismo-in-assenza-di-fascismo/4153040, in cui mi ritrovo pienamente).
Ieri ho visto in tv anche la prima puntata di Fabrizio De Andrè. Principe libero, e sinceramente sono rimasto molto deluso.
Faber sembra un avvinazzato bohemienne, che va a puttane, si spreca di qua e di là, inaffidabile e anarchico nel senso più retrivo e banale.
E scrive belle canzoni che, suo malgrado, diventano famose.
Mi sembra poco e male, per lui.
Manca qualunque riflessione politica e culturale, qualunque espressione di rivolta, se non in forme ingenue ed individualistiche, come colpi di testa e basta.
No, non ci siamo, per ora.
La fiction non si addice, forse, a un personaggio simile.
Anche questi format sono in fondo una forma di neofascismo attuale, che riduce tutto a soap opera, per quanto impegnata o rivolta a far conoscere persone che hanno tracciato un solco nella vita di molti.
Non ci siamo proprio.
Vediamo la seconda parte, oggi, ma....ho i miei dubbi.
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