Ma
secondo te anche noi due siamo complici ?
Direi
di no. Non mi risulta che abbiamo un rito.
Strinse
le labbra deluso e protese appena il corpo nella mia direzione.
Lo
voglio. Ne voglio uno con tutti.
Costruiscili,
allora. Non è difficile.
Ma
come si fa? Da dove comincio ?
Non
lo so, Chirù, io ho improvvisato. Ho iniziato provando a prendermi
cura di quello che mi sembrava unico, e alla fine i riti sono venuti
da soli.
Esitò,
prima di confessare: Nei miei rapporti non c'è niente di unico. Lo
hai detto anche tu: sono casuali. Ecco perchè ho il terrore di
perderli.
Sul
viso gli leggevo chiara la paura di essere arrivato tardi a se
stesso, e di convivere in forma già stabile con troppe banalità su
misura. Il suo disgusto per quella prospettiva mi diede una balsamica
sensazione di conforto...Per quel ragazzo non era troppo tardi.
Tutto
diventa unico se sei l'unico che lo vede.
Anche
io ?
Gli
tremava la voce. Non riuscivo ad abituarmi all'adolescenza che si
portava nascosta addosso e che a volte mi appariva all'improvviso,
con lo scatto spaurito di una bestia di bosco. Sapevo che avrebbe
imparato presto a nascondere quella sua fame emotiva, come sempre si
fa con ciò che è nudo e indifeso, ma quel pomeriggio mi pareva che
tutte le innocenze fossero ancora possibili, persino le mie. Della
sua fragilità in quell'istante amai proprio quello che dell'amore si
paga più caro: l'assenza di calcolo e di misura che appartiene solo
alle cose nate libere.
Gli
sfiorai la mano senza rispondergli e quel gesto sembrò placarlo.
Restammo così qualche minuto mentre il vento tirava bruschi colpi
invisibili alle vetrate.
Prima
di uscire mi tolsi la sciarpa dal collo e gliela porsi. Era la mia
preferita, un investimento fatto tempo addietro con i primi soldi
superflui e una noncuranza un po' frivola, dato che il velluto color
vino e il taglio insolito la rendevano difficile da portare nella
quotidianità.
Mettila,
non voglio che ti ammali.
Ne
guardò perplesso la stoffa pregiata.
E'
da donna ?
E'
da collo, idiota.
Rise
piano drappeggiandosi sulla pelle nuda con sorprendente disinvoltura,
poi spiò la mia reazione.
E'
meravigliosa...Te la rendo la prossima volta.
Tienila.
Sta comunque meglio a te.
Ci
affondò il viso come un bambino nello zucchero di un pandoro,
inspirando piano.
Sa
un po' di lavanda.
E'
l'olio essenziale che uso in auto, sarà rimasto intriso. Se non ti
piace mettila a lavare.
Se
la strinse addosso e senza guardarmi mormorò: Non credo proprio che
lo farò...
Lo
lasciai sotto casa dei suoi prima di cena e mi portai il segreto
piacere di quella conversazione fino a Roma...
(Michela
Murgia, Chirù, 2015)
Nessun commento:
Posta un commento