Non mi ha ancora potuto confermare se pubblicherà o no 'Fare il morto', che ancora sta lì, in una teca, coerentemente, come una mummia...
Abbiamo fatto una bella passeggiata verso Villasimius, e ci siamo ben trovati tra le sabbie e le rocce immaginose di Punta Is Molentis, col suo cane bassotto Rol davvero simpatico...
Tra le varie cose che ci siamo piacevolmente detti, mi ha consigliato di leggere questo libro di Salter, un autore a me sconosciuto...
L'ho divorato in meno di ventiquattr'ore.
I grandi amanti bruciano all'inferno, dice il poeta...
Mi basta sentire certe parole, vedere certi gesti, e i miei pensieri cominciano a ruzzolare...
Perchè è così difficile essere felici da soli ? Perchè è
impossibile ? …
Silenzio. Lo ascolto, il silenzio di quella stanza che mi
lascia stremato.
Quelle frasi calme alle quali lei sa rispondere così bene
mentre, a piedi nudi adesso, gli va incontro nel buio.
Non sono andato abbastanza a fondo, è questo il punto.
Nella solitudine bisogna penetrare, bisogna resistere.
Bisogna andare oltre. Bisogna andare fino in fondo, superare l'amarezza, i
sentimenti giustificati, avanzare sul terreno della solitudine come in una
città santa, intuendo la vera gioia. Sono sicuro che c'è, ma non arriva
facilmente. Certo che no. Bisogna vacillare. Bisogna lottare. Gli atti di fede
sono fatti per spezzarci fino all'osso...
'Vuoi che venga lì accanto a te per un po' ?' dice Dean
alla fine.
'Non hai bisogno di chiedermelo, lo sai'.
Si toglie rapidamente i vestiti, il suo corpo si irrigidisce
a contatto con le lenzuola gelide. Entrambi giacciono immobili, aspettando che
il calore dei corpi permetta loro di toccarsi. Poi il fruscio del suo braccio
che si alza a toccarlo.
'Adoro i tuoi capelli' gli dice.
Dean tace. 'Davvero?', dice, stringendosi nelle spalle.
'Sono morbidissimi. Come foche' dice lei.
'Foche?'
'Sì. Beaux cheveux' sussurra Anne-Marie, e si arrende a
quel suono. 'Beaux cheveux'.
Queste parole sussurrate lo conquistano. Si gira verso di
lei nell'oscurità. Le loro bocche si incontrano...
Ormai non possono più sentire la stufa o l'orologio, il
rumore occasionale di un camion di passaggio. Sono sprofondati in se stessi. La
mano di lei gli accarezza il petto e incomincia a scendere in disegni di una
lentezza esasperante...
Aspetta. Riesce a evocare tutta la campagna scura che li
circonda, i silenzi in cui ogni oggetto, ogni forma riposa. Le foglie
invisibili -la notte ne è colma- si sfiorano l'un l'altra leggermente. L'erba è
immobile. Ascoltando attentamente si sente: il gocciolio dell'acqua sotto le
finestre, su una parete di roccia e giù nella schiuma verde. Il gracidio di una
rana. E al centro di tutto,in una stanza altissima con le tende tirate contro
il mattino, loro giacciono abbandonati, la lieve acidità del sudore che si è
asciugato sui loro corpi, e anche altri umori, s'impastano, nitidi. Dopo sono
troppo stanchi per alzarsi. Dormono senza muoversi, con la coperta gettata
addosso contro il freddo dell'alba...
(James Salter, Un gioco e un passatempo, 1967)
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