I
bambini, le donne, i cittadini della Siria sono tutti imprigionati
nelle loro stesse città.
Quelle
città in cui hanno giocato, amato, lavorato per anni.
Poco
importa per chi parteggino o chi sia il loro nemico.
I
bombardamenti li ammazzano tutti, li fanno vivere come uccelli in
gabbia, impediscono loro anche di fuggire.
I
salvatori, dopo averli sterminati ed aver distrutto le loro case e i
loro affetti, ora li caricano su autobus e li evacuano, come si fa
con la merda.
E
merda umana saranno, profughi da acchiappare, da spedire a forza
altrove, per una falsa integrazione che significa soltanto
umiliazione ed ulteriore ingiustizia.
In
loro, inevitabilmente, monta la rabbia, il risentimento, l'odio verso
di noi, verso quelli che li uccidono e li 'aiutano'.
Affronto
finale: gli Aleppo days dell'Unicef, sepolcri imbiancati che appaiono
pulitini in tv a proteggere i bambini.
Mi
verrebbe voglia che vi saltassero i denti...a me (e a Gaber),
figuriamoci a loro...!
Il
circuito mortale delle gabbie procede da lì e va verso il camion
dell'altra sera a Berlino.
La
gabbia del profugo mai veramente accolto, che brucia CIE e scuole, fa
rivolte in carcere, si radicalizza là dentro: l'odio sale ancora, si
fa desiderio di distruzione e morte verso tutto e tutti.
I
kamikaze nascono ad Aleppo, nelle primavere tradite a Tunisi o al
Cairo, nelle guerre afghane e irachene. Bambini, ragazzi, uniti nella
guerra!
E
ci vengono addosso, relativamente in pochi ancora.
E
vogliono solo ucciderci, terrorizzarci, farsi riconoscere, dirci: ci
siamo anche noi, proprio noi che volete annullare e rimuovere,
infilare nei vostri lager, schedare e controllare sino alle mutande
nelle vostre gabbie lucenti...
Ebbene,
proprio noi vi sfuggiamo di mano, e vi attacchiamo con i vostri
stessi mezzi, quelli della vostra vita quotidiana, che portano
acciaio alle vostre imprese o mercanzie ai vostri mercatini di
Natale.
Affronto
finale: gli troviamo (due giorni dopo) la carta d'identità sotto il
sedile, sul cruscotto. Gli facciamo fare anche la figura degli scemi,
ingenuotti da strapazzo, pazzi ed arruffoni.
Il
circuito mortale delle gabbie va a chiudersi verso le tante Fabrizie
di Lo.
Ragazze
laureate che cercano di uscire dalla gabbia del non lavoro e del non
senso italiano e vanno all'estero, a fare cervelli in fuga, o in
sfiga.
Provano
a scappare dalla precarietà, dall'assenza di prospettive, da un
paese di truffatori e familisti.
E,
talvolta, muoiono. Uccisi da giovani come loro, in una guerra tra
piccioni prigionieri della stessa gabbia che si chiama liberismo e
globalizzazione, e che porta alla disperazione, alla distruzione dei
propri sogni, all'abiura di ogni umanità.
Ragazzi
che si credono innocenti, che pensano ormai solo alla loro vita, che
credono nell'Europa e nell'integrazione: tre grosse menzogne, tre
grandi errori sì, ma non un buon motivo per ucciderli.
Però
questo accade, inerzialmente: perchè in guerra i ricchi e i potenti
non muoiono mai.
Perchè
i ricchi e i potenti di guerra vivono e in guerra vivono, da sempre.
Ed
anche di terrore e di terrorismo.
Ultimo
affronto anche per loro: Poletti che manda affanculo i giovani
all'estero e lascia finanziare dallo stato il lavoro del suo caro
figlioletto Manuelito...
Così
almeno lui, che è uno che vale di certo, non parte e non lo ammazzano a Natale.
Nessun commento:
Posta un commento