E cosa poteva esserci di comune tra
lui e quella borghesia che s'era fatta poco a poco, profittando per
arricchirsi di tutti i disastri, suscitando catastrofi pur d'imporre
il rispetto de suoi misfatti e delle sue ruberie ?
Dopo quell'aristocrazia del sangue,
era oggi la volta dell'aristocrazia del denaro. Oggi su tutto
imperava la Bottega, trionfava il dispotismo di Rue du Sentier,
spadroneggiava il mercante, vanitoso e truffatore per istinto,
limitato e venale di animo.
Con meno scrupoli e maggiore
codardia della nobiltà spogliata e del clero decaduto, la borghesia
si appropriava delle due caste la frivola ostentazione e l'effimera
prosopopea, avvilendole entrambe col suo manco di creanza;
convertendo i difetti di quelle in ipocriti vizi.
Autoritaria e sorniona, bassa e
vigliacca, essa infieriva senza pietà contro l'eterna necessaria sua
vittima, il popolino, cui pure aveva di sua mano tolta la museruola e
che aveva appostato perchè saltasse alla gola delle vecchie caste.
Ormai era cosa fatta. Ormai che il
servizio lo aveva reso, la plebe era stata salassata per misura
d'igiene sino all'ultima goccia; e il borghese rassicurato
spadroneggiava allegramente, armato del suo danaro, forte della sua
contagiosa stupidità.
Conseguenza della sua salita al
potere, era sta la mortificazione di ogni intelligenza, la fine di
ogni probità, la morte d'ogni arte. Gli artisti, umiliati, s'eran
buttati ginocchioni a divorar di baci i fetidi piedi dei grandi
sensali e dei vili satrapi, delle cui elemosine campavano...
Era insomma la galera in grande
dell'America trapiantata nel nostro continente: era l'inguaribile
incommensurabile pacchianeria del finanziere e del nuovo arrivato che
splendeva, abbietto sole, sulla città idolatra che vomitava, ventre
a terra, laidi cantici davanti all'empio tabernacolo delle Banche.
'E crolla dunque una buona volta,
Società! Crepa dunque, barbogio mondo!', uscì a gridare Des
Esseintes, stomacato dallo spettacolo che evocava...
S'accorgeva che le conclusioni cui
giungeva il pessimismo erano anch'esse impotenti a consolarlo; che
solo l'impossibile fede in un'altra vita avrebbe potuto dargli la
pace.
Tentava di trincerarsi nell'apatia,
faceva sforzi per rassegnarsi; tentativi che spazzava ogni volta via
un impeto d'ira, come foglie l'uragano...
Des Esseintes s'afflosciò su una
sedia.
' Tra due giorni sarò a Parigi.
Confessiamocelo: tutto e finito.
Come in un maremoto, i flutti
dell'umana mediocrità arrivano al cielo. Un momento ancora e
inghiottiranno il porticciolo di cui io stesso apro le dighe. Ah, che
mi manca il coraggio! Ah, che il cuore mi si impenna!
Signore, abbiate pietà del
cristiano che dubita, dell'incredulo che vorrebbe credere, del
forzato della vita che si imbarca solo nella notte, sotto un cielo
che non rischiaran più i consolanti fari dell'antica speranza! '
(ultime pagine di 'A ritroso',
Joris-Karl Huysmans, 1884)
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