Lo zio Mustafà in fondo si trovava
bene in quella casa tranquilla, e vi si era stranamente abituato.
Dormiva ormai quanto gli altri.Ogni tanto però si ricordava della
sua vita precedente ed era preso da rimpianti. Emise quelche sospiro
di una profondità insospettata. I sospiri dello zio davano sempre
l'impressione di una fatalità iniqua e temibile che rattristava
l'esistenza al di là dei limiti della noia.
Zio Mustafà, disse Rafik, ti
dovresti far assumere alla radio. I tuoi sospiri avranno così una
risonanza mondiale. Adoro i tuoi sospiri. E' come se in te si
annoiasse l'intera umanità.
Galal, si alzò e si diresse verso
la porta. D'improvviso si voltò.
Non ho bisogno di dirvi di non fare
rumore. Andate dunque a dormire. Che fate là, svegli? Sul mio onore,
siete tutti dei viziosi. Salute!
-Vuoi lavorare! Mi domando come una
tale idea abbia potuto germogliare in te. Sei probabilmente un mostro
o un imbecille. In ogni caso, sicuramente non sei della famiglia.
-Mi prendi in giro, maledetto!
-Ascolta Serag, non ti prendo in
giro. Cerco solo di allontanarti da una cattiva strada. Credimi, il
lavoro non fa per te, e per nessuno di noi. Sei giovane, ho veramente
pietà di te. Non sai ancor cosa sia una fabbrica.
-E tu lo sai ?
-Sì, disse Rafik. Quando studiavo
da ingegnere, ci hanno fatto visitare delle fabbriche. Erano grandi
edifici insalubri e tristi. Vi ho passato i momenti più penosi della
mia vita. Ho visto gli uomini che vi lavoravano; già non erano più
uomini. Tuti portavano l'infelicità impressa nel viso. Se ho
abbandonato i miei studi, è unicamente per non essere a capo di una
tale orda di moribondi.
A sentire questa evocazione lugubre
Serag rabbrividì.
-Lo sai, mio caro Serag, che ci sono
paesi dove gli uomini si svegliano alle quattro della mattina per
andare a lavorare in miniera ?
-In miniera!, disse Serag. Non è
vero, vuoi farmi paura.
-E' vero, disse Rafik. Qui non
abbiamo ancora miniere, ma arriveranno. Scopriranno qualunque cosa
cosa pur di far lavorare gli uomini e abbrutirli.
-Chi te l'ha detto ?
-Nessuno. Ma conosco gli uomini
meglio di te. Non tarderanno molto a trasformare questa valle fertile
in un inferno. E' quel che chiamano il progresso. Non hai mai sentito
questa parola ? Ebbene, quando un uomo ti parla di progresso, sappi
che vuole asservirti.
Ho letto di un
fiato questo fantastico, ironico, attualissimo libro di Albert
Cossery, I fannulloni nella valle fertile, scritto nel 1948 e
finalmente edito anche in Italia.
Un personaggio
unico, ed un libro che esprime appieno alcune visioni già espresse
da me in Fare il morto.
Un uomo che ha
provato davvero a scrivere, e soprattutto a vivere, illudeticamente.
Nessun commento:
Posta un commento