Ieri abbiamo fatto visita al caro
Gandhi nel suo Memorial Museum a Madurai.
Un luogo piccolo e semplice, tra gli
alberi, che forse gli sarebbe piaciuto.
L'India è molto lontana invece dal suo
sogno e dai suoi ideali, e non da ora.
Il fanatico indu che l'ha ucciso a fine
gennaio del '47 gli ha evitato delusioni cocenti e infinite
frustrazioni.
Il popolo e i governi lo celebrano
ancora come Bapu, padre della patria indipendente ed eroe della lotta
nonviolenta, gli hanno dedicato statue sinceramente bruttine e strade
principali (piene di automobili e grandi magazzini, luoghi
lontanissimi da lui), insegne di negozi tessili che esaltano il khadi
e il dothi (l'arcolaio e il drappo che si tiene in vita, due dei suoi
simboli), e -offesa suprema per lui- il suo volto sta su tutte le
banconote della Bank of India.
Ma nella vita quotidiana e nella
politica Gandhi sembra nascosto, scomparso, inutilizzabile.
Come da noi, d'altronde.
Ma assistere proprio qui a questa triste verità è forse ancora più doloroso.
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