mercoledì 9 marzo 2016

nottetempo

Domenica ho incontrato il mio possibile editore, Andrea Gessner, che da qualche mese ha comprato la Nottetempo...
Non mi ha ancora potuto confermare se pubblicherà o no  'Fare il morto', che ancora sta lì, in una teca, coerentemente, come una mummia...
Abbiamo fatto una bella passeggiata verso Villasimius, e ci siamo ben trovati tra le sabbie e le rocce immaginose di Punta Is Molentis, col suo cane bassotto Rol davvero simpatico...
Tra le varie cose che ci siamo piacevolmente detti, mi ha consigliato di leggere questo libro di Salter, un autore a me sconosciuto...
L'ho divorato in meno di ventiquattr'ore.


I grandi amanti bruciano all'inferno, dice il poeta...
Mi basta sentire certe parole, vedere certi gesti, e i miei pensieri cominciano a ruzzolare...

Perchè è così difficile essere felici da soli ? Perchè è impossibile ? …
Silenzio. Lo ascolto, il silenzio di quella stanza che mi lascia stremato.
Quelle frasi calme alle quali lei sa rispondere così bene mentre, a piedi nudi adesso, gli va incontro nel buio.
Non sono andato abbastanza a fondo, è questo il punto.
Nella solitudine bisogna penetrare, bisogna resistere. Bisogna andare oltre. Bisogna andare fino in fondo, superare l'amarezza, i sentimenti giustificati, avanzare sul terreno della solitudine come in una città santa, intuendo la vera gioia. Sono sicuro che c'è, ma non arriva facilmente. Certo che no. Bisogna vacillare. Bisogna lottare. Gli atti di fede sono fatti per spezzarci fino all'osso...

'Vuoi che venga lì accanto a te per un po' ?' dice Dean alla fine.
'Non hai bisogno di chiedermelo, lo sai'.
Si toglie rapidamente i vestiti, il suo corpo si irrigidisce a contatto con le lenzuola gelide. Entrambi giacciono immobili, aspettando che il calore dei corpi permetta loro di toccarsi. Poi il fruscio del suo braccio che si alza a toccarlo.
'Adoro i tuoi capelli' gli dice.
Dean tace. 'Davvero?', dice, stringendosi nelle spalle.
'Sono morbidissimi. Come foche' dice lei.
'Foche?'
'Sì. Beaux cheveux' sussurra Anne-Marie, e si arrende a quel suono. 'Beaux cheveux'.
Queste parole sussurrate lo conquistano. Si gira verso di lei nell'oscurità. Le loro bocche si incontrano...
Ormai non possono più sentire la stufa o l'orologio, il rumore occasionale di un camion di passaggio. Sono sprofondati in se stessi. La mano di lei gli accarezza il petto e incomincia a scendere in disegni di una lentezza esasperante...

Aspetta. Riesce a evocare tutta la campagna scura che li circonda, i silenzi in cui ogni oggetto, ogni forma riposa. Le foglie invisibili -la notte ne è colma- si sfiorano l'un l'altra leggermente. L'erba è immobile. Ascoltando attentamente si sente: il gocciolio dell'acqua sotto le finestre, su una parete di roccia e giù nella schiuma verde. Il gracidio di una rana. E al centro di tutto,in una stanza altissima con le tende tirate contro il mattino, loro giacciono abbandonati, la lieve acidità del sudore che si è asciugato sui loro corpi, e anche altri umori, s'impastano, nitidi. Dopo sono troppo stanchi per alzarsi. Dormono senza muoversi, con la coperta gettata addosso contro il freddo dell'alba...

(James Salter, Un gioco e un passatempo, 1967)
























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