Chiudendosi
a Zianigo in compagnia di Pulcinella Giandomenico (Tiepolo) non
sceglie né la farsa né la tragedia. Non si tratta nemmeno di
disincanto e di delusione, piuttosto di una sobria meditazione sulla
fine. Poiché Pulcinella è certamente per lui, nel bene e nel male,
nell'infamia e nella gloria, ciò che sopravviene alla dine se non
del mondo, almeno di un mondo -il suo mondo-, la figura
che qualcosa assume quando ha fatto il suo tempo. Nella
teologia cristiana, questa figura è la ricapitolazione: 'Per
l'economia della pienezza dei tempi, tutte le cose si ricapitolano in
Cristo' (Ef., 1,10). Solo attraverso una ricapitolazione qualcosa -un
certo tempo- può essere ultimo., può dirsi compiuto...
Nei
trattati della retorica classica, la ricapitolazione è definita come
'un'anamnesi compendiosa di ciò che era stato detto diffusamente'...
(G.
Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, Nottetempo,
2015)
In
questo viaggio tra Lazio e Toscana io e Vivi abbiamo ricapitolato in
pochi giorni il nostro rapporto ed alcune altre cose.
E'
stato come un viaggio in capitoli, in cui si è confermata ancora una
volta la nostra attuale capitolazione alla necessità di amare.
E'
stato un riassunto, la storia di un inizio e di una fine sempre
presenti.
E'
stato un continuo passare di fasi, di luci e ombre, di riso e pianti,
di notti e giorni, presenze e attese di ritorni, fuggevoli carezze e
punte ben piantate nella carne.
Siamo
andati a trovare i marmi e i bronzi di Palazzo Altemps, in cui il
bellissimo Antinoo ci attendeva col suo volto perfetto e sfregiato.
Ci
siamo aggirati tra i dolori e le gioie del Giardino dei Tarocchi,
surrealtà en plein air, eccedente di vita e sparsa di morte, opera
di quell'incredibile artista che è stata Niki de Saint Phalle.
Abbiamo
percorso verdissime strade di campagne, dritte e curve tra gli
alberi, le colline e le piane della bella Maremma.
Abbiamo
abitato in vicolo Venezia a fianco alla piccola Gerusalemme,
compendio d'ebraismo nel Ghetto della sorprendente Pitigliano.
Lì
vicino abbiamo gironzolato per i libri di Stampa Alternativa insieme
al suo mitico fondatore, Marcello Baraghini, che ci ha parlato dei
suoi incontri con Goliarda Sapienza e della sua storia.
E
da lui ci siamo presi due magliette della serie Fà pensiero, che
compendiano bene il nostro momento: una, viola, porta una frase della
Merini (Il peccato non si rifiuta mai) e l'altra di Guy Debord (Sono
riuscito a dispiacere universalmente sempre in modo nuovo).
Abbiamo
rinunciato per ora a quella di Flaiano: Coraggio, il meglio è
passato!
Abbiamo
visitato la colorata e festante necropoli ipogea di Tarquinia, in cui
gli etruschi si infilavano nella morte circondati da satiri, gorgoni,
uccelli, delfini guizzanti e leopardi che mordono il sedere ai daini,
musiche e piaceri sensuali tra efebi ed etère.
Una
vita che finisce, capitola e capitombola, ricapitolando se stessa in
frizzi e lazzi, tragedia e commedia, senso e non senso del tutto o
anche solo di qualcosa.
Nelle
splendide e tiepide vasche di Saturnia, ci siamo avvoltolati come
serpenti e abbiamo goduto come bisce.
Per
diletto, abbiamo scherzato a ricompendiare i personaggi di Fare il
morto, tra le rocce bianche di calcare e le pietroline verdi come
l'acqua demoniaca di zolfo.
il sommerso...
fare il morto...
e il salmone...
Ieri
ho ricapitolato il percorso che mi ha portato sino all'ultimo libro,
passando per figure e parole dei miei libri precedenti, per provare a
raccontarmi, a spiegarmi, a farmi capire da persone che non mi
conoscevano e che sono state distanti sinora.
Ho
presentato Fare il morto a Roma, vicino alla stazione, ripercorrendo
attraverso l'aquilone-rombo i miei modi di vedere il mondo e di
vedermi in esso, nei vari modi e mondi in cui ho provato a vivere.
La mente, il pensiero sono due specchi posti l'uno di fronte all'altro. Credo che Narciso non fosse innamorato della bellezza ma della propria capacità di contemplazione.
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