Se si vuole prendere
qualcuno per il naso, bisogna stare alle regole del gioco.
Riuscii quindi a
salvarmi dal reclutamento forzato...Gli altri passarono una vita
intera agli ordini di qualcun altro, e questo dev'essere anche peggio
della morte. Se si tiene a vivere, ovviamente. Altrimenti non fa
nessuna differenza.
A prua, nessuno si
curava di cosa fosse vero e cosa falso. Niente valeva più di una
buona storia...
Va da sé che offrii al
signor Defoe la storia di England. Se poi era vera, è difficile
dirlo. A quei tempi, d'altra parte, la verità non rientrava tra le
mie preoccupazioni.
'Silver, disse con voce
glaciale, perchè avete lanciato quell'urrà ?
'Non lo so signore,
risposi. Ma credi che avessero bisogno che gli si infondesse un po'
di coraggio e di speranza.
'Coraggio e speranza ?
Non basta minacciarli di morte ?'
'Se permettete,
signore, non quando pensano che tanto moriranno comunque'.
La mia memoria,
purtroppo, non ha tabelle di correzione. Traccio una rotta, ma non si
di quanto la devo rettificare, e dopo un po' non sono più certo
della mia posizione. Si chiama navigazione stimata, signor Defoe,
quando si procede soltanto con l'aiuto del solcometro e della
bussola. Lo sapevate ? Ad ogni modo è così, il racconto della mia
vita non è altro che una navigazione stimata. Si sa dove si è, ma
più ci si allontana dal punto di partenza, più la posizione diventa
incerta. Il cerchio entro cui ci si dovrebbe trovare diventa sempre
più grande. E cosa si fa in questi casi ? Si raddoppiano i turni di
vedetta, nella speranza di avvistare terra prima che sia troppo
tardi. Si consulta il giornale di bordo, e si valutano i vari
fattori, l'errore strumentale del solcometro, la deriva causata dal
vento o dalla corrente, i timonieri che poggiano o orzano per una
raffica improvvisa. Ma si raggiunge mai una qualsiasi certezza ? No,
al contrario. Il navigatore esperto è quello che allarga sempre più
il cerchio, che capisce che l'incertezza è l'unica certezza a
disposizione...La mia vita non è stata che una navigazione stimata,
ma forse, chi lo sa, arriverò a trovare la mia posizione, prima di
affondare.
Ci furono pianti e
lamenti su tutta la linea. Perfino Jack si mise a piagnucolare,
affermando che avevo tolto loro il coraggio di vivere, perchè non
potevano vivere senza sperare in una sorte migliore.
'Sai una cosa ? -gli
dissi-. Il mondo pullula di persone che vivono senza la minima
speranza e idiozie del genere. Ma non per questo si tolgono la vita,
come certi beccamorti che dobbiamo sopportare qui. No, prima bisogna
sopportare quel che si ha da sopportare, e poi forse ci si può fare
qualcosa'.
La vita non era un
gioco, come l'immaginava Scudamore, perchè i giochi hanno le regole.
Ma quando si tratta di vita o di morte, non ci sono regole che
tengono, a questo mondo. E allora non basta barare, come faceva
Scudamore, e molta altra gente istruita.
'Ma vi dirò una cosa:
se non fosse per la forca, non ci sarebbero stati così tanti pirati.
E' come la guerra. Se non si rischiasse di morire non avrebbe
senso...'
Purtroppo va così, con
la gente di buon cuore: fanno fatica a guardare in faccia il male,
prima che sia troppo tardi.
Anche qui, sulla mia
scogliera, il silenzio è sempre più profondo, a meno che non stia
semplicemente diventando sordo. In ogni caso, non c'è più il
chiasso di un tempo...Sottrae ogni energia, scrivere una vita come la
mia. Mi pare quasi che io mi stia ammazzando, per infondere vita al
cadavere dei miei ricordi.
'Ma la morte, in un
certo senso, è il culmine della vita..., il punto dal quale tutta la
propria vita appare nella sue vera luce...Non siete d'accordo con me
? Non trovate che la morte sia la misura della vita ?
'No, risposi, è la
condanna a morte la misura della vita'.
'E' la condanna a
morte, voi dite ? E allora come si farebbe a giudicare la vita degli
altri, la maggior parte, che non vengono condannati a morte ?'
Sono rientrato in casa
zoppicando e mi sono seduto a guardare il fuoco e le ombre che vi si
agitavano intorno. Ero stanco, nel corpo e nell'anima, ma anche
soddisfatto. Non mi erano rimaste molte cose per cui valesse la pena
vivere, a quanto potevo capire. Ormai avevo preso congedo e i miei
ricordi avevano cominciato a prendere i loro, non sembravano più
inesauribili. Vedevo la fine avvicinarsi, a passi lenti, e le ho dato
il benvenuto. Poter essere io a scrivere la parola fine era l'unica
cosa che ancora desideravo, per poter dire di aver vissuto fino in
fondo come avevo imparato.
Ricordare e scrivere
quel mio primo giorno a bordo del Walrus mi ha improvvisamente messo
di ottimo umore. Mi sono sentito di nuovo un essere umano. Avevo
dimenticato cosa si prova ad avere nell'anima un buon vento di poppa
e spiegare tutte le vele che una buona carcassa può reggere. Sì,
era come se fossi risorto dalla tomba, dopo il congedo preso da
Snelgrave.
Dunque il cadavere dà
ancora segni di vita. Morto un giorno, vivo e vegeto il giorno dopo.
E così, Jim, era dopo
tutto un po' prematuro augurare lunga vita a John Silver. Non è così
facile liberarsi di lui. Ma adesso è davvero venuto il momento di
mettere il punto...Non bisogna mai dare la morte per scontata prima
del tempo, Jim, neppure la propria, come ho imparato nella mia lunga
esistenza. Mi sono aggrappato alla poca vita che mi restava solo per
scrivere quelle pagine che giacciono sparse sulla mia scrivania...Chi
avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così, non per
mantenermi ancora per un po' sano di mente, come avevo creduto, ma
semplicemente per mantenermi in vita ? Perchè è così che è
andata, che mi piaccia o meno.
Solo, dunque, finchè
morte non mi separi. Questo è il prezzo, suppongo, che si deve
pagare a questo mondo per aver voluto essere libero. E' caro o a buon
mercato, mi domando ? Dovrei ridere o piangere ? Chi lo sa! Ad ogni
modo non me ne sono mai crucciato, finchè ero in vita. E ora è
troppo tardi per fare i conti. Ma forse ci si può domandare se
libertà e solitudine non vanno mano nella mano, così come appare,
se si vuole rimanere un essere umano.
(Bjorn Larsson, La vera
storia del pirata Long John Silver, Iperborea, Milano, 1998)
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