mercoledì 12 agosto 2015

à rebours

E cosa poteva esserci di comune tra lui e quella borghesia che s'era fatta poco a poco, profittando per arricchirsi di tutti i disastri, suscitando catastrofi pur d'imporre il rispetto de suoi misfatti e delle sue ruberie ?
Dopo quell'aristocrazia del sangue, era oggi la volta dell'aristocrazia del denaro. Oggi su tutto imperava la Bottega, trionfava il dispotismo di Rue du Sentier, spadroneggiava il mercante, vanitoso e truffatore per istinto, limitato e venale di animo.
Con meno scrupoli e maggiore codardia della nobiltà spogliata e del clero decaduto, la borghesia si appropriava delle due caste la frivola ostentazione e l'effimera prosopopea, avvilendole entrambe col suo manco di creanza; convertendo i difetti di quelle in ipocriti vizi.
Autoritaria e sorniona, bassa e vigliacca, essa infieriva senza pietà contro l'eterna necessaria sua vittima, il popolino, cui pure aveva di sua mano tolta la museruola e che aveva appostato perchè saltasse alla gola delle vecchie caste.
Ormai era cosa fatta. Ormai che il servizio lo aveva reso, la plebe era stata salassata per misura d'igiene sino all'ultima goccia; e il borghese rassicurato spadroneggiava allegramente, armato del suo danaro, forte della sua contagiosa stupidità.
Conseguenza della sua salita al potere, era sta la mortificazione di ogni intelligenza, la fine di ogni probità, la morte d'ogni arte. Gli artisti, umiliati, s'eran buttati ginocchioni a divorar di baci i fetidi piedi dei grandi sensali e dei vili satrapi, delle cui elemosine campavano...

Era insomma la galera in grande dell'America trapiantata nel nostro continente: era l'inguaribile incommensurabile pacchianeria del finanziere e del nuovo arrivato che splendeva, abbietto sole, sulla città idolatra che vomitava, ventre a terra, laidi cantici davanti all'empio tabernacolo delle Banche.
'E crolla dunque una buona volta, Società! Crepa dunque, barbogio mondo!', uscì a gridare Des Esseintes, stomacato dallo spettacolo che evocava...
S'accorgeva che le conclusioni cui giungeva il pessimismo erano anch'esse impotenti a consolarlo; che solo l'impossibile fede in un'altra vita avrebbe potuto dargli la pace.
Tentava di trincerarsi nell'apatia, faceva sforzi per rassegnarsi; tentativi che spazzava ogni volta via un impeto d'ira, come foglie l'uragano...

Des Esseintes s'afflosciò su una sedia.
' Tra due giorni sarò a Parigi. Confessiamocelo: tutto e finito.
Come in un maremoto, i flutti dell'umana mediocrità arrivano al cielo. Un momento ancora e inghiottiranno il porticciolo di cui io stesso apro le dighe. Ah, che mi manca il coraggio! Ah, che il cuore mi si impenna!
Signore, abbiate pietà del cristiano che dubita, dell'incredulo che vorrebbe credere, del forzato della vita che si imbarca solo nella notte, sotto un cielo che non rischiaran più i consolanti fari dell'antica speranza! '


(ultime pagine di 'A ritroso', Joris-Karl Huysmans, 1884) 

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