lunedì 21 novembre 2016

bilbo e birba a donostia

E finalmente ieri siamo riusciti a vedere le straordinarie Cuevas di Monte Castillo, con migliaia di stalattiti e stalagmiti che si vengono incontro al buio da millenni.
Ci avevamo già provato la settimana scorsa, ma erano chiuse di martedì.
Le pitture rupestri delle cuevas, forse le più antiche del mondo (35.000 anni), ci raccontano di animali conosciuti ed estinti, di santuari nascosti nella roccia, di piccole comunità di cacciatori-raccoglitori, che hanno abitato queste aree già 150.000 anni fa.
E, come in Patagonia, ho rivisto le mani pitturate con l'aerografo a soffio.
Abbiamo pranzato a La Terraza, un bell'hotel ristorante in cui avevamo dormito qualche giorno fa.
Cocido montanes, sopa de pescado, puerros rellenos, rabas (fritto di calamari).
Abbiamo mangiato tante cose buone in questi giorni, anche tanti dolci: caramellati, churros, tartas, flan de huevos, helados con brownies, sobaos, bizcochos...
E poi i famosi pintxos, le tortillas, le anchoas, il pane e tomate, e il vino tinto de La Rioja.

In questi ultimi giorni, dopo Barcellona e Santander, abbiamo visitato altre due belle e grandi città dei Paesi Baschi, San Sebastian-Donostia e Bilbo-Bilbao.
Nella prima, ci siamo goduti, oltre alla mostra di cui abbiamo già parlato, gli spazi aperti e solari delle spiagge della Concha e della Zurriola, i cieli blu e il monte Igueldo, che abbiamo raggiunto con l'antica funicolare degli inizi 900.
Una città antica e moderna, ricca di natura e di tecnologia avanzata: immaginatevi che per entrare all'hotelino sul fiume Urumea abbiamo dovuto registrarci ad una macchinetta automatica che faceva da receptionist, sputandoci la tessera e le chiavi con le quali siamo entrati e usciti dalla stanza, senza mai incontrare nessuno. Turismo post-human.

A Bilbao, all'opposto, ci siamo trovati in una pensioncina vecchio stile nel Casco Viejo, gestita da un signore d'altri tempi, chiamato La Fuente.
Ma anche Bilbao, oltre che per il continuo richiamo ai prigionieri politici, assomiglia a Donostia per la mescolanza dell'antico col postmoderno: il museo Guggenheim e tutta l'area che vi conduce ne rappresentano l'emblema.
Al museo ci siamo goduti le forme titaniche e mirabolanti di Gehry e le sculture labirintiche in acciaio brunito di Richard Serra, che ben si intrecciavano a quelle di Chillida ed Oteiza già ammirate a Donostia.
Ma la parte più emozionante e inquietante, soprattutto per quella cirillina di Vivi, è stata la mostra temporanea su Francis Bacon, davvero fantastica, dedicata ai suoi rapporti pittorici e culturali con Picasso e Velasquez.
Un'opera, la sua, che col passare del tempo, appare sempre più preveggente ed attuale.
Ci siamo anche divertiti a partecipare, una notte, all'inaugurazione del festival del cinema, dedicato ai corti d'autore, 58.a edizione di Zinebi, che ricordava nel manifesto il grande attore Seymour Hoffman, scomparso due anni fa, suicida.
Da non perdere soprattutto il corto basco 'Renovable', in cui si gioca a mettere insieme le possibilità di trasformare il modello energetico e di rinnovare un rapporto amoroso che sembrava finito.

Ora siamo all'aeroporto di Santander, città che ci ha accolto per tre notti.
Tra poche ore saremo di nuovo in Italia.
Anche in questo viaggio sono accadute tante cose, tra di noi, e fra noi e il mondo.
La vita ricomincia, dopo la vacanza.
Ma qual'è la vita, e quale la vacanza ?













































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