lunedì 26 settembre 2016

ri-capitolando

Chiudendosi a Zianigo in compagnia di Pulcinella Giandomenico (Tiepolo) non sceglie né la farsa né la tragedia. Non si tratta nemmeno di disincanto e di delusione, piuttosto di una sobria meditazione sulla fine. Poiché Pulcinella è certamente per lui, nel bene e nel male, nell'infamia e nella gloria, ciò che sopravviene alla dine se non del mondo, almeno di un mondo -il suo mondo-, la figura che qualcosa assume quando ha fatto il suo tempo. Nella teologia cristiana, questa figura è la ricapitolazione: 'Per l'economia della pienezza dei tempi, tutte le cose si ricapitolano in Cristo' (Ef., 1,10). Solo attraverso una ricapitolazione qualcosa -un certo tempo- può essere ultimo., può dirsi compiuto...
Nei trattati della retorica classica, la ricapitolazione è definita come 'un'anamnesi compendiosa di ciò che era stato detto diffusamente'...
(G. Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, Nottetempo, 2015)

In questo viaggio tra Lazio e Toscana io e Vivi abbiamo ricapitolato in pochi giorni il nostro rapporto ed alcune altre cose.
E' stato come un viaggio in capitoli, in cui si è confermata ancora una volta la nostra attuale capitolazione alla necessità di amare.
E' stato un riassunto, la storia di un inizio e di una fine sempre presenti.
E' stato un continuo passare di fasi, di luci e ombre, di riso e pianti, di notti e giorni, presenze e attese di ritorni, fuggevoli carezze e punte ben piantate nella carne.

Siamo andati a trovare i marmi e i bronzi di Palazzo Altemps, in cui il bellissimo Antinoo ci attendeva col suo volto perfetto e sfregiato.
Ci siamo aggirati tra i dolori e le gioie del Giardino dei Tarocchi, surrealtà en plein air, eccedente di vita e sparsa di morte, opera di quell'incredibile artista che è stata Niki de Saint Phalle.






Abbiamo percorso verdissime strade di campagne, dritte e curve tra gli alberi, le colline e le piane della bella Maremma.
Abbiamo abitato in vicolo Venezia a fianco alla piccola Gerusalemme, compendio d'ebraismo nel Ghetto della sorprendente Pitigliano.







Lì vicino abbiamo gironzolato per i libri di Stampa Alternativa insieme al suo mitico fondatore, Marcello Baraghini, che ci ha parlato dei suoi incontri con Goliarda Sapienza e della sua storia.

E da lui ci siamo presi due magliette della serie Fà pensiero, che compendiano bene il nostro momento: una, viola, porta una frase della Merini (Il peccato non si rifiuta mai) e l'altra di Guy Debord (Sono riuscito a dispiacere universalmente sempre in modo nuovo).
Abbiamo rinunciato per ora a quella di Flaiano: Coraggio, il meglio è passato!
Abbiamo visitato la colorata e festante necropoli ipogea di Tarquinia, in cui gli etruschi si infilavano nella morte circondati da satiri, gorgoni, uccelli, delfini guizzanti e leopardi che mordono il sedere ai daini, musiche e piaceri sensuali tra efebi ed etère.
Una vita che finisce, capitola e capitombola, ricapitolando se stessa in frizzi e lazzi, tragedia e commedia, senso e non senso del tutto o anche solo di qualcosa.



Nelle splendide e tiepide vasche di Saturnia, ci siamo avvoltolati come serpenti e abbiamo goduto come bisce. 


Per diletto, abbiamo scherzato a ricompendiare i personaggi di Fare il morto, tra le rocce bianche di calcare e le pietroline verdi come l'acqua demoniaca di zolfo.

il sommerso...

il surfer...
fare il morto...

e il salmone...

Ieri ho ricapitolato il percorso che mi ha portato sino all'ultimo libro, passando per figure e parole dei miei libri precedenti, per provare a raccontarmi, a spiegarmi, a farmi capire da persone che non mi conoscevano e che sono state distanti sinora.
Ho presentato Fare il morto a Roma, vicino alla stazione, ripercorrendo attraverso l'aquilone-rombo i miei modi di vedere il mondo e di vedermi in esso, nei vari modi e mondi in cui ho provato a vivere.







1 commento:

  1. La mente, il pensiero sono due specchi posti l'uno di fronte all'altro. Credo che Narciso non fosse innamorato della bellezza ma della propria capacità di contemplazione.

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