Quel che accade alla giunta Raggi a Roma rattrista, ma conferma alcune ipotesi catastrofiste, peraltro già più volte anticipate qui.
1. La politica, a certi livelli, è fonte di corruzione automatica, indipendentemente dalle buone o cattive intenzioni di chi vi partecipa. Già soltanto il dire e non dire, mentire o falsificare le informazioni, nascondere o pronunciare mezze verità, comporta la distruzione di ogni purezza o mito dell'onestà.
Anche se non si prendono mazzette. Il giro è sempre sporco, per statuto.
Rivolgersi ad esperti e tecnici esterni poi, non detenendo una classe politica alta nelle proprie fila, fa il resto e completa la frittata: non ci sono in questo momento persone competenti e pulite tra quelle che hanno già messo le mani in pasta nei grandi enti pubblici o amministrativi.
E tra quelli che non ce le hanno messe, non ci sono le competenze adatte, sempre che ci possa essere qualcuno che possa davvero dichiararsi competente ad amministrare un mostro a sette teste come Roma.
2. Il dirigismo dittatoresco interno dei Cinque Stelle fa pochi danni,se non ai suoi stessi affiliati, sino a quando il gruppo non è chiamato a governare altri.
Quando deve governare, la dinamica Direttorio-Sindaco è stata sinora sempre nefasta e foriera di conflitti irrisolti e mal gestiti (vedi Parma, Livorno, ed ora Roma).
Il dirigismo mal si adatta poi alla presunta orizzontalità della Rete, che di solito inveisce, prende mille posizioni su tutto e tutti, fa solo casino, o si adatta supinamente alle decisioni del vertice.
Permane, peraltro, irrisolta, l'ambiguità della figura e del ruolo della Casaleggio & co.
3. La macchina del fango colpisce immediatamente chi provi a governare senza e contro i poteri forti, camuffati che siano da PD, da Centrodestra, da magistrati o poliziotti.
Così come i Governi nazionali non sono più liberi di governare, sottoposti come sono alle regole di Bruxelles e della finanza internazionale, anche i poteri locali, se provano anche solo di poco ad emanciparsi dalle logiche e dalle figure dominanti, sono subito sottoposte al fuoco di fila dei mass media, degli scandali, delle intercettazioni, dei complotti.
I Cinque stelle possono anche vincere le elezioni a Roma, ma non potranno governarla.
Potranno, forse, vincere le elezioni nazionali (anche se, dopo questo patatrac la cosa appare meno probabile), ma non potranno mai governare davvero e liberamente il paese.
In passato, si usavano la strategia della tensione, gli attentati, le bombe, i depistaggi.
Oggi bastano un dossier e due smart phone.
Riassumendo, acnora una volta: non esiste una via elettorale al cambiamento in Italia.
Sono necessarie trasformazioni strutturali della politica, che potranno sorgere soltanto da un boicottaggio elettorale di massa e dall'abolizione del sistema dei partiti.
La democrazia, per (ri)sorgere, ha bisogno di una catastrofe dell'attuale 'democrazia'.
Come darti torto? Io non so se li biasimo per non aver detto subito la verità e per non avere una classe politica competente e pulita già pronta. Li vedo come equilibristi coraggiosi o folli che cercano di condurre ad una approdo una zattera di legno mentre gli squali tutto attorno aspettano un passo falso, una caduta, un facile pasto. Pensare di cambiare un Paese come questo è la vera utopia. Governarlo, pure.
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